Luigi Lasagna (1906-1992)

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(a cura di Antonio Fant in Armonia di Voci, 1992 (4))

Il 25 novembre scorso, nella casa per ammalati «Andrea Beltrami» di Torino-Valsalice, è deceduto il M° Don Luigi Lasagna, dopo otto mesi di malattia, all’età di 85 anni. In un breve promemoria, egli stesso traccia i dati fondamentali della sua vita. «Nato il 12 marzo 1906 a Castelletto d’Orba (Al) da ottimi genitori, e particolarmente da madre religiosissima, secondogenito di 7 fratelli. Le classi del ginnasio di
allora a Sampierdarena (Genova), dove ero pure stato scelto fra i cantori, iniziando anche lo studio del pianoforte. Noviziato con professione religiosa il 16 settembre 1923, e poi filosofia nella casa di Castel de Britti (Bologna). Tirocinio a Finale Emilia (2 anni) e a Modena (1 anno), dove, continuando lo studio della musica e con l’insegnamento del canto, sono pure incaricato dell’insegnamento della lingua francese, attività sempre esercitata in seguito. Teologia a Faenza, dove nel 1930 ottengo l’abilitazione per l’insegnamento della lingua francese e dove, il 6 settembre 1931, sono ordinato sacerdote.
A Milano, dove ho trascorso, in due riprese, otto anni, mi preparo anche all’esame per diploma d’organo e composizione. Nell’ottobre 1941 entro a Torino Oratorio e, con disposizione scritta di Don Ricaldone, qualche mese dopo, e precisamente per la festa di Don Bosco 1942, indegnamente e ancora del tutto inesperto dell’ambiente, assumo pienamente la direzione dell’allora celebre schola cantorum, con l’esecuzione e direzione della mia prima Messa a 4vd Santa Maria Domenica Mazzarello».

Un’aggiunta che riguarda sua madre: «Da mia mamma ho ereditato l’amore alla preghiera, che s’è fatta sempre più frequente e sentita col progredire dell’età. Devo ad essa l’aver superato momenti difficili, rimanendo così fedele alla mia vocazione di sacerdote e salesiano».

Come per la maggior parte dei musicisti salesiani, anche per lui la base della formazione tecnico-musicale sarà il frutto dell’ambiente degli istituti, dove maestri competenti istillano l’amore e l’entusiasmo per la musica con la pratica quotidiana in preparazione alle feste, sia nel campo liturgico, con l’esecuzione impegnativa di Messe e mottetti polifonici, sia nel campo ricreativo, con operette, cantate, inni e l’immancabile banda musicale, di modo che l’apprendimento della tecnica non è solo frutto di uno studio teorico arido, ma anche di una pratica utile e interessata. Così a Genova-Sampierdarena avrà contatto col M° Don Giuseppe Còncina (Confienza di Pavia 1872-Genova 1955) e, al ritorno dalla prima guerra mondiale, col coadiutore m0 Mario Charamel (Grenoble 1880- Lugo 1943); nel periodo milanese col coadiutore M° Luigi Musso (Vaglierano d’Asti 1881-Milano 1960). A TorinoValdocco poi, la stretta collaborazione col coadiutore M° Enrico
Scarzanella (Bari 1879-Torino 1955), passato dal ruolo di direttore della schola a quello di organista ufficiale, arricchirà la sua esperienza, specialmente nel campo dell’educazione vocale.

Don Lasagna ci ha lasciato anche un elenco sintetico delle composizioni musicali. «Nel ’46 ho dato vita alla rivista musicale salesiana, prima Voci Bianche e poi Armonia di Voci, iniziando pure pubblicazioni musicali sacre e ricreative presso la LDC. Ho composto una dozzina di Messe in latino del genere tradizionale, di cui alcune solenni a 4vd eseguite in Basilica e radiotrasmesse. Una ventina di Messe del genere nuovo all’inizio della riforma. Numerosi mottetti tradizionali in latino e, in questi ultimi tempi, anche in italiano. Dodici fascicoli per organo. Cinque operette e molti canti ricreativi tradizionali. Abbastanza recentemente musiche per il diffuso inno bizantino alla Madonna Akatistos, per alcune complete liturgie, e specialmente L’ora della Madre, pure assai diffuso». Una decina di anni fa avevo ripetutamente insistito perché mi inviasse un elenco dettagliato di tutta la produzione musicale. Cercò di accontentarmi, aggiungendo per lettera: «Eccole l’elenco dettagliato, ma non tanto delle mie fesserie (sic!). L’anno di composizione corrisponde generalmente a quello di stampa. Credo che basti, pur disponendo di copia (pasticciata) dei nominativi dei mottetti (quasi tutti) e di alcuni canti ricreativi. Ma ad quid?» (3 novembre 1982).

A dir il vero il senso del proprio limite era molto radicato in Don Lasagna, almeno quanto la discrezione, il tratto finissimo e la riconoscenza per la minima pubblicazione. Così in occasione del Natale 1983: «Ricevuto l’assegno e poi la Sua. Ringrazio del primo, persuaso per altro (così “sento”, prego credere) che, almeno io, dovrei “pagare” per la stampa di certe cosette!». E alla notizia che L’ora della Madre sarebbe stata eseguita in S. Pietro per preciso desiderio del S. Padre e trasmessa dalla Radio Vaticana, mentre la RAI avrebbe pure registrato alcuni momenti da trasmettere a suo tempo, aggiungeva:
«Sono umilmente contento e non meno sinceramente persuaso che ciò avviene per il testo e nonostante quelle mie note. Deo gratias!» (Lettera di Pasqua 1983).

In realtà, le doti musicali di Don Lasagna e la preparazione tecnica, specialmente nel campo della composizione, avevano radici molto profonde. Una prova convincente si ha nel fatto che fino all’età di 83 anni (1988) riesce ad accettare le richieste di collaborazione con generosità e facilità, riuscendo sempre a creare melodie fresche e cantabili, strettamente legate al senso del testo, accompagnate da un’armonia chiara, semplice e leggermente colorita, senza banalità
e luoghi comuni. In genere le sue musiche richiedono rare osservazioni e leggeri ritocchi, sempre accolti con onestà e umiltà.

Una caratteristica molto personale della sua musica liturgica, è il senso della «coralità»: riesce a coinvolgere nella esecuzione schiere numerose di ragazzi, giovani e adulti, trascinandoli col suono possente del grande organo della Basilica di Maria Ausiliatrice. È un canto che «scende unisono e possente come il fragore dei flutti del mare» (cf. Enciclica di Pio XII Mediator Dei, del 20 novembre 1947, n. 190). Ancora oggi il corale Sapientiam in onore di Don Bosco, su testo latino di Don Giuseppe Zavattaro, suscita l’interesse di giovani e adulti. Eseguito in occasione dei funerali, ha suggellato l’atto di fede con cui Don Lasagna terminava i suoi cenni biografici che abbiamo citato. «Sia benedetto Dio: non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia» (Salmo 65,2).

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