RISURREZIONE DI CRISTO

1.​​ Per scrivere​​ una storia della R. di Cristo nella C.​​ si dovrebbero annotare questi due punti: 1) una presenza certa e permanente del tema, essendo esso nel cuore del Simbolo Apostolico; 2) una presenza sicuramente diversificata sia quanto a validità e completezza del contenuto, sia quanto ad efficacia didattica nell’esposizione. Infatti la C., che rispecchia inevitabilmente le alterne vicende della riflessione teologica, potè talvolta trattare della R. di Cristo come un tema fra i tanti e non certo al centro della confessione di fede (es. i catechismi scolastici come quello di → Deharbe), o viceversa metterlo risolutamente al primo posto (es. → catecumenato antico; C. kerygmatica).

Altri aspetti storicamente appurabili: una spiccata valorizzazione apologetica (la R. come fatto), e non tanto — almeno nella C. preconciliare — nella sua rilevanza dogmatica (R. come mistero); e quanto alla prospettiva apologetica, va notata l’oscillazione fra posizioni massimaliste (fino a una particolareggiata ricostruzione degli avvenimenti) e posizioni minimiste e negatrici (ad es. nella riflessione bultmanniana), in entrambi i casi in forza di un approccio non sufficientemente obiettivo ai dati biblici. Finalmente va sottolineato che, grazie al rinnovamento biblico, patristico, liturgico sancito dal Vaticano II, oggi si concepisce la C. della R. di Cristo come parte indissolubile dell’unico evento articolato di passione, morte e R. (mistero pasquale) a sua volta visto come sorgente della fede, della preghiera e della prassi cristiana di vita. Non c’è dunque da stupirsi che a tale mistero i documenti cat. riservino un’attenzione primaria, sia come contenuto specifico, sia più ampiamente ancora, come evento strutturante la realtà cristiana (DCG 43.50. 55; EN 22; CT 29; RdC 67.71.100).

2.​​ Con ciò viene messa in primo piano l’esigenza di cogliere rettamente i dati reali delle fonti secondo un’adeguata lettura critica, per cui salvaguardando la sostanza della fede si tenga pure conto delle istanze della ragione. Dal punto di vista​​ biblico​​ tre sono i livelli di (approccio, fra loro subordinati:

a)​​ VI​​ livello letterario​​ o testuale va riconosciuta una duplice area di testi: la più anticà, che esprime la R. di Cristo in formula di fede (1​​ Cor​​ 15,3-9;​​ Rm​​ l,3s), in inni (FU​​ 2,6-11;​​ Ef​​ 5,14), in predicazioni (discorsi di​​ Atti);​​ più elaborata catechisticamente è la seconda area, che presenta i racconti di apparizione nel capitolo finale di tutti e quattro i Vangeli (apparizioni private e pubbliche [agli apostoli]). È dunque un vasto materiale eterogeneo, chiaramente influenzato nella sua formulazione dai bisogni della comunità: legittimazione missionaria (Mt​​ 28,16-20); culto (scene di banchetto, fra cui​​ Lc​​ 24,30-31, inni, formule di fede); C. (come il racconto di​​ Emmaus,​​ Lc​​ 24,13-35, e dell’incredulità di Tommaso,​​ Gv​​ 20,19-29). Ma innegabili sono le convergenze anzitutto verso un fatto che è accaduto e da cui prende il via la stessa varietà di espressione.

b)​​ Ciò porta a considerare il​​ livello storico,​​ dovesjnevitabilmente svanisce ogni illusione di miiiuziosa e ineccepibile ricostruzione del decorsót.degli avvenimenti, ma dove pure resta una l^gma di elementi oggettivi, garantiti dai comuni, criteri di verosimiglianza storica. La tradizione delle apparizioni è tale da raggiungere quasi il tempo dell’avvenimento stesso, secondo la testimonianza antichissima rappresentata da​​ 1 Cor​​ 15,3-9; subordinatamente va considerata la testimonianza della tomba vuota, presente soprattutto nei racconti del Vangelo; in un altro ordine, indiretto, ma non meno impressionante, si ricorderà l’esplosione vitale del fenomeno cristiano nella stessa Gerusalemme, dopo la paralizzante conclusione apportata dalla crocifissione e morte di Gesù, con sviluppi clamorosi di espansione e di cambio profondo, tali da raggiungere, sempre in nome della R. di Cristo, i nostri giorni.

c)​​ Evidentemente la comprensione di un fatto del genere non può ragionevolmente risolversi in significato puramente umano, per quanto profondo (Cristo risorto non è un Lazzaro redivivo). L’esperienza storica viene aperta a ordini di grandezze inaudite e inaccessibili alla sola speculazione umana. Qui si colloca necessariamente la terza area, quella​​ teologica o del messaggio.​​ La R. di Cristo diventa anzi il messaggio, il kerygma, l’evangelo per eccellenza. Ciò appare nel testo base già citato di​​ 1 Cor​​ 15, con i seguenti tratti essenziali: unità fra evento della R. con quello antecedente della morte e sepoltura nella persona del medesimo Gesù Cristo, prima umiliato e ora glorificato; “morì per i nostri peccati”, ossia l’avvenimento di Pasqua è il centro radicale della salvezza dell’uomo; “secondo le Scritture”, quindi come avvenimento non incidentale, lieto happy-end per la tribolazione di un uomo onesto, ma previsto e “programmato” da Dio nel contesto di tutta la → storia della salvezza, della quale la R. di Cristo si pone legittimamente al centro; “apparve a Cefa e quindi ai Dodici”, dove si esprime la stretta connessione della R. di Cristo finalizzata alla missione della Chiesa, come sua legittimazione apologetica e insieme sostanza del suo annuncio e della sua vita (cf​​ At​​ 1 e 2). A questo punto già si configurano quelli che saranno i compiti di ogni approccio alla R. di Cristo: accertamento del fatto e insieme approfondimento del suo significato, ossia della rivelazione divina adesso immanente, per cui del fatto si parlerà degnamente sviluppando la fecondità del mistero.

d)​​ La C. della R. di Cristo chiede oggi un approccio qualificato a due livelli: come contenuto e come orizzonte di ispirazione e strutturazione della C. stessa. Quale →​​ contenuto​​ di C., la R. di Cristo presenta una molteplice ricchezza i cui tratti distintivi, da considerare alla luce di quanto detto sopra, sono: presentazione criticamente fondata mediante i tre approcci indispensabili letterario, storico e teologico (non invertendo i termini e senza confusione); percezione dell’indissolubile unità del fatto con il mistero di grazia in esso racchiuso, fatto-mistero, che ingloba sempre la bipolarità di morte e R. (Pasqua); necessaria contestualizzazione della R. di Cristo nella totalità dell’esistenza storica di Cristo, in particolare nella sua prassi di risurrezione; all’indietro, come a germe di rivelazione, nel mondo di credenze e di attese circa la morte e al di là della morte nell’AT e nel mondo giudaico; in avanti, comprensione della R. di Cristo nell’ambito delle comunità cristiane primitive, dove il mistero pasquale è fondamento dell’annuncio, del culto, della vita etica e della → speranza escatologica, giacché il Risorto è colui che deve venire a giudicare il mondo e a realizzare, per quanti credono in lui, la R. dai morti (1​​ Cor​​ 15).

La R. di Cristo va considerata ancora di più come​​ orizzonte​​ della C. stessa e suo principio di strutturazione. Infatti, in quanto momento decisivo della stessa vita di Cristo e del progetto di salvezza di Dio per cui Gesù Cristo è a noi contemporaneo e sempre vivente ad intercedere per noi (Rm​​ 8,34), porta a configurare la C. come cammino di fede indissolubilmente legato alla Pasqua di Gesù. È facile vedere che gli stessi racconti evangelici di Pasqua sono itinerari cat. (al sommo il racconto ài Emmaus). Alla loro luce si comprende che la C. ha il suo punto di partenza proprio nel mistero pasquale ed ivi il suo traguardo, in una partecipazione sempre più crescente ad esso. Si comprende allora come il catecumenato antico, incentrato proprio sul mistero pasquale nei segni partecipativi del battesimo-confermazione, dell’eucaristia e della notte di Pasqua, trovi oggi una particolare attenzione per una radicale riconsiderazione della C. stessa come iniziazione o catecumenato.

Bibliografia

E.​​ Charpentier,​​ Cristo è risorto,​​ Torino, Gribaudi, 1979; E.​​ Germain,​​ Évolution​​ de la​​ catéchèse​​ de la​​ Résurrection,​​ in «Lumière et Vie» 21 (1972)​​ 516;​​ X. Léon-Dufour,​​ Risurrezione di Cristo e mistero Pasquale,​​ Roma, Ed. Paoline, 1983; J. Ponthot et al.,​​ La risurrezione di Cristo. Avvenimento, Mistero, Catechesi,​​ Bologna, EDB, 1970; J. Stahl,​​ Pour une typologie​​ de la​​ Résurrection du Christ en catéchèse,​​ in “Nouvelle Revue Théologique” 106 (1984) 204-221.

Cesare Bissoli

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