SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

I.​​ Cultura contemporanea e comunicazione

Una delle aree di studio che hanno avuto maggior sviluppo in questo secolo è il settore della Cm. Se dovessimo cercare i primi segni dell’emergere di una nuova attenzione a questa dimensione della realtà, dovremmo forse riandare ai fermenti artistici della seconda metà del secolo scorso: le arti figurative e la musica andavano rifiutando una prassi espressiva affermata per iniziare un viaggio, segnato da brucianti rifiuti, verso lo studio e la reinvenzione del loro linguaggio. Ad ogni modo tre sono stati i settori “trainanti”: gli studi che hanno dato origine alla “semiotica”; gli studi matematico-fisici che fondarono la “teoria dell’informazione” e la “cibernetica”; il vertiginoso sviluppo della tecnica applicata alla Cm (ci sono voluti millenni per affermare la scrittura, secoli per la stampa, decenni per la fotografia, e soltanto lustri per la radio e la televisione; le generazioni di computer si susseguono sul ritmo degli anni).

1.​​ Semiotica​​ è il termine proposto dallo statunitense Ch. S. Peirce (1839-1914);​​ semiologia​​ è invece la parola usata dallo svizzero F. de Saussure (1857-1913): oggi i due termini sono considerati sinonimi, e indicano il vasto settore di studio che si interessa a tutto ciò che cade sotto la categoria​​ segno.​​ È lo studio della realtà non nella sua concretezza fisica, ma nella sua dimensione culturale: è una sorta di linguistica consapevole che ogni gesto, ogni oggetto comunica, ed è organizzato in codici in modo non molto diverso dalla parola.

2.​​ Le ricerche finalizzate al miglioramento delle trasmissioni di informazioni hanno approdato a intuizioni particolarmente potenti: la proposta di un modello del processo di Cm e dei processi tipici dei sistemi autoregolati (= il concetto di feed-back), la proposta di un metodo di misura dell’informazione a partire non dall’analisi del contenuto di un messaggio, ma dalle caratteristiche della fonte e dalla frequenza del messaggio stesso... Un momento significativo per questo ambito di studi è stato l’immediato dopoguerra, con la pubblicazione dei lavori di N. Wiener, C. E. Shannon e W. Weaver (1948 e 1949). Per “teoria dell’informazione” si intende lo studio applicato alla trasmissione dei segnali, mentre la​​ cibernetica​​ si occupa dello studio della gestione dell’informazione all’interno di un sistema (scienza della Cm e del controllo).

3.​​ Lo sviluppo tecnico applicato alla Cm non ha soltanto messo a disposizione mezzi sempre più potenti: ha sollecitato il nascere di nuove forme espressive (il cinema, la radiofonia, la televisione sono andate costruendosi un proprio linguaggio espressivo); inoltre ha allargato i confini della cultura.

Se questi possono essere considerati i settori dove la novità appare con maggiore evidenza, va anche detto che praticamente ogni scienza ha trovato nuovi stimoli e nuovi strumenti metodologici per approfondire il suo lavoro. A tal punto che il termine “cibernetica”, inteso come lo studio della gestione dell’informatica, potrebbe essere il nuovo nome della scienza.

Per quanto ci riguarda più da vicino, la psicologia ha superato le teorie strettamente comportamentiste per dare maggior spazio alla concezione cognitivista, che riconosce al singolo il compito di essere​​ soggetto​​ interagente con gli stimoli dell’ambiente: di qui i ricchissimi studi sui processi cognitivi e l’interesse per lo studio dell’interagire delle persone (la pragmatica della Cm), nella consapevolezza che spesso la malattia del singolo non è che la risposta ad una situazione di Cm inadeguata... Così non ci si accontenta più di studiare la lingua scritta o la lingua parlata; si guarda a tutto il comportamento dell’uomo, alla sua capacità di esprimersi in modo non verbale, e all’esistenza di vere e proprie “grammatiche” che organizzano i diversi momenti comunicativi. Anche la sociologia ha affrontato nuovi e più ampi settori: della Cm di massa non si guarda soltanto agli “effetti”, si è ricuperato il peso della Cm interpersonale, si è prestata attenzione al rapporto tra modelli di Cm e provenienza sociale... Certo anche la filosofia, l’ermeneutica e la storia hanno guardato alla Cm come ad una delle realtà centrali della vicenda umana.

II. C. e scienze della comunicazione

Anche se l’atto cat. non è riducibile ad un atto di Cm interpersonale, è indubbio tuttavia che la dimensione Cm è fondamentale. Poiché l’ambito degli studi riguardanti la Cm è vastissimo, è giusto chiedersi quali apporti della scienza contemporanea siano irrinunciabili nella progettazione di un corretto curricolo cat. Potrebbe essere utile riconoscere l’esistenza di tre ambiti di studio diversi: il primo è finalizzato all’acquisizione di precise abilità nelle singole forme di Cm; il secondo riguarda lo studio di una progettazione cat.-pastorale dell’uso dell’insieme delle forme di Cm; il terzo si pone ad un livello più profondo: si tratta soltanto di riformulare un messaggio “eterno”, oppure le nuove forme espressive permettono una comprensione diversa (se non più grande) della verità che ci è stata rivelata?

1.​​ Competenza comunicativa.​​ Gli operatori della C. sentono il bisogno di migliorare la loro capacità di comunicare; ed è evidente che non basta lo studio teorico del processo della Cm, né la conoscenza dei vari sistemi di segni che l’uomo ha a disposizione, o l’analisi dei significati in rapporto alle culture: è necessario attingere agli studi della psicolinguistica per capire meglio il modo con cui l’emittente formula il messaggio e il modo con cui il ricevente interviene quando accoglie una sequenza di segnali, li decodifica, li memorizza; la psicologia e la sociologia rivelano come ciascuno di noi gestisce nel suo quotidiano la Cm, e segnalano i pericoli legati a forme deviami dell’interazione. Il contributo di questi studi rimane tuttavia solo una premessa teorica: danno consapevolezza ma non ancora capacità concrete di comunicare. Sono necessari dei training per l’apprendimento di abilità specifiche, sia per quanto riguarda la Cm interpersonale o la Cm didattica, sia per quanto riguarda l’utilizzazione dei mezzi di Cm sociale: c’è una specifica competenza professionale da promuovere a seconda dei vari settori in cui ci si trovi ad operare.

2.​​ Strategie pastorali.​​ La C. non può operare correttamente se non vengono precisati i criteri con cui utilizzare le varie capacità acquisite e se a livello di Chiesa non sono definite le strategie pastorali con cui viene gestita la Cm ecclesiale. Non si tratta soltanto della Cm della Chiesa verso i lontani, ma anche di quella all’interno della Chiesa: questa ha un flusso che va dall’alto verso il basso — dall’autorità ai fedeli — ma esige anche un flusso dal basso verso l’alto e un flusso informativo orizzontale tra le varie componenti della comunità ecclesiale; inoltre va garantito l’ascolto dei messaggi che l’umanità intende offrire alla Chiesa.

Per essere in grado di progettare un piano pastorale sono di sicura utilità gli apporti degli studi segnalati sopra, ma non sono sufficienti. È necessaria una comprensione globale della situazione comunicativa. Infatti ogni innovazione a livello di Cm non offre soltanto possibilità nuove, ma​​ rifunzionalizza​​ le strutture di Cm precedenti: come l’avvento della scrittura nelle comunità primitive ha tolto all’anziano la prerogativa della conoscenza, e la stampa, a partire dal ’600, ha dato in mano a tutti il testo della Bibbia, così la TV ha provocato la morte o la trasformazione della rivista specializzata in​​ reportages​​ fotografici ed ha costretto il quotidiano a ridefinire la sua scrittura (il lettore conosce già la notizia quando acquista il giornale); così il libro non ha più necessariamente il compito di raccogliere i risultati definitivi di una ricerca: è uno strumento di dibattito e di confronto. Oggi non sappiamo ancora quali e quanti cambiamenti imporrà l’introduzione del trattamento computerizzato dell’informazione. Una cosa però appare fin d’ora certa: non è più possibile gestire l’informazione (anche nella Chiesa) con gli stessi criteri di altre epoche, altrimenti si rischia incomprensione e disagio.

Un esempio significativo di strategia pastorale sensibile al clima comunicativo della società postindustriale si riscontra nel metodo di lavoro adottato dalla Conf. Episc. Statunitense per l’elaborazione delle lettere pastorali sulla guerra nucleare e sulla povertà. Non si è lavorato a porte chiuse tra specialisti per giungere alla formulazione di un documento definitivo, giudicato corretto in ciascuna sua parte, pienamente deducibile da documenti ecclesiali precedenti. Una commissione iniziale ha studiato una prima bozza e questa è stata presentata alla comunità — di fatto a tutti gli uomini interessati al problema — perché se ne discutesse e tutti insieme si arrivasse a costruire non solo una risposta teorica ma anche un impegno pratico condiviso. Questo modo di lavorare, questa strategia pastorale tiene conto delle nuove possibilità di dialogo che i moderni mezzi di Cm offrono al “sensus fidei” del popolo cristiano. Non può essere sempre questa la strategia da adottare, anche perché non tutti gli argomenti si prestano alla stessa maniera; sembra certo però che i documenti preparati in gran segreto finiranno per non essere né capiti né accolti.

3.​​ Riformulazione del messaggio.​​ Sarebbe un errore credere che le nuove tecniche e gli studi sulla Cm portino soltanto ad un miglioramento della capacità comunicativa. Non è solo un problema di competenza e di strategie messe a disposizione di un messaggio​​ definito una volta per sempre.​​ Ciò avrebbe senso se si potesse affermare che un messaggio è indipendente dal modo con cui è stato formulato e comunicato. Ma questo non è vero almeno per due ragioni:

a)​​ Un testo (di qualsiasi tipo) non contiene mai per intero quanto l’emittente vuole comunicare: implica certe presupposizioni a partire dalle quali il messaggio è comprensibile. Queste presupposizioni, ovvie in un certo contesto, possono essere non conosciute in contesti diversi: il messaggio può così riuscire incomprensibile o venire addirittura: frainteso. Se ne può dedurre che la continua​​ ripetizione​​ di un messaggio è il modo più sicuro per tradire il messaggio stesso. È solo questione di tempo.

b)​​ I sistemi di segni (i codici) sono la via attraverso la quale si attua la Cm, proprio perché sono lo strumento con cui organizziamo la nostra conoscenza della realtà: un codice è prima struttura delle nostre conoscenze e poi mezzo per comunicare. Si prenda ad esempio il sistema metrico decimale: prima di essere un “linguaggio comune” è un comune modo di guardare alla realtà con gli occhi dello scienziato, del costruttore, del mercante. Il nuovo sistema non è stato introdotto solo per riesprimere in termini nuovi le idee di sempre: c’è un messaggio originale, e questo esige un nuovo codice. Così ogni epoca elabora nuova cultura e insieme produce i codici capaci di esprimerla. Usare un nuovo codice unicamente per​​ riesporre​​ le scoperte del passato significa non utilizzarlo per quanto può offrire di originale.

Prendere sul serio queste affermazioni significa sollevare un problema non piccolo per tutta la riflessione religiosa e per la C.: è riconoscere ad esempio che impegnarsi oggi a parlare del mistero della Trinità con il cinema o la televisione è tutt’altra cosa che ridire le formulazioni della scolastica.

La C. dunque non deve solo preoccuparsi di conoscete il linguaggio dei nostri contemporanei e adeguare la strategia del suo intervento; gli studi sulla comunicazione e i nuovi mezzi espressivi gettano nuova luce sulla realtà dell’uomo: sollecitano la catechetica a un più originale approfondimento dello stesso messaggio da comunicare. È come dire che la C. oggi ha bisogno di una più grande teologia.

Bibliografia

W. R. Ashby,​​ Introduzione alla cibernetica,​​ Torino, Einaudi, 1971; P. Babin,​​ Uomo nuovo, cristiano nuovo nell’era elettronica,​​ Roma, Ed. Paoline, 1978; U. Eco,​​ Semiotica e filosofia del linguaggio,​​ Torino, Einaudi, 1984; E. T. Hall,​​ La dimensione nascosta,​​ Milano, Bompiani, 1976;​​ Media Language and the Churches. Opportunity or Threat,​​ numero monografico di “Research Trends in Religious Communication” 2 (1981) n. 4; D. Parisi,​​ Introduzione alla psicolinguistica,​​ Firenze, Le Monnier, 1981;​​ The electronic Church,​​ numero monografico di “Research Trends in​​ Religious​​ Communication» 2 (1981) n. 3; P. Watzlawick et al.,​​ Pragmatica della comunicazione umana,​​ Roma, Astrolabio, 1971; R. A. White,​​ La Iglesia y la comunicación en America Latina. Treinta anos de busqueda de modelo,​​ Quito, Unda-Al, 1981.

Franco Lever

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