MOVIMENTO CATECHISTICO
1. Si può dire che un vero e proprio MC nella Chiesa cattolica abbia avuto inizio soltanto con la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Per “movimento” si intende non l’azione di persone isolate, ma l’opera più o meno organizzata di un numero sempre più grande di operatori diretti, di studiosi e di animatori, collegati fra loro nell’azione e nella riflessione, che creano e diffondono un’opinione, portano a rinnovare la legislazione e l’organizzazione, a rivedere e ripensare i contenuti e i testi della C., a perfezionare i metodi, a collegarsi fra loro con scritti periodici e con associazioni (creando appunto un movimento più o meno organizzato), e a diffondere idee ed esperienze.
Il movimento italiano e quello francese nacquero come reazione all’abolizione dell’IR nelle scuole: dal 1873 per l’Italia e dal 1881-1882 per la Francia. Quello tedesco e austriaco sorsero in connessione con il formarsi delle Unioni dei Catechisti: Katechetenverein di Monaco e di Vienna, che offrirono la sede per i dibattiti da cui sorse il metodo di → Monaco. Una caratteristica costitutiva del movimento è la diffusione delle idee, che avviene per mezzo delle → riviste cat., dei → Congressi e Convegni cat. locali, nazionali e internazionali e delle Settimane di studio. Hanno anche una diffusione sempre maggiore i manuali di catechetica e la formazione dei catechisti, attraverso le cattedre di catechetica nei seminari, le Scuole per catechisti e, in un secondo momento, gli → Istituti di Catechetica e i Centri catechistici. Di solito il movimento parte dalla base, e ha dei momenti forti in occasione di avvenimenti ecclesiali interessanti la C. Le nuove conquiste che ne conseguono vengono successivamente assunte dal magistero della Chiesa e diffuse a più ampio raggio. Di qui nuove iniziative e progressi alla base, e così via.
2. In riferimento a questa caratteristica del MC, esso può venire diviso nei seguenti periodi: 1) dal Vaticano I, 1870 (in cui si dedicarono numerose sessioni al problema del catechismo unico per tutta la Chiesa), all’enc. Acerbo nimis, 1905 (che fa proprie le acquisizioni del MC italiano espressosi nel Congresso Nazionale di Piacenza, 1889, nell’opera del vescovo di quella città, mons. G. B. Scalabrini, e nella rivista “Il Catechista Cattolico”, iniziata nel 1876); 2) dall’Acerbo nimis (che suscita dovunque un nuovo fervore cat.) al decreto Provido sane del 1935 (in cui, accogliendo le realizzazioni del movimento del “catechismo in forma di vera scuola” di → L. Vigna e → L. Ravanelli, si istituiscono gli → Uffici Cat. Diocesani); 3) dal Provido sane (che rilancia il movimento dandogli una forte organizzazione diocesana, che presto si sviluppa spontaneamente in Uffici e Centri Nazionali, sorgenti di un intenso lavoro di organizzazione, di formazione e di studio) al Concilio Vaticano II, 1962-1965; 4) dal Vaticano II al Sinodo sulla C., 1977, e all’esort. apost. → Catechesi Tradendae, 1979 (è l’epoca del grande sviluppo a livello mondiale, del 2° Congresso Internazionale di Roma, 1971, del DCG e dei direttori nazionali, dei nuovi catechismi post-conciliari).
Seguendo invece le tematiche del dibattito ricorrente nel MC, si è soliti riconoscere le fasi seguenti: 1) fase del metodo, dalla fine del sec. XIX fino agli anni ’30: metodo di Monaco, metodi attivi, ecc.; 2) fase del contenuto, dalla pubblicazione del libro di J. A. Jungmann del 1936 sulla predicazione come annuncio della buona novella (fase kerygmatica), alle riflessioni di F. Arnold sulla fede come fine della C., al Vaticano II; 3) fase antropologica, dal Vaticano II, e in particolare dalla 2a delle Settimane Internazionali di studio sulla C., quella di Bangkok 1962, fino a quella di Medellin 1968, in cui l’attenzione si estende all’uomo in società e alla sua liberazione totale, e ai Sinodi sulla evangelizzazione (1974) e la C. (1977), che fanno il punto della situazione. → J. Hofinger, nel suo ultimo articolo, postumo, sull’”itinerario della C.”, postula l’avvento di una 4“ fase, che egli chiama “pastorale” o “spirituale”, concentrata sulla comunità e sul catechista, che dovrebbe costituire la sintesi di tutte le precedenti.
3. Se si dovesse tentare un bilancio degli ultimi cento anni, si potrebbero fare le seguenti osservazioni:
1) Il lavoro è stato immenso, ma non è finito; ci troviamo ancora, per molti aspetti, “in movimento”, e cioè in un periodo di transizione che non ha trovato ancora un solido assestamento.
2) Non si è trattato solo di un impegno umano. Il Sinodo del 1977 “ha ravvisato nel rinnovamento cat. un dono prezioso dello Spirito Santo alla Chiesa con temporanea, un dono al quale, dappertutto nel mondo, le comunità cristiane, ad ogni livello, rispondono con una generosità e una dedizione inventiva che suscitano ammirazione” (CT 3).
3) Vi sono state e vi sono delle carenze, tra cui alcune sembrano intaccare l’efficacia stessa del MC:
— insufficiente riflessione di base a livello di scienze teologiche e scienze umane;
— tendenza ad assolutizzare la fase presente del MC dimenticando le precedenti, sulle quali invece occorreva edificare;
— insufficiente diffusione delle idee: troppo lenta e troppo superficiale; anche le migliori iniziative vanno perdute perché giungono alla periferia troppo tardi e gravemente depauperate;
— riviste, congressi, convegni servono per sensibilizzare ai problemi, ma non per risolverli, né per formare catecheti o catechisti qualificati: occorre una riflessione e una formazione più sistematica, più onnicomprensiva, più profonda, come si può avere soltanto in Istituti Universitari ben organizzati e dotati di numeroso personale, per diffonderle poi in istituzioni di divulgazione come i Centri Cat., le cattedre di catechetica, le scuole di formazione.
Occorre attuare quanto il magistero della Chiesa propone ai vescovi: “Suscitare e mantenere nelle Chiese particolari un’autentica passione per la C., una passione che si incarni in una organizzazione adeguata ed efficace, che metta in opera le persone, i mezzi, gli strumenti, come pure tutte le risorse economiche necessarie” (CT 63). Tutta la Chiesa “è invitata a consacrare alla C. le sue migliori risorse di uomini e di energie, senza risparmiare sforzi, fatiche e mezzi materiali, per meglio organizzarla e per formare un personale qualificato. Non si tratta di un semplice calcolo umano, ma di un atteggiamento di fede. E un atteggiamento di fede si riferisce sempre alla fedeltà di Dio, che non manca mai di rispondere” (CT 15).
Bibliografia
1. Studi generali
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2. Studi particolari
A. Boyer, Un demi-siècle au sein du mouvement catéchistique français, Paris, Ed. de l’École, 1966; A. Brien, Le mouvement catéchétique en France de 1950 à 1970, in Transmettre la foi (“Les quatre fleuves”, n. 11), Paris, Beauchesne, 1980, 81-93; P. Broutin, Le mouvement catéchistique en France au XIXe siècle, in “Nouvelle Revue Théologique” 82 (1960) 494-512; 607-632; 699-715; J. Colomb, Bilan et prospective du mouvement catéchétique français, in «Vérité et Vie» 16 (1963-1964) 451, 1-32; F. X. Eggersdorfer, Die Kurve katechetischer Bewegung in Deutschland in einem halben Jahrhundert, in “Katechetische Blätter» 76 (1951) 10-16; 55-61; L. Erdozain, L’évolution de la catéchèse. Panoramique de six semaines internationales de catéchèse, in «Lumen Vitae» 24 (1969) 4, 575-599. Ed. ingl. 25 (1970) 1, 7-31; In., La catcquesis hoy. De Ñimega y Eichstätt a Medellin, in “Sinite” 2 (1970) 267-296; In., L’evoluzione della catechesi negli ultimi anni, in “Presenza Pastorale” 40 (1970) 8-9, 645-653; Ù. Gianetto – G. Gianolio, Il movimento catechistico in Italia dal 1870, nel vol. Linee per un Direttorio di Pastorale Catechistica, Leumann-Torino, LDC, 1972; J. Hofinger, Looking Backward and Foward: Journey of Catechesis, in “The Living Light» 20 (1983-1984) 4, 348-357; M. V. Pedrosa, Ochenta años de catcquesis en la Iglesia de España, in «Actualidad Catequética” 20 (1980) 100, 45-86; R. M. Rummery, Catechesis and Religious Education in a Pluralist Society, Svdney, E. J. Dwyer. 1975.
Ubaldo Gianetto