STAMPA

 

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1.​​ L’invenzione della S. (1450) segna l’inizio di una nuova epoca culturale, ed è difficile esagerare l’importanza che essa ha progressivamente assunto nella vita della società e della Chiesa. Oggi lo sviluppo tecnologico ha determinato anche in questo settore una brusca accelerazione, e l’uso di questo mezzo di comunicazione si è diversificato in forme che possono essere di altissima qualità e impegno finanziario, ma anche di immediata funzionalità e di basso costo: se per raggiungere la grande massa sono necessarie strutture complesse e costose, per le esigenze dei gruppi e delle comunità (anche numerose) sono disponibili strumenti di facile uso come la fotocopiatrice, il ciclostile. Nell’immediato futuro una stampante potrà essere collegata al telefono o al televisore, e in questo modo il testo scritto godrà di una delle caratteristiche più esclusive dei media elettronici: la distribuzione simultanea del messaggio a tutti i destinatari interessati.

2.​​ Fin dal suo primo apparire la S. ha avuto un grande ruolo nella comunicazione di carattere religioso. La riforma protestante deve certamente molto a questa invenzione, anche perché seppe collegare ad essa l’adozione di una lingua comprensibile a tutti: leggere, studiare, pregare la Parola di Dio e celebrare la liturgia in modo comprensibile non fu più privilegio di pochi. Tra il 1517 e il 1522 furono stampate e diffuse 800.000 copie di un centinaio di testi di Lutero; della sua Bibbia — lui vivente — vennero vendute almeno 100.000 copie; nella Ginevra di Calvino avevano lavoro 30 tipografie. La Chiesa entrò prontamente nello stesso campo, con una doppia attenzione: il primato della comunità e della tradizione; la convinzione che è compito della gerarchia garantire la continuità nella verità. Per questa ragione la Chiesa assume anche un atteggiamento di diffidenza e di controllo nei confronti della S. (l’istituzione dell’Indice è del 1556); inoltre continuò a dare piena importanza alla dimensione comunitaria della C.: è significativo che il Concilio di Trento abbia destinato il suo catechismo ai parroci e non ai singoli fedeli, e l’abbia concepito piuttosto come “guida” per un momento comunitario che come testo con valore autonomo.

Oggi la pagina stampata è senza dubbio il mezzo di comunicazione più utilizzato dalla Chiesa nella sua azione pastorale e cat. Ciò è dovuto ad una tradizione ormai consolidata che nella C. ha privilegiato l’aspetto teoricorazionale (si pensi alla diffusione del genere letterario “catechismo”) e al fatto che la pagina stampata rimane a tutt’oggi il supporto più facilmente disponibile nel tempo per il singolo e per il gruppo. Sarebbe un grave errore pensare che l’azione cat. della Chiesa si esprima soltanto nei testi esplicitamente dedicati alla presentazione del messaggio religioso: è di assoluta importanza anche l’impegno di presenza e di animazione editoriale nei settori della politica, della cultura, del lavoro, dell’informazione: libri, quotidiani, settimanali (a tiratura nazionale o diocesana), periodici, bollettini di associazioni, fogli parrocchiali.​​ Catechesi esplicita e presenza attiva e responsabile nella vita quotidiana​​ sono dimensioni complementari della missione della Chiesa: l’azione rende vera e credibile la Parola; la riflessione religiosa esplicita il senso dell’azione.

3.​​ Il sistema di comunicazione che la nostra società si è dato è assai complesso e articolato. L’avvento di nuovi strumenti o il cambio innovativo di alcuni di essi hanno via via mutato funzioni e compiti affidati prima a singoli mezzi: a suo tempo il cinema ha occupato spazi che erano del teatro; la radio poi ha trasformato il giornale; la televisione, a sua volta, ha modificato il cinema, la radio, il giornale, come anche tempi e contenuti degli incontri interpersonali.

È urgente chiedersi se la Chiesa (la parrocchia, la diocesi, gli ordini religiosi, Roma...) tenga sufficientemente conto di questa situazione nella sua attività pastorale e cat. Sembra infatti eccessiva l’attenzione prestata alla S. rispetto agli altri mezzi di comunicazione; non si avverte poi che i mezzi di comunicazione sono un sistema ed è necessaria una strategia globale di intervento, quando si voglia rendere efficace il servizio dell’annuncio della Parola. Una prima conferma dell’oggettività di questa affermazione è il modo con cui il nuovo Codice di Diritto Canonico organizza il titolo IV del libro III: “Gli strumenti della comunicazione sociale e in specie i libri” (degli undici articoli soltanto il primo parla degli strumenti della comunicazione sociale, mentre gli altri si occupano esclusivamente di libri; ci sono poi altri due paragrafi che nominano gli strumenti di comunicazione, ma per raccomandarne il controllo). Un’altra conferma la si può ricavare osservando come la Chiesa italiana in questi anni ha operato per promuovere il rinnovamento della C.: in modo sistematico e programmato ha utilizzato soltanto il mezzo della S. Non c’è stato uno studio iniziale per mettere a punto una strategia comunicativa, che sapesse utilizzare i vari mezzi. di comunicazione, secondo le loro funzioni specifiche, in modo da raggiungere e coinvolgere realmente tutta la comunità, a partire da coloro che sono meno favoriti da un punto di vista culturale.

A questo proposito è utile evidenziare l’esemplarità del processo che ha portato la Coni. Épisc. Statunitense alla stesura del documento “La sfida della pace” (processo già utilizzato in parte per preparare il documento base della C., seguito ora nella preparazione della lettera sull’economia). I lavori ebbero inizio nel novembre 1980 e si conclusero nel maggio 1983; ci furono tre successive stesure provvisorie curate da un gruppo di vescovi non previamente scelti per uniformità di idee; le singole bozze tenevano conto — volta per volta — degli apporti offerti, ed erano di pubblico dominio; si promossero incontri di studio a vari livelli, senza alcun documento o riunione coperti da segreto. Questo modo di operare ha fatto sì che tutti si sentissero interessati e partecipi: si è impostato così un lavoro di riflessione che ha coinvolto S., radio, televisione, comunita, autorità politiche, altre Coni. Episc., ecc. Il prodotto finale di questo processo è ancora un testo scritto: ma la sua vita non comincia a questo punto, né la sua funzione è di annunciare un messaggio nuovo; il suo ruolo è fare memoria di una verità che è già diventata patrimonio comune​​ grazie a un processo che ha favorito la maturazione della comunità.​​ Tutto ciò, se obbedisce a un certo progetto della Chiesa, rivela anche una chiara consapevolezza di che cosa significhi vivere nell’età della comunicazione. E forse in questo modo si ritorna alla strategia comunicativa della prima comunità cristiana, quando il testo scritto del Vangelo non enunciava delle idee da apprendere, ma esplicitava quanto era già vita e patrimonio comune dei cristiani.

Bibliografia

P.​​ Babin –​​ M.​​ McLuhan,​​ Uomo nuovo, cristiano nuovo nell’era elettronica,​​ Roma, Ed. Paoline, 1979; F. Barbano et al.,​​ Nuove tecnologie: sociologia e informazione quotidiana,​​ Milano, F. Angeli, 1982;​​ Chiesa italiana e informazione religiosa. Atti del Convegno di Rimini su “Informazione religiosa e dinamiche ecclesiali in Italia»,​​ Bologna, EDB, 1981; F.I.S.C.,​​ I settimanali cattolici delle diocesi italiane. Organizzazione, storia, caratteristiche, finalità,​​ Roma, Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici, 1979; G. Garancini,​​ Funzione dei settimanali locali nella vita democratica del paese,​​ in “Presenza pastorale” 12 (1979) 79-88;​​ Reading, the Book and Religion,​​ numero monografico di “Research​​ Trends​​ in​​ Religious communication”​​ 4 (1983) n. 4; A. Robinson,​​ A Guide​​ to Magazine​​ Production​​ for Churches,​​ Dewsbury, Kierkfield, 1983.

Franco Lever

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