TESTI DI RELIGIONE
Accanto al testo ufficiale di catechismo sono esistiti fin dall’apparire della stampa, e si sono poi diffusi più ampiamente con il progredire dell’istituzione scolastica, altri libri di testo per l’IR, sia parrocchiale, sia scolastico. La differenza dal catechismo è che quello è ufficiale, e promulgato direttamente dall’autorità religiosa, mentre i testi sono opera di autori privati, pur ottenendo poi un imprimatur del vescovo e (se destinati alla scuola statale) anche l’approvazione delle autorità scolastiche, con procedure talora complesse, regolate dai Concordati.
1. Testi per la C. parrocchiale. Nella C. parrocchiale per lungo tempo l’unico testo fu il catechismo ufficiale. Solo all’inizio del sec. XX, quando vennero in luce le sue deficienze dal punto di vista didattico e pedagogico, si cercò di sostituirlo, dapprima attraverso le Guide per il Catechista (che offrivano esempi di sviluppo didattico della lezione: cf G. Mey, H. Stieglitz, W. Pichler, ecc.) e poi con veri e propri testi didattici. Forse il primo esempio in assoluto è costituito dalla serie di sei volumetti Fede mia, vita mia!, redatti nel 1912-1913 con sviluppo ciclico e metodo intuitivo dai catecheti italiani L. Pavanelli e L. Vigna e stampati dall’editore Berruti di Torino. In essi si partiva da fatti e illustrazioni, con le risposte del catechismo ufficiale (non le domande) inserite nella spiegazione, contraddistinte solo dal carattere stampato in neretto. Le restrizioni economiche dovute alla prima guerra mondiale riportarono i testi a un arido succedersi di formule, e quando i testi didattici rinacquero negli anni ’30 e ’40, portavano sì le formule ufficiali al termine della lezione, ma non partivano più da una base intuitiva: si trattava di parole che spiegavano altre parole. Le illustrazioni avevano un compito adornativo e non più funzionale. Questo in Italia.
In Francia occorre giungere fino al 1938 perché appaiano timidi accenni di testi didattici: si tratta dell’edizione del catechismo ufficiale francese del 1937 curata da A. Boyer e C. Quinet, suddiviso in lezioncine con all’inizio un brano biblico e al termine preghiere liturgiche, ecc. L’esperimento venne rinnovato nel 1948 con il catechismo del 1947, e fu di stimolo ai catecheti tedeschi per compilare un catechismo ufficiale di tipo più esposi ti vo-didattico, secondo il metodo di Monaco. Si tratta del Catechismo Cattolico delle diocesi di Germania del 1955. Anche questo venne poi rinnovato nel 1969 con il nuovo testo Glauben – Leben – Handeln; dopo il suo insuccesso, si prese decisamente la strada dei testi didattici veri e propri, ricchi di illustrazioni, grafici, sviluppi delle idee, ecc., per ogni grado e tipo di scuola. La stessa soluzione è stata adottata in Francia. Dopo il fallimento dei catechismi del 1937 e 1947, sorsero numerosi testi didattici privati del tutto indipendenti da qualsiasi testo ufficiale, come quelli di A. Boyer, di F. Derkenne, M. Fargues, ecc. In seguito, l’Episcopato pubblicò dei documenti di riferimento per gli autori dei testi: il Fonds obligatoire del 1967, il Document de Base del 1971, e poi il Texte de référence del 1980. Numerose équipes, secondo un itinerario stabilito dal Centro Nazionale per la C., elaborano quindi veri e propri testi didattici, che ricevono un’approvazione di conformità alle direttive dei testi ufficiali.
La soluzione adottata dall’Episcopato italiano a partire dagli anni 1966-1970 è stata quella di pubblicare non dei documenti di riferimento, ma dei catechismi “veri e propri”, leggibili dai destinatari, che in un secondo momento avrebbero dovuto incarnarsi in testi didattici (ne parla cinque volte il documento di base RdC ai nn. 75, 76, 99, 178, 200). La distinzione tra “catechismi” e “testi didattici” veniva così descritta dalle équipes che lavoravano alla stesura dei catechismi: il catechismo non è un testo didattico, non risolve i problemi di carattere didattico, se non in modo generale e orientativo. Esso è una “esposizione”, una “proposizione”, una “narrazione” dei misteri cristiani, adatta all’età e alla situazione dei destinatari... Il catechismo è sobrio; il testo didattico può essere più enucleato. Il catechismo si riferisce alle situazioni profonde e classiche della vita; il testo didattico non teme di rifarsi a spunti didattici più passeggeri, ma forse più vivi. Il catechismo ha sensibilità per la Chiesa universale e per la
Chiesa italiana; il testo didattico cala il tutto nella Chiesa locale. Il catechismo accoglie un’ampia ispirazione pedagogica; il testo didattico può seguire gli indirizzi di questa o di quella scuola.
Nella realizzazione dei cinque “catechismi per la vita cristiana”, le diverse équipes non tennero sufficiente conto — a nostro parere — di queste indicazioni, per cui i catechismi non risultarono così “sobri” ed essenziali, ma si presentarono come un qualcosa di intermedio tra questo modello e il testo didattico. Ne proviene che, mentre da una parte non sono abbastanza “didattici” da facilitare l’insegnamento, dall’altra sono abbastanza diffusi da rendere quasi impossibile la stesura di testi didattici. Fanno eccezione quelli dell’ → Azione Cattolica, nei suoi diversi rami.
2. Per quanto riguarda la scuola, fin dal secolo scorso i testi di religione cominciarono a rendersi sempre più indipendenti dai catechismi ufficiali. Se, all’inizio, si limitavano a una scelta o riordinamento del testo ufficiale e, in un secondo periodo, a un suo commento più diffuso, in seguito presero un andamento più indipendente. Furono quindi più spesso aperti a un rinnovamento di metodi e di contenuti. Ciò avvenne in particolare negli anni ’30, ’40 e ’50 specialmente in Belgio e Francia, dove, soprattutto nella scuola secondaria, si ebbero produzioni aggiornate di grande valore, come le collane Témoins du Christ del Centro “Lumen Vitae”, Enseignement religieux du secondaire dell’editrice L’École di Parigi, il Cours d’instruction religieuse dell’editore Lethielleux e, negli anni ’60, la collana laonde et Foi dell’editore Chalet, diretta da P. Babin. Tutti ebbero traduzioni o edizioni adattate in diverse lingue. Meno innovativi i testi italiani per la scuola secondaria (per la primaria, dopo i buoni testi dovuti a E. Zammarchi negli anni ’20, si passò al libro unico di testo, con poche pagine scheletriche dedicate alla religione), eccettuate alcune produzioni postconciliari dovute ad équipes specializzate (di → Centri Catechistici come quello Salesiano di Leumann, o di gruppi come quello della rivista “Religione e Scuola”, o della diocesi di Roma) e i testi, sempre molto ben curati, dell’ → Azione Cattolica.
3. Quanto al contenuto, i testi si possono distinguere in dottrinali (quando prevale la sintesi di tipo teologico-scolastico), kerygmatici (caratterizzati dall’esposizione biblico-liturgica) o antropologici (con vasto spazio all’esperienza umana e all’integrazione fede-vita). Dai testi veri e propri si distinguono altri sussidi, che stimolano a costruirsi un testo da sé, oppure guidano al lavoro pratico su un “quaderno attivo”. Inoltre, da un testo di religione non si esige di solito quella completezza di contenuti che è richiesta a un catechismo. Può anche fare delle scelte, e presentare in modo più accentuato una particolare dimensione del fatto o della dottrina cristiana. Questo permetterà all’insegnante di scegliere il testo più adatto alla situazione delle sue classi. Egli saprà apportare i completamenti necessari. Il vero “testo” non è il libro, si suole dire, ma la “testa” (e il cuore) del catechista. Questi non è mai uno che “spiega” un testo, ma un testimone che presenta la realtà cristiana, con l’aiuto di un libro.
Oggi si pone anche il problema di testi per un insegnamento “ecumenico”, o per una presentazione del fatto religioso indipendentemente dall’adesione a una religione o confessione particolare (cf CT 34). Un altro problema che gli autori dei testi oggi affrontano con impegno è quello della illustrazione: si vuole che non serva solo ad abbellire, ma che diventi funzionale, anzi sia costitutiva del contenuto stesso del testo di religione, con le sue capacità documentarie, evocative, comunicative. Per “costruire” un buon testo di religione occorre oggi un gruppo di specialisti, che si impegnino nella riflessione e nella sperimentazione a contatto con la realtà dell’insegnamento.
Bibliografia
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Ubaldo Gianetto