GRAN BRETAGNA

I.​​ Chiesa cattolica

La Gran Bretagna ha due Conferenze episcopali separate: Inghilterra – Galles e Scozia. Il presente art. si riferisce principalmente alla situazione dell’Inghilterra e del Galles nel periodo 1945-1984.

All’inizio del XX secolo due fattori determinarono il carattere difensivo e piuttosto rigido del cattolicesimo inglese: il sentimento di essere una minoranza perseguitata; e il gran numero di cattolici irlandesi che venivano nelle città inglesi in cerca di lavoro. La gerarchia temeva che la fede della gente povera e semplice fosse in pericolo non soltanto a causa dell’eresia protestante, ma anche a motivo della generale indifferenza religiosa. L’educazione dei poveri diventò prioritaria: “Preferire a ogni altra opera la creazione di buone scuole... È la scuola che assicura una virtuosa ed edificante comunità” (First Synod of Westminster, 1852).

L’opera della C. in Inghilterra era in massima parte identificata con l’istruzione della gioventù nelle dottrine della fede. Il “Penny​​ Catechism” era usato ovunque; il metodo consisteva nell’imparare a memoria il testo, con qualche breve spiegazione. Il canonico → Drinkwater reagì contro questo modo di fare. Secondo il suo parere, questo procedimento non era confacente ai bisogni e alle capacità dei fanciulli. Perciò egli richiese cambiamenti attraverso la sua riv. “The Sower”. Nonostante questi pionieri, soltanto attorno al 1960 si verificarono cambiamenti significativi. Il movimento kerygmatico entrò in Inghilterra attraverso le conferenze di → J. Hofinger, tenute in corsi estivi assai frequentati. Gli insegnanti cattolici riscoprirono la Bibbia. L’accostamento alla storia della salvezza venne generosamente accettato, e D. Lance la incorporò nel suo​​ Syllabus​​ per la scuola secondaria (11-16 anni).

Nel 1965 il card. Heenan fondò come Centro Cat. Nazionale il “Corpus Christi College”. Era diretto da H. Richards, studioso di Scrittura, e da un qualificato corpo professorale. Gli studenti venivano da diversi paesi di lingua inglese. Il gruppo direttivo si convinse presto che, all’interno di un concetto più largo di rivelazione, intesa come processo che dura ancora, la storia della salvezza era un fondamento piuttosto limitato per la C., e insistette su un approccio maggiormente esperienziale. Particolarmente influente fu l’opera di G. Moran.

Tali cambiamenti suscitarono in molti operatori un sentimento di insicurezza e resero diffidenti molti membri del clero di fronte alla “nuova catechesi”. Era inevitabile la controversia, che si focalizzò attorno ai Corpus Christi College. Tutto terminò nel 1972 quando tutto il gruppo direttivo preferì dare le dimissioni piuttosto che dimettere cinque professori invitati, come era stato richiesto dal card. Heenan; sostenne che ciò che veniva contestato era proprio la natura e la qualità dell’educazione religiosa richiesta dall’epoca presente. La controversia divenne generale e talvolta anche accanita. Molti reclamavano la reintroduzione del catechismo; alcuni direttori diocesani furono contestati, e vi fu un acceso dibattito nella stampa cattolica. Con il tempo la situazione si calmò, anche se il dibattito non era concluso. Diversi insegnanti di religione ottennero i gradi superiori in teologia e la qualificazione in educazione religiosa Molti erano influenzati dagli scritti di esperti in educazione religiosa appartenenti ad altre confessioni. La conoscenza e l’apprezzamento positivo della fede religiosa degli altri sembravano necessari per preparare i fanciulli all’ambiente pluralista della Gran Bretagna. Documenti cattolici ufficiali incoraggiavano il superamento della sola accentuazione dottrinale; consideravano la scuola soltanto come un agente limitato della C., e sottolineavano la necessità di lavorare con gli adulti.

La conseguenza fu che attualmente vi è un numero molto più consistente di programmi parrocchiali che vengono incontro a diversi bisogni. Diverse parrocchie hanno programmi sacramentali che coinvolgono l’intera comunità e incoraggiano una maggiore collaborazione tra la famiglia, la parrocchia e la scuola (Brusselmans, Saris). Il​​ Rito per l’ → iniziazione cristiana degli adulti​​ esercita un influsso notevole sulla vita parrocchiale. In ogni diocesi vi sono programmi ispirati al RICA. La formazione degli adulti è attualmente molto più curata, e un buon lavoro è svolto in centri quali l’Upholland Northern Institute. Una consultazione iniziata dall’Istituto pubblica resoconti e occasionalmente documenti (Progress in Aduli Christian​​ Education).​​ Il nuovo orientamento della C. è pienamente riconosciuto nel Congresso pastorale nazionale di Liverpool, 1980. Le relazioni del congresso descrivono la C. come processo di educazione e di formazione alla vita cristiana, in modo graduale, multiforme, comunitario, che dura per tutta la vita. Il rinnovamento della C. è anche incoraggiato nel documento​​ Signpost and Homecomings​​ (1981).

Il sistema scolastico in Inghilterra è unico. La struttura duale permette a due specie di scuole di esistere in collaborazione: scuole create dalle autorità locali (per es. Londra) e scuole create da enti volontari (per es. i cattolici romani). In concreto ciò significa che lo Stato sovvenziona per 1’85% (nella Scozia il 100%) la costruzione degli edifici scolastici e il loro funzionamento, e paga anche il salario degli insegnanti; così pure l’organico (con maggioranza di cattolici) che governa le scuole ed esercita il controllo sul curricolo. La religione è una materia riconosciuta nel curricolo. Nelle scuole secondarie vi è un dipartimento per la religione; si segue la politica di affidarlo a qualificati specialisti. Religione e Bibbia possono essere scelte come materie per l’esame statale. Vi sono “College” cattolici per la formazione degli insegnanti per le scuole cattoliche. Questi College, riorganizzati e ridotti di numero, offrono attualmente corsi accademici in diverse materie e non soltanto per coloro che intendono insegnare (B.A., B.Ed., M.Ed.). Studenti che desiderano insegnare in scuole cattoliche e non sono ancora provvisti di una qualificazione in teologia ed educazione religiosa, devono ottenere il certificato in educazione religiosa fornito dai vescovi a livello nazionale. Ogni diocesi è responsabile per il proprio​​ Syllabus​​ religioso. Nel corso degli anni altri Syllabus sono stati introdotti dall’America, dall’Australia, dall’Irlanda (più recentemente il programma cat. irlandese “Veritas”). D. Konstan (Westminster) e A. Bullen (Liverpool) hanno pubblicato Syllabus che sono largamente adottati.

Riguardo alle finalità dell’IR le opinioni sono divise. Educazione religiosa e/o catechesi? La frase “solidarietà critica” è stata coniata per esprimere il carattere proprio che dovrebbe distinguere la scuola cattolica nell’ambito del sistema scolastico inglese.

A livello nazionale vi è un Adviser (consulente) per i vescovi. K.​​ Nichols​​ è stato il primo (1974). Egli pubblicò, con l’approvazione dei vescovi,​​ Cornerstone. Guidelines for​​ R.E.​​ Nel 1983 la Conferenza Episcopale revisionò le proprie strutture e procedimenti e stabilì sei dipartimenti. L’Adviser nazionale per l’educazione religiosa è anche segretario del Department​​ of​​ Christian​​ Doctrine and Formation,​​ il quale comprende sette incaricati ciascuno con una specifica area di interesse (scuole, famiglia, gioventù, adulti, ecc.). Ogni commissione, composta da circa sei esperti, è presieduta da un vescovo; il loro compito è di offrire consiglio, di fare ricerca e di promuovere il settore. In ogni diocesi vi è un Direttore della C. assistito da un gruppo responsabile. Alcuni di questi gruppi sono ampi, con molti membri che si specializzano in certi aspetti del lavoro; altri sono ridotti. I comitati diocesani si incontrano una volta l’anno per discutere insieme.

Vi è un numero crescente (tuttora però sono relativamente pochi) di laici qualificati che lavorano a tempo pieno come coordinatori delle attività​​ cat.​​ di una parrocchia o di un gruppo di parrocchie. Attualmente, sotto la guida di P.​​ Purnell,​​ Adviser nazionale, è in atto un lavoro per formulare direttive nazionali, con idee e materiali, destinate non soltanto alle scuole ma anche alle parrocchie e alle famiglie.

Bibliografia

C. Brusselmans – B.​​ Haggerty,​​ We Celebrate​​ Eucharist,​​ Morristown,​​ Silver​​ Burdett​​ Co, 1975; R.​​ Duckworth,​​ Ten Years of Religious Education in England,​​ in​​ Lumen Vitae”​​ 30 (1975) 3-4, 375-388; M. Hornsby-Smith,​​ Catholic Education,​​ London, Sheed and Ward, 1978;​​ Living and Believing​​ Series, London, G. Chapman, 1979; K. Nichols,​​ Cornerstone,​​ Slough, St.​​ Paul Pubi.,​​ 1978;​​ Report, National Pastoral Congress, Liverpool 1980,​​ ivi,​​ 1981;​​ Report to Bishops, Signpost and Homecomings,​​ ivi,​​ 1981; R. Rummery,​​ Catechesis and Religious Education in a Pluralist Society,​​ Sydney,​​ E.​​ J. Dwyer, 1975; W. Saris,​​ Towards a Living Church,​​ London, Collins, 1980; In.,​​ Together We Communicate,​​ ivi,​​ 1982.

James Gallagher

II.​​ Educazione religiosa nelle scuole statali

Questo art. si occupa dell’educazione religiosa in Inghilterra e nel Galles. La situazione della Scozia e dell’Irlanda del Nord rimane fuori considerazione (cf bibl.). L’attenzione è rivolta verso l’IR nelle scuole statali — caratterizzate in forme diverse come​​ county schools​​ o​​ Local Education Authority (LEA) schools​​ — anche se non mancherà qualche accenno alla situazione nella Chiesa d’Inghilterra e nelle Free Churches (le principali Chiese protestanti).

Fra il 1870, data in cui fu creato il sistema dell’educazione pubblica, e il 1944 l’IR nelle scuole era “non confessionale”, generalmente basato su un semplice programma​​ (Syllabus)​​ biblico, e fatto da docenti comuni, eccettuate alcune scuole secondarie in cui erano impiegati insegnanti specializzati nell’IR (J. Murphy,​​ Church, State and Schools in​​ Britain​​ 1800-1970,​​ London, Routledge and​​ Kegan​​ Paul, 1971). Ogni scuola incominciava la giornata con un atto liturgico non confessionale, generalmente consistente in un inno, il Padre nostro e una lettura biblica (J. M. Hull,​​ School Worship. An Obituary,​​ London, SCM Press, 1975,​​ cap.​​ 1). Le norme per l’istruzione e la liturgia erano basate su decisioni locali; non erano richieste dalla legge nazionale. Durante gli anni 1920 e 1930 gli Anglicani, le Free Churches e le LEA concordarono programmi più ricchi basati sulla dottrina cristiana e sull’etica.

Nel 1944 l’Education Act dà un sostegno nazionale a questa prassi, stabilendo che in Inghilterra e nel Galles ogni allievo in qualsiasi scuola statale riceva l’IR, basato su un programma approvato e preparato dalla LEA in collegamento con le Chiese e gli insegnanti, e che ogni giorno la scuola inizi con un atto collettivo di culto da parte di tutti gli allievi. L’IR e gli atti di culto devono essere non confessionali; per i genitori è prevista la possibilità di chiedere l’esonero per i loro figli. Questi paragrafi dell’Education Act del 1944 non sono mai stati seriamente contestati dal Parlamento e sono ancora validi oggi (W. J. H. Earl,​​ The 1944 Education Act – 40 Years On,​​ in “British Journal of Religious Education» 6 [1984] 88-92). Così l’educazione religiosa è l’unica materia obbligatoria nel curricolo della scuola primaria e secondaria, ed è anche l’unica dalla quale i genitori possono richiedere l’esonero per motivi di coscienza. È pure .l’unica materia il cui​​ contenuto​​ è approvato pubblicamente e professionalmente per mezzo di un agreed​​ syllabus​​ (programma approvato). Oltre questo provvedimento generale per l’educazione religiosa di tutti gli allievi, gli studenti più grandi, nelle scuole secondarie, hanno la libertà di scegliere “studi religiosi” come materia dell’esame pubblico, esattamente alla pari con le altre materie di esame. I programmi per gli esami pubblici di studi religiosi non si limitano alla conoscenza della Bibbia ma includono anche storia della Chiesa, dottrina cristiana, filosofia della religione, etica e religioni mondiali. '

Il quadro giuridico del 1944 è rimasto finora immutato, tuttavia il contenuto e l’orientamento dell’IR nelle scuole hanno subito profondi cambiamenti. I sussulti incominciarono a metà degli anni ’60, quando divenne sempre più evidente che il vecchio modello di insegnamento biblico non era più in grado di interessare i giovani (H. Loukes,​​ New Ground in Christian Education,​​ London, SCM Press, 1965) e gli studi psicologici mettevano in luce che era necessario un nuovo approccio (R. Goldman,​​ Religious​​ Thinking​​ from Childhood to Adolescence,​​ London, Routledge and Kegan Paul, 1964; K. E. Hyde,​​ Religious Learning in Adolescence,​​ Edinburgh, Oliver and Boyd, 1965). Da questa crisi si sviluppò il metodo esperienziale, talvolta chiamato metodo incentrato sull’allievo, o metodo a partire da problemi, di cui il “fife theme” era un particolare esempio (R. Goldman,​​ Readiness for Religion,​​ London, Routledge and Kegan Paul, 1965). Nello stesso tempo i cambiamenti nella società, gli orientamenti teologici e gli sviluppi negli studi pedagogici, particolarmente sul piano della filosofia dell’educazione, crearono un clima in cui l’intera funzione dell’IR come educazione alla fede fu messo in questione (E. Cox,​​ Changing Aims in Religious Education,​​ London, Routledge and Kegan Paul, 1966). Il curricolo fu ampliato includendo anche le religioni mondiali; la fenomenologia divenne importante come metodo per studiare nella scuola i contenuti, le azioni e i sentimenti dei credenti (Schools​​ Council,​​ Religious Education in Secondary Schools​​ [Working Paper 36], London,​​ Evans-Methuen,​​ 1971).

Queste tendenze proseguirono durante gli anni ’70. Ormai l’IR nelle scuole pubbliche era chiaramente differenziato dalla C. o dalla formazione cristiana, giudicate proprie delle comunità religiose (moschea, tempio, sinagoga, gurdwara, chiesa). L’espressione “religious education” indica un processo di descrizione e di analisi critica, orientato verso l’approfondimento e la comprensione del fenomeno “religione”, senza presupporre la fede religiosa nell’insegnante o nell’allievo. Questo cambiamento si manifestò nel 1975 con la pubblicazione da parte della città di Birmingham​​ dell’Agreed Syllabus of Religious​​ Instruction,​​ seguito un anno dopo da​​ Living Together-. A Teachers’ Handbook to the Birmingham Syllabus​​ (1976, più un​​ Supplement

1982). La controversia era aggravata dalla prescrizione del programma di Birmingham di includere anche corsi su​​ lifestyles​​ secolari, particolarmente​​ comunismo​​ e umanesimo, presentati come aspetti del contesto secolare senza il quale oggi non è possibile comprendere adeguatamente la religione. L’emergere di un consenso circa l’educazione religiosa venne ben formulato in due fra i più diffusi manuali per la formazione degli insegnanti di religione: Michael Grimmitt,​​ What Can​​ I Do in RE?​​ (Mayhew McCrimmon,​​ 1973,​​ 2a​​ ed.​​ rev.​​ 1978) e Jean​​ Holm,​​ Teaching Religion in School​​ (Oxford University Press, 1975),​​ come​​ pure in​​ un​​ Schools Council Working Paper:​​ A Groundplan for the Study of Religion​​ (London, Schools Council, 1977).

Nell’insieme, sia​​ la Chiesa​​ d’Inghilterra che le​​ Free Churches​​ sostennero questa tendenza verso una visione maggiormente educativa della religione nella scuola. Il più importante pronunciamento da parte anglicana si trova nel “report”​​ di una commissione di lavoro presieduta dal​​ rev.​​ lan Ramsey, allora vescovo di​​ Durham,​​ The Fourth​​ R​​ (London, National Society/SPCK, 1970). Questo rapporto diede un’immagine dettagliata della situazione nelle scuole libere patronate e controllate dalla Chiesa d’Inghilterra (cioè scuole sovvenzionate dallo Stato) e sostenne anche la necessità di continuare a dare una prospettiva più ampia ai programmi approvati​​ (Agreed Syllabuses).​​ La Chiesa d’Inghilterra continua ad avere un ruolo importante nella composizione di questi programmi, poiché gode del diritto di veto circa il contenuto di ogni locale​​ Agreed Syllabus,​​ sulla base di quanto stabilito nella​​ Fifth​​ Schedule dell’Education​​ Act​​ del 1944. Anche le​​ Free Churches​​ seguirono una linea simile. Pioniere molto attivo del progresso dell’IR nelle scuole statali fu il​​ Christian​​ Education Movement​​ (fusione di organizzazioni già esistenti, nel 1964), che è il maggiore organismo indipendente ed ecumenico che si occupa della presenza cristiana nelle scuole statali e della promozione di una educazione religiosa critica e aperta (indirizzo: The General​​ Secretary, CEM,​​ 2 Chester House,​​ Pages​​ Lane, London N10 1PR). Il Christian​​ Education Movement​​ ha un servizio che crea materiali per il curricolo di IR nelle scuole primarie e secondarie. Esso ha pure esercitato un influsso sulla professione dell’insegnante di religione attraverso la rivista “British​​ Journal​​ of Religious Education”​​ (Editor:​​ Dr​​ John M.​​ Hull, Books Reviews Editor: Mr Michael Grimmitt: ambedue della Facoltà di pedagogia dell’università di Birmingham, Birmingham B15 2TT).

La consapevolezza che non si può più aspettare che le scuole statali provvedano alla formazione cristiana dei fanciulli condusse le Chiese ad un rinnovato impegno per tale educazione nell’ambito della famiglia cristiana e della Chiesa, e a un rinnovato interesse per la teologia cristiana della fanciullezza (British Council of Churches,​​ The Child in the Church,​​ London, 1984).

Dopo quello di Birmingham (1975) sono stati pubblicati oltre 20 nuovi Agreed Syllabuses. Essi continuano a focalizzare l’apprendimento della religione a partire dalle sue manifestazioni nella comunità locale. Non solo il cristianesimo è normalmente raccomandato per lo studio speciale, ma anche altre religioni mondiali e ideologie secolari. Per i fanciulli si mette frequentemente l’accento sulla scoperta della religione a partire dalla storia, dai miti, dai festival, dalle visite a luoghi ed edifici sacri. Poiché sono molti i musulmani, indù e sik nella maggior parte delle grandi città, insieme con le comunità ebraiche di vecchio inserimento, ed è vasta la pluralizzazione del cristianesimo dovuta all’influsso di West Indians e africani, molte scuole sono oggi profondamente multirazziali. Anche nelle zone rurali la politica generale è di offrire una educazione religiosa pluriconfessionale che prepari alla comprensione e all’accettazione tollerante della pluralità religiosa. Altre tendenze nell’attuale educazione religiosa nelle scuole statali propongono la comunicazione e la comprensione dell’esperienza religiosa attraverso la creatività artistica, oppure insistono sullo sviluppo personale (“Life Skills”) degli allievi promosso attraverso l’incontro educativo con le religioni dell’umanità, L’insegnamento della Bibbia in questo contesto educativo aperto continua ad essere materia di preoccupazione (Can We Teach the Bible?,​​ in “British Journal of Religious Education”, 5, Summer 1983, special issue). Si cercano continuamente nuove vie per affrontare i problemi posti dalla nomina, dalla formazione e dall’aggiornamento degli insegnanti di religione.

L’assemblea scolastica quotidiana si svolge in modi notevolmente diversi. Probabilmente la maggioranza delle scuole cerca ancora di realizzare un atto di culto molto tradizionale, che consiste in inni, preghiere e letture bibliche. In un numero crescente di scuole l’assemblea è diventata un’occasione di partecipazione comunitaria, in cui l’elemento religioso può essere o non essere pubblico. Nelle scuole con molti allievi appartenenti a religioni non cristiane, spesso ha un carattere multiconfessionale. Nelle scuole secondarie però si delinea la tendenza a non fare più ogni giorno l’assemblea scolastica, oppure di farla in modo puramente amministrativo o moralistico. Queste tendenze vanno forse attribuite alla complessità amministrativa delle grandi scuole secondarie, e anche all’incertezza da parte degli insegnanti principali circa i contenuti appropriati. Là dove si attua un approccio più liberale, umanitario o multiconfessionale, può essere estremamente efficiente reintrodurre problemi di impegno e di valori in un’area centrale della vita scolastica. Sono però accaduti tre o quattro spiacevoli incidenti, in cui politici locali, facendo leva sulla xenofobia e su paure conservatrici non illuminate, in nome della tradizionale cultura cristiana dell’Inghilterra hanno attaccato assemblee scolastiche di questo tipo. Sezioni della comunità islamica, diventate più articolate e meglio organizzate, hanno espresso dubbi circa l’insegnamento dell’islam da parte di insegnanti non islamici, ma in genere si è nel vero affermando che i leaders della maggioranza dei gruppi religiosi, muniti di adeguata informazione educativa, sostengono la validità di questo insegnamento descrittivo e imparziale delle religioni non cristiane nella scuola, a condizione che sia fatto in maniera creativa e simpatica. Gruppi minoritari diventano progressivamente più consapevoli della validità del contributo che un simile IR può offrire per creare un clima di reciproco rispetto e di benevolenza. Grandi educatori cristiani hanno cercato di creare approcci teologici cristiani che dovrebbero giustificare questo tipo di educazione religiosa aperta e informativa.

La Chiesa d’Inghilterra si trova in una situazione particolarmente interessata. Sulla base dell’Education Act del 1944, confermato dalla legislazione posteriore, è permesso a gruppi volontari (per es. Chiese) di ricevere in determinate circostanze sovvenzioni pubbliche e far parte del sistema di scuole mantenute dalle Locai Education Authorities. Nel 1981, 24,7% di tutte le scuole primarie erano patronale dalla Chiesa d’Inghilterra (rispetto al 9,5% delle scuole cattoliche), e di tutte le scuole secondarie sovvenzionate 5,1% erano anglicane (rispetto a 9,1% di scuole cattoliche). La percentuale totale di tutte le scuole anglicane era del 21,1% e il totale di tutte le scuole cattoliche 9,5%. In queste scuole gli anglicani hanno il 17,3% di tutti i fanciulli che frequentano la scuola elementare (i cattolici il 9,3%) e il 4% degli studenti delle scuole secondarie (i cattolici il 9%), il che dà un totale di 10,9% di tutti gli studenti in scuole anglicane e il 9,16% di tutti gli studenti in scuole cattoliche (A Future in Partnership​​ [A Green Paper for discussioni, London, The National Society [Church of England] for​​ promoting​​ Religious Education, 1984).

Occorre precisare che, in generale, le scuole cattoliche hanno conservato una maggiore libertà per l’insegnamento confessionale che non le scuole anglicane. Questo illumina la situazione delle scuole anglicane, concepite come una parte del contributo che la Chiesa nazionale offre al sistema educativo nazionale, e quindi non concepite primariamente per servire gli interessi della Chiesa stessa, o principalmente in funzione degli allievi anglicani. Infatti vi sono numerose scuole anglicane in cui la maggioranza degli allievi non appartiene nemmeno a una confessione cristiana non anglicana, ma a qualche altra fede religiosa, per es. indù, sik o musulmana. Attualmente (nel 1984) una scuola anglicana di Birmingham ha il 98% di allievi islamici. Un recente documento di discussione, di provenienza anglicana, suggerisce che una teologia cristiana che focalizza il ruolo della Chiesa come fattore di riconciliazione potrebbe incoraggiare l’uso delle scuole anglicane per creare modelli o simboli di una armoniosa società multirazziale; questo potrebbe portare, in determinati casi, a mettere delle scuole anglicane a disposizione della comunità islamica, sotto la direzione congiunta di presidi anglicani e islamici (ibid.).

Bibliografia

1.​​ A completamento delle opere citate nel corso detratticelo:

M. Felderhof (ed.),​​ Religious Education in a​​ Pluralistic​​ Society,​​ London, Hodder & Stoughton, 1984; J. M. Hull (ed.),​​ New Directions in Religious Education,​​ London, Falmer Press, 1982; In.,​​ Studies​​ in​​ Religión​​ and Education,​​ ivi, 1984; R. Jackson (ed.),​​ Approaching World Religious,​​ London, J. Murrary, 1982; T. Kerky,​​ Teaching Religious Education,​​ London, Macmillan Educational, 1984; A. R. Rodgee,​​ Education and Eaith in an Open Society,​​ Edinburgh, Handsel Press, 1982; J.​​ Sealey,​​ Religious Education: Rhilosophical​​ Perspectivas,​​ London, Alien and Unwin, 1984; J.​​ Sutcliffe​​ (ed.),​​ A Dictionary of Religious Education,​​ London, SCM Press, 1984.

2.​​ Per la Scozia

J. Darling,​​ Curriculum Retardation and its Treatwent: The Case of Religious Education in Scotland,​​ in «British Journal of Religious Education» 3 (1980) 13-17; F. Whaling,​​ Religious Education in Scotland: A critical review of the SCCORE Report,​​ ibid. 3 (1980) 18-23.

3.​​ Per I’lrlanda del Nord

J. E. Greer et al.,​​ Religion in Ireland: A School Based Curriculum Development Project,​​ in “Learning for Living” 17 (1977) 75-78; I. F. Turner – J. Davis,​​ Religious Attitudes in an Integrated Primary School: A Northern Ireland Case-Study,​​ in “British Journal of Religious Education» 5 (1982) 28-32.

John M. Hull

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