SCUOLA CATTOLICA

 

SCUOLA CATTOLICA

Secondo un recente documento magisteriale: “La SC sta acquistando rilievo sempre più grande nella Chiesa”. È tuttavia evidente che la sua presenza nel contesto laico e secolarizzato attuale comporta non pochi problemi e denuncia una difficile convivenza. Ne fanno fede recenti (1984) e imponenti manifestazioni di massa per difendere diritti che rischiano di venir clamorosamente conculcati anche in Paesi di indiscussa tradizione cattolica (cf la Francia).

In riferimento alla C. viene qui puntualizzata soprattutto la rivendicazione della SC ad un proprio progetto educativo, in cui si riconosce una qualificante attenzione all’educazione religiosa. A proposito di questa, tuttavia, la situazione si presenta così diversificata nei vari Paesi, anche solo dell’area europea, da non consentire indicazioni pertinenti neppure parzialmente comparabili. Ci si riferisce quindi in linea di massima al contesto italiano. Altrove resteranno da verificare e ambientare opportunamente le indicazioni proposte. I documenti magisteriali recenti cui si fa soprattutto riferimento sono:​​ La Scuola Cattolica,​​ Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica, 1977 (= S.C.);​​ La Scuola Cattolica oggi, in Italia,​​ documento pastorale dell’Episcopato italiano, 1983 (= S.C.I.).

1.​​ L’orizzonte del dibattito.​​ La Chiesa rivendica sul fondamento della sua stessa missione il diritto di istituire scuole. Ma già a questo punto non mancano obiezioni da parte di chi “in nome di un malinteso senso di laicità, impugna la SC come istituzione” (S.C., n. 18), “o perché riconosce alla Chiesa solo una testimonianza individuale, o perché teme strumentalizzazioni della scuola a scopi religiosi” (ivi,​​ n. 19).

La presenza della SC accanto alla scuola di stato è fonte di sottese o aperte resistenze: si denuncia il pericolo di un rapporto polemico e concorrenziale. Appare spesso molto fragile l’accoglienza sulla base di una reciproca cooperazione per la libertà di insegnamento e di scelta educativa per studenti e genitori. Il confronto ha radici anche più lontane: investe in ultima analisi la legittimità o semplicemente l’opportunità di una “cultura cattolica” di cui la SC potrebbe rappresentare la punta di diamante e di cui farsi promotrice. Ma nell’ambito concreto della scuola la discussione verte particolarmente sulla correttezza dei metodi e delle finalità educative: di fatto s’incentra per lo più sul tema del progetto specifico dell’educazione cattolica, che, dove fa riferimento a una esplicita visione cristiana della vita, chiama in causa anche la comunità credente e tematizza rapporti di correttezza educativa fra comunità ecclesiale e comunità scolastica. Comunque il dibattito sulla legittimità della SC ha taluni nodi obbligati. Si possono ricordare:

— La missione della Chiesa e il suo compito magisteriale di fronte al credente e di annuncio per il non-credente.

— Il pluralismo culturale, e dentro questo la pluralità delle istituzioni.

— In ambito specificamente scolastico, per una scuola moderna tesa al servizio dell’alunno l’interrogativo concerne il servizio specifico che la SC gli rende. È l’aspetto che risulta più rilevante per la C.

2.​​ L’educazione religiosa nella SC.​​ La discussione sulla natura e legittimità dell’educazione religiosa nella scuola (cf IR), sulla sua distinzione e diversità rispetto all’educazione nell’ambito della comunità credente vale anche per la SC, fatte naturalmente le debite distinzioni. Le più importanti riguardano l’identità esplicita dell’istituzione stessa e la possibilità di libera scelta degli allievi e dei genitori, che presumibilmente tendono a valorizzarne appunto lo specifico. Dentro questo quadro si possono raccogliere gli orientamenti caratterizzanti l’educazione religiosa nella SC.

I documenti del magistero ribadiscono anzitutto l’importanza e la centralità della “dottrina evangelica”. Nel ’77 si ribadisce: “La SC è consapevole dell’importanza della dottrina evangelica come è trasmessa nella Chiesa Cattolica”. Essa, infatti, è “elemento fondamentale dell’azione educativa”. Anche più esplicitamente l’Episcopato olandese sottolinea nell’IR la specificità confessionale, pur delimitandone opportunamente l’ambito, che viene a coincidere con l’esperienza religiosa conosciuta e vissuta dagli allievi.

Il valore attribuito alla “dottrina” spiega l’insistenza per un insegnamento che la valorizzi “in maniera esplicita e sistematica” (cf S.C., nn. 49-50). Tuttavia s’impone anche una considerazione alternativa. Di fatto anche la SC deve tener conto della centralità dell’alunno e delle leggi di sviluppo che comandano la sua formazione, oltre che della metodologia educativa propria della scuola. Donde il rispetto dei “criteri di gradualità e il riferimento ai metodi propri dei vari ordini e gradi di scuola” (cf S.C.I., n. 22). Un ultimo richiamo merita puntuale considerazione nella SC: riguarda la diversificazione e la complementarità degli interventi educativi. Un conto è l’IR che resta entro l’ambito e il rispetto dei metodi della scuola; un conto sono gli spazi di libera partecipazione o di ulteriore approfondimento sia teorico che pratico: “È infatti importante che ... la SC preveda per i propri membri — alunni, docenti, genitori — occasioni permanenti di esperienza religiosa” (cf S.C.I., n. 22). Si tratta di distinguere bene due momenti della vita della scuola: la lezione e la più vasta esperienza educativa possibile nell’ambito delle iniziative della scuola; consentendo naturalmente libertà di partecipazione. Nel caso è evidente la reciproca complementarità e l’importanza educativa.

3.​​ I problemi.​​ Da più parti si fa quadrato attorno alla SC: ne è segno anche l’intervento di vari episcopati nazionali. Affermazione da una parte di legittimità e di significato, dall’altra manifestazione implicita di disagio che affiora da più versanti. La società è pluralista, ma discute sulla corretta interpretazione di un pluralismo che coinvolge le istituzioni di pubblico interesse e di importanza capitale, come la scuola. Il diritto alla libera scelta dei genitori e degli allievi sembra scontato fino a quando non se ne tirano tutte le conseguenze, comprese quelle di ordine economico. Anche nel confronto fra le varie “confessioni” le suscettibilità affiorano, specie dove il cattolicesimo è largamente maggioritario; privilegi rivendicati o denunciati sono motivo di polemica. A livello esplicitamente educativo bisogna poi fare i conti con situazioni provocanti e complesse. L’allievo della SC rischia la discriminazione; gli stessi docenti per altre ragioni corrono il medesimo pericolo.

Con tutte le difficoltà resta singolarissimo e insostituibile il servizio reso dalla SC alla causa dell’evangelizzazione; sia perché stimola alla elaborazione attuale del messaggio, sia come spazio effettivo di confronto e di verifica con la cultura, sia soprattutto per l’apporto qualificato all’educazione cristiana della gioventù. Specialmente quest’ultimo aspetto chiama in causa esplicitamente la C., rispetto alla quale l’IR tende sempre più a differenziarsi. Si apre perciò la ricerca di un rapporto ripensato e corretto fra IR e C. Anche su questo fronte la SC è chiamata a pensare in termini pedagogicamente rispettosi del contesto scolastico la proposta che la qualifica.

Bibliografia

Fra i documenti del Magistero segnaliamo;

La Scuola cattolica,​​ Sacra congregazione per l’educazione cattolica, 1977;​​ La Scuola cattolica,​​ Lettera pastorale dei vescovi olandesi, 1977;​​ La Scuola cattolica oggi, in Italia,​​ documento pastorale dell’Episcopato italiano, 1983.

Inoltre:

L’educazione cristiana dopo il Concilio,​​ Brescia, La Scuola, 1966;​​ Scuola Cattolica cultura e società,​​ Roma, UCIIM, 1979; A. Brien,​​ Scuola Cattolica ed educazione alla fede in un mondo secolarizzato,​​ Leumann-Torino, LDC, 1970; L. Cokradini,​​ Una scuola per l’uomo. La comunità cristiana s’interroga,​​ Roma, UCIIM, 1979; M. Fievet,​​ École, mission et église de demain,​​ Paris, Cerf, 1969; P. Gianola,​​ L’educazione cristiana nella scuola cattolica,​​ in “Communio” 46 (1979) 74-99.

Zelindo Trenti

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SCUOLA CATTOLICA

La s.c. è una​​ ​​ s. libera che si propone finalità di educazione, e non di lucro, nel quadro di un progetto educativo fondato sui valori della fede cattolica.

1.​​ L’evoluzione.​​ L’attuale quadro di iniziative che rientrano nell’ambito della s.c., presenta​​ radici​​ storiche assai profonde che sono connesse con l’impegno culturale svolto dalla Chiesa nei secoli. In sintesi è sufficiente richiamare il ruolo delle abbazie benedettine, delle parrocchie, delle università della vecchia Europa, delle s. nate nel contesto del risveglio suscitato dal Concilio di Trento, degli ordini e delle congregazioni che si sono dedicate all’apostolato nell’istruzione ed educazione dei giovani. Passando a tempi più recenti e all’Italia, è opportuno ricordare due contributi della s.c. allo sviluppo del nostro​​ ​​ sistema educativo. Il principale è quello della​​ popolarità​​ da intendersi a sua volta in un duplice senso: come rispetto dell’esperienza di un popolo che ha maturato un impianto di valori che ne hanno plasmato la cultura propria e al cui interno la prospettiva religiosa assume una rilevanza centrale anche per scopi di educazione; come riscatto economico, culturale, sociale e politico a servizio degli ultimi e contro ogni pretesa di egemonia. L’altro tratto dell’esperienza storica della s.c. va identificato nel contributo offerto alla​​ modernizzazione​​ del Paese.

2.​​ La s. nella missione della Chiesa.​​ La Chiesa educa alla fede e fa maturare una cultura cristiana ricorrendo a varie strategie. Tra queste va menzionata la s.c. che contribuisce alla missione pastorale in base alla sua caratteristica propria dell’essere s. che consiste nella formazione alla ricerca della verità, alla riflessione critica e al sapere scientifico secondo le dimensioni dell’organicità e della sistematicità. Essa anzi è​​ strumento privilegiato​​ in quanto tra i luoghi in cui avviene l’incontro tra la Chiesa e i giovani nessuno si presenta così ampio, quotidiano e incisivo. Da questa relazione discendono i tratti distintivi della​​ identità ecclesiale della s.c.​​ Essa è vero soggetto ecclesiale in quanto verifica in sé le dimensioni essenziali dell’essere Chiesa, anche se in modo qualitativo piuttosto che quantitativo. Se la Chiesa è anzitutto comunione e se la luce del Vangelo consente di cogliere la verità profonda sull’uomo, la s.c. non può che essere un ambiente comunitario permeato dallo spirito cristiano di libertà e di carità (v.​​ GE, 8). La​​ ricaduta pastorale​​ del rapporto tra Chiesa e s.c. va ricercata in due direzioni principali. Anzitutto la Chiesa è chiamata ad aiutare la s.c. a custodire e ad attuare la propria identità in comunione con tutte le altre realtà ecclesiali. A sua volta la s.c. è invitata a fare la sua parte, impegnandosi in modo solidale e corresponsabile a percorrere il cammino pastorale della Chiesa locale senza chiusure e isolamenti secondo la modalità propria di un servizio formativo di una fede che si fa cultura.

3.​​ Il progetto educativo della s.c.​​ Esso delinea un iter formativo che è cammino al tempo stesso di verità, di libertà e di carità. La s.c, ispirandosi a un modello aperto di razionalità, deve promuovere l’assimilazione critica e sistematica del sapere e nell’attuazione di questo compito si presenta come comunità educante che punta al coinvolgimento di tutti nell’opera formativa, alla gestione sociale da parte della comunità cristiana e alla vocazione a produrre cultura educativa. Il progetto della s.c. pone al centro l’educando e assume come elemento insostituibile la mediazione personale dell’educatore tra competenza ed esperienza di fede. Indubbiamente ai​​ ​​ genitori spetta il diritto-dovere di scegliere per i propri figli la s. che fornisca l’educazione più conforme alle loro convinzioni (CIC, can. 797) ma i figli anche vanno posti nella condizione di prendere parte alla scelta; a loro volta gli insegnanti possono liberamente scegliere dove svolgere la loro attività professionale. Per assicurare il carattere della s.c. è conveniente la presenza simultanea di sacerdoti, religiosi, religiose e laici che la rende più adeguata a realizzare la sua missione di educare alla fede, in quanto ne fa un riflesso della ricchezza e varietà della comunità ecclesiale. Al diritto dei genitori e dei figli a una​​ reale libertà di educazione​​ corrisponde il dovere dei pubblici poteri di renderne effettivo l’esercizio mediante sovvenzioni. Tale obbligo va visto nel quadro dell’osservanza della giustizia distributiva e del rispetto del principio di sussidiarietà che esclude ogni forma di monopolio scolastico. Pertanto, la s.c. in quanto s. delle famiglie e della comunità chiede di essere trattata in modo realmente paritario, senza privilegi, ma anche senza discriminazioni. La s.c. è diffusa in tutto il mondo e tra il 1980 e il 2000 si riscontra una crescita di oltre il 30% sia delle s. (+30,1%) sia degli alunni (+32%): più precisamente le prime si avvicinano ormai alle 200.000 unità e i secondi hanno superato i 45 milioni (Malizia - Cicatelli, 2004, 212-215). In Italia, nel 2005-06 gli iscritti alle s. dell’infanzia di ispirazione cristiana sono circa 600.000, quelli delle elementari, medie e superiori circa 400.000 e quelli della Formazione Professionale oltre 56.000: i dati indicano una forte crescita nell’ultimo decennio per la scuola dell’infanzia, una crescita minore per la formazione professionale e un leggero calo per gli altri ordini di scuola (Malizia - Cicatelli - Pieroni, 2007, 75). Sul piano qualitativo, ricerche fuori dell’Italia evidenziano un rendimento degli alunni più elevato delle s.c. che sarebbe da attribuire al loro modello di organizzazione di tipo comunitario (Ribolzi, 1997). Per quanto riguarda il nostro Paese un sondaggio del 1999 mette in risalto che la s.c. è percepita come​​ un’opportunità formativa​​ che aumenta le possibilità dei giovani di autorealizzarsi e quelle dei genitori di esercitare meglio le loro responsabilità di padri e madri (Stenco et al., 2001).

Bibliografia

Gravissimum educationis, Concilio Vaticano II, Roma, 1965; S. Congr. per l’Educazione Cattolica,​​ La s.c., Città del Vaticano, 1977;​​ Id.,​​ La s.c. oggi in Italia, Roma, 1983; Id.,​​ La presenza della s.c. in Italia,​​ Brescia, La Scuola, 1992; Ribolzi L.,​​ Il sistema ingessato, Ibid., 1997; Id.,​​ La s.c. alle soglie del Terzo Millennio, Città del Vaticano, LEV, 1998; Cssc-Centro Studi per la S.C.,​​ Per un progetto di s. alle soglie del XXI secolo. S.c. in Italia. Secondo rapporto, Brescia, La Scuola, 2000; Stenco B. et al., «Gestori, docenti, genitori e studenti di fronte alla qualità», in Cssc-Centro Studi per la S.C.,​​ Per una cultura della qualità. Promozione e verifica. S.c. in Italia. Terzo rapporto,​​ Ibid., 2001, 157-188; Malizia G. - S. Cicatelli, «La s.c. nel contesto ecclesiale e civile», in Id.,​​ Dirigere e coordinare le s. S.c. in Italia. Sesto rapporto, Ibid., 2004, 203-234; Malizia G. - S. Cicatelli - V. Pieroni,​​ La s.c. in cifre. Anno 2005-06, Roma, Centro Studi per la S.C., 2007.

G. Malizia - S. Cicatelli

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