SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE

1.​​ Delimitazione dell’ambito.​​ Per l’IR nella SSS vale naturalmente e spesso accentuatamente, specie nella sua distinzione dalla C. e nella sua legittimazione educativa esplicita, quanto è detto per 1’ → IR in generale (e per la → Scuola secondaria inferiore).

Ulteriore accenno merita la puntualizzazione dell’obiettivo e i criteri orientativi per la scelta dei contenuti, soprattutto per condizioni inedite e recenti che hanno cambiato profondamente l’esperienza educativa sui diversi fronti dell’IR:

—​​ la pedagogia scolastica prima di tutto, nettamente concentrata sull’allievo, la sua maturazione e partecipazione al progetto educativo;

—​​ la pedagogia religiosa che, fortemente influenzata dall’esigenza ermeneutica, è andata affinando metodologie e obiettivi;

—​​ ma anche problemi più specifici di distinzione fra IR e C., di corresponsabilità fra scuola e comunità credente;

— e in alcuni Paesi, per situazioni endemiche di disagio e di incertezza, dovute sia all’evoluzione e ai tentativi spesso mancati di riforma della secondaria superiore, sia specificamente a un modo diverso — secolarizzato — di interpretare l’esperienza religiosa e il suo rapporto con il vissuto degli allievi. In questo contesto risulta decisiva una esplicita giustificazione educativa dell’IR agli occhi dell’adolescente:

—​​ come fatto educativo di singolare rilevanza per la sua maturazione umana integrale;

— come dimensione specifica religiosa, interprete dell’anelito di trascendenza quale radice ultima della dignità umana;

— come esperienza cristiana, espressione eminente e, nel contesto europeo, culturalmente irrinunciabile dell’anelito religioso.

2.​​ L’obiettivo educativo.​​ In sintesi e in termini molto generali si può affermare che l’IR va rinnovando i propri obiettivi soprattutto nella SSS: tende a risvegliare il senso del mistero, dell’arcano, a promuovere l’esigenza di totalità e di pienezza, la capacità critica di relativizzare quanto è strumentale: di conseguenza a predisporre spazi ermeneutici e strumenti linguistici alla dimensione religiosa della vita.

Su questa indicazione di massima si trovano sostanzialmente d’accordo documenti significativi degli Episcopati europei: “Si tratta di formare una dimensione dell’esistenza umana e precisamente quella più profonda: diventare uomo credente” (Episcopato belga). “Come nessun’altra materia scolastica l’insegnamento della religione — ribadisce il Sinodo dei cattolici tedeschi — pone domande sul “tutto” e sul significato ultimo della vita e del mondo”. A sua volta l’UCN italiano sottolinea che “l’educazione religiosa va perseguita come accostamento personale a valori religiosi vissuti e cristianamente vagliati in vista di scelte libere e responsabili”.

Obiettivi come quelli ricordati sono propri dell’IR; s’impongono tuttavia con un’urgenza esplicita nella SSS: l’adolescente deve trovarli sostanzialmente realizzati e sentirli parlare alla propria esperienza.

3.​​ Identificazione dei contenuti.​​ Per lo più facendo riferimento ai contenuti dell’IR si può pensare ad un’area specifica di temi. A rigore l’intera esperienza umana è costitutivamente religiosa: può quindi dirsi il contenuto anche dell’IR. È tuttavia legittimo identificare i contenuti religiosi in tutti quei temi che dicono esplicito riferimento a Dio e, nella tradizione, hanno interpretato ed espresso il rapporto con Dio: quali l’adorazione, la fede, il rito, la rivelazione in tutte le sue espressioni storico-esistenziali.

A quest’età in particolare resta qualificante l’accostamento serio e critico al “documento”, quale espressione di un’esperienza religiosa realmente vissuta e trasmessa nella tradizione passata, anche remota; nell’elaborazione recente di singoli o comunità credenti. A voler poi fare un accenno esplicito alle aree attualmente valorizzate ci si trova di fronte un ventaglio assai vasto e in alcuni Paesi — l’Italia è fra questi — piuttosto carente di organicità e coerenza. Nella scelta effettiva dei docenti si possono schematicamente ricondurre a tre:

a)​​ l’area del quotidiano, delle provocazioni e dei problemi che affiorano dal vissuto. Le maggiori perplessità lungo questa pista riguardano l’autenticità e la coerenza dell’educazione religiosa, che si tenta di far emergere;

b)​​ l’area della riflessione teologica, con l’apporto della sistematicità che consente; e tuttavia col pericolo dell’astrattezza e della conseguente indifferenza e apatia negli allievi;

c)​​ l’area biblica, diversamente valorizzata o a livello tematico o nell’analisi di testi significativi quali i Vangeli, gli Atti e talora qualche libro dell’AT. Ci sono perplessità circa la legittimità e la completezza di un IR impegnato soprattutto a livello esegetico.

Si possono anche richiamare i criteri fondamentali che sottendono le diverse elaborazioni della proposta educativa nell’IR: sulla traccia delle aree richiamate si può parlare di un criterio ermeneutico-esistenziale, teologico-sistematico e storico-esegetico.

È evidente che procedendo in questa direzione l’IR si distanzia man mano dalla C. Resta il fatto che IR e C. interpretano esperienze educative in movimento. Il nodo sta oggi nell’assecondare la rielaborazione dell’IR nella SSS tanto da rendere la religione credibile agli adolescenti; da rendere evidente il significato che assume per la loro equilibrata formazione culturale e per la loro piena maturazione umana. Non si potrà più chiamare C.: rende tuttavia un servizio prezioso alla

Bibliografia

CEI,​​ La Scuola Cattolica oggi, in Italia,​​ Roma, 1983 (in part. il n. 22); P. Damu,​​ Il problema dell'insegnamento della religione nelle secondarie superiori,​​ Leumann-Torino, LDC, 1973; H. Halbfas,​​ Linguaggio ed esperienza nell’insegnamento della religione,​​ Brescia, Morcelliana, 1970;​​ Quali programmi di religione nella nuova secondaria?,​​ in “Religione e Scuola” 13 (1984) n. 10; T. Sizer,​​ Religion and Public Education,​​ Washington, University Press of A., 1967; G. Stachel – W. G. Esser,​​ Was ist Religionspadagogik,​​ Zürich, 1971; Z. Trenti,​​ Come programmare un ciclo triennale di studio della religione,​​ in “Religione e Scuola» 13 (1984) 1, 33-36.

Zelindo Trenti

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