REGNO DI DIO

 

REGNO DI DIO

2.​​ La riconosciuta centralità del RdD nella missione di Gesù ha influenzato la C. di ogni tempo, sia pure con diversa validità, con oscuramenti, dimenticanze, riprese del tema, intendendolo sovente come contenuto fra gli altri, ma anche come chiave di lettura del resto e categoria unificante dei catechismi. Lo fa notare Th. Filthaut in un’ampia rassegna storica da cui si ricava che la C. del RdD risente dei diversi contesti teologici e culturali: dalla presenza nella C. agli adulti nei primi quattro secoli, e in particolare nel​​ De catechizandis rudibus​​ di → Agostino, e poi nel →​​ Catechismo Romano​​ (1566), si va al suo pratico abbandono nei catechismi fra il sec. XVI e XIX con le importanti eccezioni di B. Galura e J. B. v. → Hirscher. Anche se non sviluppato in tutta la sua pienezza, il RdD appare centrale nel →​​ Catechismo Cattolico​​ tedesco (1955), al seguito della C. → kerygmatica (in Italia,​​ La scoperta del Regno di Dio,​​ 1962).

La storia dimostra pure il diverso significato dato a RdD: in termini nazionalistici e teocratici (nel medioevo), in una prospettiva millenaristica (diverse sette di ogni tempo), come regno della libertà e delle virtù umane​​ (Lessing,​​ Kant, Hegel); nelle scuole cattoliche si è giunti talvolta alla pratica coincidenza fra RdD e Chiesa. Si avverte la necessità che la C. si mantenga a contatto con le fonti, e tenga ben presente il mondo dei significati e delle rappresentazioni che il tema del RdD riecheggia presso i diversi uditori e all’interno delle diverse teologie (ad es. nella teologia della liberazione).

3.​​ L’annuncio del RdD ha costituito il compito di Gesù (J. Jeremias). Le radici sono nell’AT, nella simbolizzazione che nasce per demistificare da ogni divinizzazione la figura del re, per cui il suo regno è segno dell’unico regno che è di Iahvè (1 Sam​​ 12,13ss;​​ Sai 5,​​ 24, 48, 68...). Certi profeti usano questa ideologia per dire il futuro regno messianico (Ir 7-12; 2​​ Sam​​ 7). Ma mentre nel profetismo il RdD conserva una specifica incidenza nella storia già di questo tempo, con il giudaismo tardivo si afferma una concezione apocalittica dove confluiscono attese nazionalistiche, rappresentazioni di totale rottura e trascendenza, e insieme tentativi di periodizzazione e collocazione privilegiata del popolo di Israele all’interno del RdD (cf​​ Mt​​ 20,21 e par.;​​ At​​ 1,6). In Gesù di Nazaret l’annuncio del RdD assume dei tratti originali e decisivi, così raggruppabili:

a)​​ Il RdD è avvenimento di → salvezza. Gesù l’annuncia (Aie 1,14-15; le parabole del Regno, Ali 13 e par.) e insieme lo mostra all’opera nei segni e nella globalità della sua persona (Lc​​ 11,20). In tal modo il RdD prende significato nella concretezza della presenza e dell’azione di Gesù verso le persone.

b)​​ Viene perciò a significare l’irruzione → escatologica di Dio, ossia ultima e decisiva, come è la venuta di Gesù. Il che comporta una singolare ed essenziale bipolarità: il RdD è futuro, per quanto in Gesù vi è di futuro (il RdD è quindi legato alla sua parusia come compimento definitivo,​​ Mt​​ 25,3146;​​ 1 Cor​​ 15,28); ma è anche già presente nella potenza delle opere di Gesù verso gli spiriti e verso i corpi malati e morti, malgrado le tante contraddizioni e conflitti (cf parabole della crescita,​​ Mt​​ 13). In particolare ha nella → risurrezione di Gesù l’anticipo più clamoroso e convincente (il che giustifica la centralità di essa nella → predicazione apostolica quale sacramento del RdD,​​ 1 Cor​​ 15,20ss).

c)​​ Il RdD contro ogni pretesa di merito è opera di Dio, dono senza frontiere a partire dai poveri (Mt​​ 5,1-12). E d’altra parte coinvolge attivamente l’uomo portandolo alla decisione della radicale adesione alla volontà di Dio secondo la sequela di Gesù (parabole della vigilanza, Afe 8,34-38;​​ Lc​​ 14,26s). Fonda l’etica cristiana del già e non ancora che investe tutti i settori della vita in un atteggiamento di conversione, di fede, di amore illimitato, ma anche di vigilanza e rinuncia.

d)​​ La → Chiesa non è identica al RdD, ma vi è ordinata come un sacramento efficace. È l’assemblea (ecclesia) voluta da Gesù (Afe 3,12-19; Af; 16,16-19) che raduna i discepoli di Gesù e li fa entrare nel RdD.

3.​​ Come è facilmente intuibile, RdD rappresenta il crocevia forse più denso di dimensioni dell’avvenimento cristiano: teologica, cristologica, ecclesiologica, escatologica, etica, e quindi la sintesi del rapporto fra temporale e definitivo, fra spirituale e materiale, fra inizitiva di Dio e azione dell’uomo, fra illimitata area di salvezza e strutturazione ordinata e visibile della Chiesa. In una parola, come bene mise in luce la teologia cattolica della scuola di Tubinga, RdD rappresenta l’economia della salvezza come tale, e merita di fare da principio-guida della teologia, della morale e della pastorale cattolica. E quindi anche della C.

4.​​ Eppure non si può dire che nei documenti cat. ufficiali recenti si insista molto sul motivo del RdD (salvo in EN 8-14). Forse si è voluto evitare di imporre una categoria rigida che difficilmente potrebbe armonicamente comporre tutto il contenuto della C., e anche perché la preferita prospettiva cristocentrica della C. attuale è vista assumere in se stessa i motivi del RdD (→ cristoccntrismo). Tuttavia dovrebbe far pensare il fatto che negli stessi Sinottici,​​ Mt​​ in particolare, l’annuncio del Regno giunge a noi redatto come C. (Mt​​ 5-9; 13). Quello che conta, comunque, è che ogni C., qualunque sia il suo principio ordinatore, esprima la potenza di significato del RdD. Ciò: a) Esige l’esplicita trattazione del tema, come il novum di Gesù e l’evento decisivo all’interno della → storia della salvezza. Ben lo riconoscono diversi Catechismi recenti, come l’italiano​​ Catechismo degli adulti​​ (mentre sembra piuttosto carente nei diversi catechismi dedicati ai fanciulli e ai ragazzi). b) Ciò richiede pure che tutti i contenuti siano espressi nel clima della rivelazione del RdD, quindi nella loro realtà di avvenimenti di grazia e non come teoremi dottrinali, carichi quindi dell’appello escatologico, sempre esigenti la decisione della conversione, la radicalità di adesione alla sequela di Gesù e di appartenenza alla sua comunità, nella vigilanza e nella militanza dell’ultima ora. Nel perimetro del RdD deve radicarsi ogni inizio di educazione etica del cristiano, pena la decadenza in una morale manipolata (Th. Filthaut). c) Infine, la qualità della C. come annuncio del RdD dovrebbe esprimersi con la forza della “prima volta” (cf​​ Mc​​ 1,14-15) e la dinamica anche esteriore di un cammino di iniziazione e di crescita progressiva, così come avviene in certi movimenti cristiani oggi.

Bibliografia

P. Balestro,​​ Dialogo o ideologia? J. B. Hirscher: l’idea del “Regno di Dio” tra Illuminismo e Romanticismo,​​ Torino, Boria, 1971; T. Filthaut,​​ Il Regno di Dio nell’insegnamento catechistico,​​ Alba, Ed. Paoline, 1963; J.​​ Jeremías,​​ Teologia del Nuovo Testamento,​​ Brescia, Paideia, 19762; R. Schnackenburg,​​ Signoria e Regno di Dio,​​ Bologna, Il Mulino, 1971.

Cesare Bissoli

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