SVILUPPO

Lo s. umano è un processo di cambiamento progressivo e costante che accompagna la​​ ​​ persona lungo tutto l’arco evolutivo (dalla nascita alla morte) modificando ogni suo aspetto, sia sul piano della struttura di​​ ​​ personalità, sia nelle manifestazioni a livello comportamentale. Tale processo è osservabile non solo in riferimento a grandi periodi evolutivi (per es. infanzia - età adulta), ma anche confrontando le diverse manifestazioni del soggetto esaminato a piccoli intervalli temporali (specie nei primi anni di vita). Questo cambiamento come processo, per essere considerato s., implica una tendenza verso una ottimizzazione delle risorse umane («un miglioramento con basi valoriali»); tale aspetto valoriale è definito in funzione delle singole teorie.

1.​​ Caratteristiche dello s.​​ Lo s. appare come una realtà dinamica che, in modi diversi e con ritmi diversi, attraverso continui cambiamenti, tende verso un equilibrio sempre più grande e più maturo. Idealmente, quindi, il cambiamento implica un progresso continuo; non necessariamente, però, avviene in modo armonico a tutti i livelli della singola persona, né si manifesta con eguali ritmi nel confronto interpersonale. Nella singola persona, infatti, è possibile constatare uno s. più maturo e armonico a livello strutturale che comportamentale o viceversa; oppure vi possono essere sfasamenti di s. nelle diverse sfere affettiva, cognitiva e comportamentale; o, ancora, gli sfasamenti possono riguardare le diverse dimensioni e polarità che definiscono la ricchezza dell’uomo. Nel confronto interpersonale è facile rilevare che lo s. è più veloce nei primi anni di vita, per farsi via via meno evidente nell’età adulta e, ancor meno, nell’età senile. Accanto a questa constatazione così palese, però, va rilevato che altrettanto palese è la differenza di s. che possono manifestare persone che pure appartengono alla stessa fascia d’età. L’analisi dei fattori e dei principi di s. può aiutare a capire questa non corrispondenza dei livelli di s.

2.​​ Fattori di s.​​ È ormai unanime la convinzione che i cambiamenti nello s. sono il risultato dell’influsso sia dei fattori endogeni che di quelli esogeni. Senza soffermarci su questo aspetto già noto, ci sembra più importante considerare il modo in cui questo duplice influsso si relaziona con la crescita umana. I due gruppi di fattori endogeni (processi biologici) ed esogeni (processi ambientali), che sono fondamentali per lo s. e che, pertanto, chiamiamo «maggiori», agiscono sempre con uguale influenza. Il loro influsso, però, si esercita in una situazione determinata della storia della persona, il loro incontro avviene alla presenza di quella serie di esigenze concrete che la persona manifesta in ogni momento e subisce l’influsso di una quantità di variabili sia interne che situazionali. Queste esigenze e variabili costituiscono, così, una seconda serie di fattori (che, per analogia, diciamo «minori») che va a condizionare l’interazione dei primi. In altri termini, l’importanza dei diversi fattori, nella situazione concreta della vita, non dipende necessariamente dalla loro grandezza o dalla loro capacità astratta di influsso, ma dall’incidenza reale esercitata in un momento particolare: un fattore oggettivamente piccolo può essere l’elemento che fa scaturire il comportamento. Tutti i fattori concorrono alla messa in opera di un comportamento ed ognuno svolge la sua parte, in modo tale che l’esclusione di uno di essi può compromettere tutto il comportamento. Tenendo presenti i fattori «maggiori» e gli svariati fattori «minori» che intervengono nel comportamento soggettivo, è possibile comprendere più profondamente l’agire umano. È interessante non soltanto considerare la presenza di una pluralità di fattori ma anche, e forse soprattutto, la loro interazione «transazione». Non si tratta di chiedersi quale gruppo di fattori stia influenzando la situazione, né sembra utile chiedersi quanto peso abbia ogni gruppo di fattori. La questione importante sta nell’analizzare come tali fattori influiscano e come intervengano. Appare chiaro che tutti e due i gruppi di fattori devono essere presenti affinché il comportamento sia adeguato. La compresenza e il contributo di ogni fattore, senza escluderne nessuno, e soprattutto la loro armonizzazione e integrazione funzionale e produttiva costituiscono lo stimolo adeguato per la crescita del soggetto. Infatti, la capacità maturativa in generale e, più in concreto, la disponibilità dei soggetti ad imparare, è in funzione della transazione dell’insieme dei fattori presenti nel comportamento umano. L’attuale momento evolutivo del soggetto con il corrispondente livello di maturità raggiunto, la sua esperienza passata con la relativa problematica, e la situazione particolare che sta vivendo possono essere considerati come una sintesi dei fattori la cui analisi garantisce la conoscenza della situazione reale della persona e permette di scoprire la sua disponibilità a maturare e ad imparare. In chiave educativa, si tratta di identificare i «periodi critici», cioè, quei periodi privilegiati durante i quali è più facile, più piacevole e più gratificante la realizzazione di alcuni compiti o il raggiungimento di mete di s., oppure è più facile acquisire conoscenze, competenze ed abilità. In quest’ottica educativa, appare chiara l’importanza di conoscere il tipo di interazione dei diversi fattori e la situazione particolare del soggetto, in modo tale che possa essere colto il momento in cui l’educando si trova nella condizione ottimale per imparare e maturare. Questa scoperta esige come risposta, da parte degli educatori, un adeguamento della proposta educativo-scolastica. La distanza, o discrepanza, tra il punto in cui si trova l’educando e la meta da raggiungere deve essere tale che il soggetto si senta motivato a camminare nella direzione giusta e che l’obiettivo non sia così lontano da indurre scoraggiamento. Di conseguenza, la meta ideale (proposta con «discrepanza ottimale») è quella che presenta maggiore distanza tra il punto di partenza e il punto di arrivo e, nello stesso tempo, è altamente motivante e raggiungibile. Per poter verificare la validità della propria proposta, l’educatore ricorre al meccanismo del​​ feedback,​​ cioè, si avvale di parametri costituiti dall’interesse dell’educando, dalla sua costanza nell’impegno e dal profitto (risultato dell’impegno).

3.​​ Principi di s.​​ Due riflessioni permettono di capire diverse manifestazioni della crescita e, avendo delle implicanze operative, offrono elementi per favorirla. a)​​ Relazione tra la maturità e l’esercizio.​​ Maturità ed esercizio, costituendo i due aspetti correlati dell’apprendimento, condizionano fortemente il processo di s. della persona. La maturità, conseguenza della transazione dei diversi fattori di cui abbiamo detto più sopra, condiziona e fondamenta i risultati che la persona può raggiungere (che vanno dalle prime ed elementari attività psicomotorie fino alle più alte realizzazioni dei grandi maestri delle diverse scienze ed arti). Data la correlazione esistente tra la maturità e l’esercizio, la programmazione di quest’ultimo, che comprende tutti gli aspetti della persona, va calibrata in base alla raggiunta maturità del soggetto. Un alto grado di maturità raggiunto dalla persona permette di fare a meno dell’esercizio che, in questo caso, non avrebbe un’incidenza particolare sul risultato finale. Diversamente, l’esercizio può avere delle conseguenze altamente positive, se calibrato alle attuali possibilità della persona, ma anche profondamente negative e disfunzionali (anche se viene eseguito nel migliore dei modi), se è proposto ignorando la disponibilità del soggetto (infatti, se viene proposto alla persona quando questa non è pronta a realizzarlo, può non soltanto condizionare, ma persino bloccare lo s. regolare). b)​​ Continuità e cambio nello s.​​ I fenomeni del cambiamento dovuto allo s. appaiono in modo palese. Nonostante gli evidenti cambiamenti, anche se l’uomo non può essere inquadrato in un modo statico e definitivo secondo preconcetti e nemmeno secondo quadri teorici, possiamo scoprire certe tendenze costanti durante tutto l’arco evolutivo. Non è possibile «sezionare» il processo di s. e dividerlo come se un comportamento o una manifestazione non avesse niente a che vedere con gli altri o con quanto è avvenuto o avverrà nella persona. Ogni individuo ha un proprio modo di svilupparsi e di crescere che costituisce quasi la sua «matrice di crescita»; tale peculiarità è sempre presente e costituisce un fedele accompagnatore. Ci sembra che la conclusione più ovvia e rispettosa della persona umana sia quella di considerare la persona stessa come avente una propria individualità con la quale si va manifestando e realizzando in modi diversi e sempre più maturi. Da un punto di vista educativo, vanno stimolate le capacità evolutive dell’educando favorendo i cambiamenti verso un più alto grado di maturità. È molto funzionale informarsi sulle caratteristiche attuali degli educandi e, in base ad esse, ipotizzare le possibilità di crescita futura nel rispetto del diverso ritmo di s., delle difficoltà che essi possono incontrare e delle differenze individuali. Queste previsioni rispettose delle persone, in campo educativo, permettono di adeguare i compiti da proporre agli educandi e, più in generale, aiutano a calibrare, misurare e adattare (rendere più realistiche) le proprie aspettative sugli altri.

4.​​ Teorie dello s.​​ Ogni teoria dello s. osserva i diversi cambiamenti che intervengono nei soggetti in s. e che riguardano tutte le aree della personalità (motoria, intellettiva, psicosessuale, sociale, affettiva, morale, religiosa, ecc.), cerca di descrivere e relazionare i dati osservati e tenta una loro elaborazione e spiegazione. Ogni teoria inoltre propone il proprio modello di s. indicando la concezione antropologica di base, la qualità dello s. stesso e il modo di interagire dei diversi fattori coinvolti nel processo di crescita del soggetto. La divisione dello s. in periodi evolutivi è una modalità scientifica didatticamente e operativamente utile che consente di cogliere le diverse manifestazioni del processo di cambiamento umano. Tale divisione consiste nel raggruppare, in successivi momenti evolutivi (stadi, fasi, tappe, ecc.), le manifestazioni affettive, cognitive e comportamentali che presentano caratteristiche simili (senza per questo negare la peculiarità degli individui e degli aspetti raggruppati nello stesso momento evolutivo). La sequenza costituita dai diversi momenti evolutivi dà luogo ad un​​ «modello di s.»​​ e l’attenzione particolare rivolta all’evoluzione dell’una o dell’altra manifestazione fa sì che esista una pluralità di modelli. Nell’affrontare i problemi evolutivi in particolare, ma anche nella riflessione antropologica in generale, è di fondamentale importanza il modello di s. di riferimento. Ogni modello offre spunti per cogliere aspetti diversi della persona; ma, per formarsi una mentalità evolutiva rispettosa delle diversità ma anche dell’unitarietà dell’uomo in s., per evitare dicotomie o frammentarietà, è necessario integrare gli aspetti analizzati separatamente unificando le diverse componenti e sfere della personalità in una concezione globale e integrata della persona in s. In altre parole, si richiede che ogni approccio alla realtà evolutiva sia aperto alla considerazione delle diverse componenti della persona vista nella sua totale ricchezza, senza pregiudizi di partenza. Da un punto di vista educativo, sarebbe desiderabile che ogni teoria proponesse delle possibili linee educative per favorire lo s. umano; le linee suggerite avrebbero il pregio di porre una base relativamente sicura per l’intervento educativo, da un punto di vista teorico e aiuterebbero a prendere in considerazione i punti nodali da privilegiare nel processo maturativo della persona stessa. Per altri aspetti e significati specifici, si vedano le rispettive voci dello s.

Bibliografia

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A. Arto

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