NON DIRETTIVITÀ
La “non direttività” non si riduce a quelle idee che circolano abitualmente nella “koiné” ecclesiastica o pedagogica. Non si tratta né di metodo, né di tecnica pedagogica, né di teoria psicologica, né di concetto, né di nuova pedagogia. La non direttività è una ispirazione, un fascio di atteggiamenti in vista di una certa igiene della relazione. Sarebbe quindi meglio parlarne come aggettivo anziché come sostantivo.
L’origine dell’ispirazione non-direttiva ci rimanda al nome di C. Rogers, nato l’8-l-1902 nella periferia di Chicago (USA). Dopo una iniziale formazione “teologica”, si orienta verso le scienze umane e specificamente verso la psicologia clinica; poi, a partire dal 1926, verso una pratica che per lui sarà decisiva, cioè quella di internista in un Istituto di psico-pedagogia. Il suo gusto personale, il suo itinerario e la sua esperienza psicopedagogica condurranno Rogers a focalizzare le sue ricerche e a interrogarsi sulle caratteristiche e le condizioni di miglioramento di una relazione ampiamente pratica, vale a dire la relazione di aiuto (consigliere pedagogico, consigliere di orientamento, psicoterapeuta, psichiatra...). Anche se le sue idee lo hanno ampiamente preceduto, Rogers non si deciderà a venire in Europa che nel 1966, e ancora dietro pressante invito. Il suo giro di conferenze lo porta in Francia, in Belgio e in Olanda.
La culla dell’orientamento non direttivo risiede nell’aiuto terapeutico e non nella pedagogia. Occorre non dimenticarlo mai. Diamo a Rogers stesso la parola per descrivere la sua intuizione fondamentale, espressa a partire dal 1942 in Counseling and psychotherapy. “Un counseling efficace consiste in un rapporto flessibile ma ben strutturato, che permette al soggetto di raggiungere un grado di autocomprensione tale da permettergli di adottare provvedimenti positivi, alla luce di questo suo nuovo orientamento. Questa ipotesi ha un corollario naturale, e cioè che tutte le tecniche impiegate dovrebbero cercare di sviluppare questo tipo di rapporto libero e flessibile, questa autocomprensione, anche in altri rapporti, e questa tendenza all’azione costruttiva dovrebbe essere messa in atto dal soggetto stesso” (trad. ital.: Psicoterapia di consultazione, Roma, Astrolabio, 1971, 22).
Tale intuizione non poteva non interessare anche i pedagogisti e i catecheti. Sfortunatamente, almeno in Francia, essa è sopraggiunta in un momento storico molto difficile per l’educazione; perciò il pensiero di Rogers è stato oggetto di reazioni passionali di rifiuto o di esaltazione che per molto tempo gli hanno reso un cattivo servizio. A distanza di una ventina d’anni che cosa può ritenere la C.? Certamente non le tecniche, né i metodi, né astuzie pedagogiche... L’essenziale si situa sul piano degli atteggiamenti educativi, vale a dire la capacità di incentrarsi sull’altro e sulla sua crescita personale o di gruppo, sulla maniera in cui vive la propria vita e l’esperienza passata. Il catechista che segue l’ispirazione non direttiva mette in secondo piano i programmi dellTR, la volontà di forzare le tappe di una sacramentalizzazione, il successo e l’accrescersi dell’istituzione ecclesiale, come pure una preoccupazione missionaria troppo invadente.
Lavorando su se stesso, talvolta con impegno oneroso, il catechista fa propri, con energica flessibilità, gli atteggiamenti non direttivi fondamentali: il rispetto assoluto dell’altro (considerazione positiva incondizionata), il distanziarsi da sé nell’atto cat. (congruenza) e la comprensione delle persone secondo il modo in cui queste sentono se stesse (empatia). Una C. di ispirazione non direttiva, incentrata sulla persona concreta, su un gruppo di persone e sulla loro valorizzazione, forse è ancora tutta da inventare? Trovandola, essa potrebbe forse essere un antidoto, fra altri, alla ideologicizzazione della fede cristiana.
Bibliografia
Soprattutto le opere di C. Rogers, in particolare quelle riguardanti i problemi dell’educazione e della società, per es. Freeiom to learn, New York, C. E. Merrill, 1969; On personal power, New York, Delacorte Press, 1977.
Una delle migliori opere su C. Rogers è tuttora A. de Peretti, Pensée et vérité de Cari Rogers, Toulouse, Privat, 1974. Per la pedagogia di C. Rogers, cf M.-L. Poeydomenge, L'Éducation selon Rogers. Les enjeux de la non-directivité, Paris, Dunod, 1984.
Gilbert Adler
NON DIRETTIVITÀ
La “non direttività” non si riduce a quelle idee che circolano abitualmente nella “koiné” ecclesiastica o pedagogica. Non si tratta né di metodo, né di tecnica pedagogica, né di teoria psicologica, né di concetto, né di nuova pedagogia. La non direttività è una ispirazione, un fascio di atteggiamenti in vista di una certa igiene della relazione. Sarebbe quindi meglio parlarne come aggettivo anziché come sostantivo.
L’origine dell’ispirazione non-direttiva ci rimanda al nome di C. Rogers, nato 1’8-1-1902 nella periferia di Chicago (USA). Dopo una iniziale formazione “teologica”, si orienta verso le scienze umane e specificamente verso la psicologia clinica; poi, a partire dal 1926, verso una pratica che per lui sarà decisiva, cioè quella di internista in un Istituto di psico-pedagogia. Il suo gusto personale, il suo itinerario e la sua esperienza psicopedagogica condurranno Rogers a focalizzare le sue ricerche e a interrogarsi sulle caratteristiche e le condizioni di miglioramento di una relazione ampiamente pratica, vale a dire la relazione di aiuto (consigliere pedagogico, consigliere di orientamento, psicoterapeuta, psichiatra...). Anche se le sue idee lo hanno ampiamente preceduto, Rogers non si deciderà a venire in Europa che nel 1966, e ancora dietro pressante invito. Il suo giro di conferenze lo porta in Francia, in Belgio e in Olanda.
La culla dell’orientamento non direttivo risiede nell’aiuto terapeutico e non nella pedagogia. Occorre non dimenticarlo mai. Diamo a Rogers stesso la parola per descrivere la sua intuizione fondamentale, espressa a partire dal 1942 in Counseling and psychotherapy. “Un counseling efficace consiste in un rapporto flessibile ma ben strutturato, che permette al soggetto di raggiungere un grado di autocomprensione tale da permettergli di adottare provvedimenti positivi, alla luce di questo suo nuovo orientamento. Questa ipotesi ha un corollario naturale, e cioè che tutte le tecniche impiegate dovrebbero cercare di sviluppare questo tipo di rapporto libero e flessibile, questa autocomprensione, anche in altri rapporti, e questa tendenza all’azione costruttiva dovrebbe essere messa in atto dal soggetto stesso» (trad. ital.: Psicoterapia di consultazione, Roma, Astrolabio, 1971, 22).
Tale intuizione non poteva non interessare anche i pedagogisti e i catecheti. Sfortunatamente, almeno in Francia, essa è sopraggiunta in un momento storico molto difficile per l’educazione; perciò il pensiero di Rogers è stato oggetto di reazioni passionali di rifiuto o di esaltazione che per molto tempo gli hanno reso un cattivo servizio. A distanza di una ventina d’anni che cosa può ritenere la C.? Certamente non le tecniche, né i metodi, né astuzie pedagogiche... L’essenziale si situa sul piano degli atteggiamenti educativi, vale a dire la capacità di incentrarsi sull’altro e sulla sua crescita personale o di gruppo, sulla maniera in cui vive la propria vita e l’esperienza passata. Il catechista che segue l’ispirazione non direttiva mette in secondo piano i programmi dell’IR, la volontà di forzare le tappe di una sacramentalizzazione, il successo e l’accrescersi dell’istituzione ecclesiale, come pure una preoccupazione missionaria troppo invadente.
Lavorando su se stesso, talvolta con impegno oneroso, il catechista fa propri, con energica flessibilità, gli atteggiamenti non direttivi fondamentali: il rispetto assoluto dell’altro (considerazione positiva incondizionata), il distanziarsi da sé nell’atto cat. (congruenza) e la comprensione delle persone secondo il modo in cui queste sentono se stesse (empatia). Una C. di ispirazione non direttiva, incentrata sulla persona concreta, su un gruppo di persone e sulla loro valorizzazione, forse è ancora tutta da inventare? Trovandola, essa potrebbe forse essere un antidoto, fra altri, alla ideologicizzazione della fede cristiana.
Bibliografia
Soprattutto le opere di C. Rogers, in particolare quelle riguardanti i problemi dell’educazione e della società, per es. Freedom to learn, New York, C. E. Merrill, 1969; On personal power, New York, Delacorte Press, 1977.
Una delle migliori opere su C. Rogers è tuttora A. de Peretti, Pensée et vérité de Cari Rogers, Toulouse, Privai, 1974. Per la pedagogia di C. Rogers, cf M.-L. Poeydomenge, L'Éducation selon Rogers. Les enjeux de la non-directivité, Paris, Dunod, 1984.
Gilbert Adler