PRE-EVANGELIZZAZIONE

Col nome​​ di PE,​​ “ma che è già, a dire il vero, l’evangelizzazione, benché al suo stadio iniziale e ancora incompleto» (EN 51), viene indicato un insieme articolato e complesso di azioni e di segni, previo o concomitante alla predicazione missionaria, al fine di aprire strade in un mondo chiuso a Cristo e rendere possibile l’incontro dei non credenti col Vangelo, disponendo il loro cuore perché accolgano il messaggio e si convertano. Così viene descritta nel Vaticano II: “Come Cristo stesso penetrò nel cuore degli uomini per portarli attraverso un contatto veramente umano alla luce divina, così i suoi discepoli, animati intimamente dallo Spirito di Cristo, debbono conoscere gli uomini in mezzo ai quali vivono, ed improntare le relazioni con essi ad un dialogo sincero e comprensivo, dimostrando tutte le ricchezze che Dio nella sua munificenza ha dato ai popoli, ed insieme tentando di illuminare queste ricchezze alla luce del Vangelo, e di liberarle e di riferirle al dominio di Dio Salvatore” (AG 11).

Prima di annunciare il Vangelo è necessario rimuovere ostacoli, eliminare condizionamenti che impediscono l’accesso alla fede, suscitare atteggiamenti di attesa, apertura e ricerca, rendere le persone capaci a creare le necessarie condizioni perché possano ascoltare il Vangelo, desiderarlo, aspettarlo, riceverlo. Occorre preparare il terreno dove possa germogliare il seme evangelico e superare tutte le difficoltà — personali e sociali — che ne possono ostacolare l’accoglienza e lo sviluppo. Occorre cercare e disporre dei luoghi di incontro, personale e collettivo, tra l’uomo e il Vangelo, spazi e contesti esperienziali dove la parola di Dio e su Dio — il Vangelo di Gesù Cristo — abbia senso e possa essere creduta e accolta come capace di colmare la sete di senso e di speranza. Tutto ciò che risponde in forma adeguata a questi bisogni e attese e facilita l’accesso alla fede può essere considerato come PE.

L’evangelizzazione è al servizio dell’incontro con Dio, e quest’incontro si realizza nel centro più profondo dell’uomo. L’evangelizzazione costituisce un appello energico alla conversione che raggiunge le zone più profonde dell’uomo e riguarda le aspirazioni e i bisogni di coloro cui è rivolta. Per evangelizzare occorre quindi far riferimento alla realtà in cui gli uomini vivono e dove fanno le più profonde esperienze. Perché possa venire accolta e seguita come incremento della propria umanità, la Buona Novella deve essere ascoltata soltanto nell’uomo e a partire dall’uomo. E tutto ciò che, dalla fede, prepara la situazione e abilita all’apertura, ascolto e accoglienza del Vangelo, è opera di PE.

La PE tiene conto delle reali possibilità della fede in un determinato contesto storico e sociale e suscita situazioni e esperienze per tali possibilità. Attenta alle concrete manifestazioni del profondo dell’uomo e della ricerca di senso dove si radica la fede, fa in modo che niente o nessuno minacci tale centro profondo attraverso, per es., situazioni disumanizzanti, o per l’ansia di possedere, o per la dispersione operativa...; ed è nelle stesse manifestazioni del profondo, del senso, dell’uomo, dove si attua il dialogo missionario. La PE cerca spazi di credibilità e di comunicazione della fede in un mondo, in una cultura e in uomini concreti, senza rinunciare alle esigenze della fede e della situazione, senza confondersi né perdersi in quest’ultima. Si attua attraverso segni evangelici testimoniali, personali e comunitari che mostrano la credibilità del Vangelo e provocano interrogativi irresistibili a chiunque li osserva (EN 21). Ciò implica rendere ragione della speranza del Vangelo (1​​ Pi​​ 3,15), mostrarne la ragionevolezza e coerenza, e proclamarne pubblicamente la verità davanti a tutti i tribunali umani. Essa rende inoltre la fede “significativa”, sia da parte dell’uomo che del linguaggio della fede; si incarna in tutte le culture e fa vedere la correlazione della fede con la ricerca di senso che c’è in ogni uomo.

La PE tende a creare un clima di simpatia, di comprensione, di interrogazione, di “estraniamento” e di verità; di qui nasce l’apertura al messaggio cristiano. È un compito personale e comunitario. Come compito personale, prende sul serio la persona del non credente e del lontano; e qui acquistano vigore l’atteggiamento e la realtà fondamentale del dialogo, così com’è stato inteso e descritto da Paolo VI in​​ Ecclesiam suam.​​ La PE è opera di dialogo, e quindi opera di frontiera. L’evangelizzazione appare condizionata da diversi fattori e predisposizioni sfavorevoli: la PE ha appunto il compito di far superare questi condizionamenti, pregiudizi o predisposizioni che impediscono la via e l’accesso alla fede. Allo stesso tempo crea o favorisce quegli antecedenti o preamboli che guidano verso la fede o nella fede. L’opera della PE intende perciò lavorare la realtà umana per aprirla all’annuncio evangelico. È un compito lento, paziente, modesto, gioioso e martirizzante.

Bibliografia

C.​​ Floristán –​​ M. Useros,​​ Teologia dell'azione pastorale,​​ Roma, Ed. Paoline, 1970, 443-453; D. Grasso,​​ Il kerygma e la predicazione,​​ in “Gregorianum” 41 (1960) 424-450; A. M.​​ Nebreda,​​ La préparation du message,​​ in «Lumen Vitae” 16 (1961) 419-436;​​ Id.,​​ Catcquesis fundamental-,​​ Precatequesis,​​ in Semana​​ Internacional​​ de Catequesis,​​ Catcquesis y promoción humana,​​ Salamanca, Sígueme, 1969, 43-70; K. Rahner,​​ La predicazione missionaria,​​ in​​ Id.​​ et al.,​​ Funzioni della Chiesa,​​ Brescia, Morcelliana, 1971, 13-24.

Antonio​​ Cañizares

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