RAPPORTO INTERPERSONALE

 

RAPPORTO INTERPERSONALE

1.​​ La C. si svolge sempre attraverso un processo di comunicazione. La comunicazione interpersonale è, in genere, il medio preferito per il processo cat. Nella C., come nelle forme della comunicazione interpersonale, occorre distinguere due dimensioni: quella​​ contenutistica,​​ che riguarda gli aspetti intenzionali della comunicazione cat. (per​​ es.​​ le mete da raggiungere, i contenuti, i materiali didattici, ecc.), e quella​​ relazionale,​​ che comprende il comportamento di contatto delle persone in interazione.

Circa quest’ultimo aspetto della comunicazione cat., va osservato anzitutto che il comportamento di contatto costituisce la situazione sociale o la piattaforma comunicativa. Questa, a sua volta, deriva dalla vicendevole interazione delle persone in comunicazione. Le esperienze delle persone, nel contesto della comunicazione cat., non soltanto influiscono sull’andamento dell’interazione reciproca, ma incidono anche sulla percezione e la valutazione degli aspetti contenutistici della C. Questo ci induce a considerare la necessità, da parte dei responsabili della C., di curare, oltre gli aspetti contenutistici, anche il comportamento intersoggettivo dei partecipanti, al fine di permettere sia uno svolgimento ottimale della comunicazione cat. nel medio interpersonale, sia la creazione di una piattaforma comunicativa che consenta autentiche relazioni personali.

La cura del comportamento interpersonale, in funzione della piattaforma comunicativa, segue i criteri dell’opportunità e dell’efficienza psicologica e delle vicendevoli relazioni. Le trattazioni degli argomenti circa la cura dei comportamenti interpersonali sono comprese nelle diverse categorie pedagogiche: rapporto interpersonale, interazione personale, piattaforma comunicativa, relazioni reciproche.

Sebbene i singoli catechisti facciano quotidianamente l’esperienza che la riuscita della loro attività dipende in prevalenza dal grado in cui riescono a stabilire contatti significativi con le persone in interazione, e nonostante si postuli da tempo, nel campo della C., la necessità di far riferimento a una teoria del comportamento interpersonale, finora possiamo disporre soltanto di singoli contributi (per​​ es.​​ circa la personalità del catechista, il suo atteggiamento) riguardo la creazione di una piattaforma comunicativa positiva per un ottimale svolgimento della C.

Tali contributi sono validi per facilitare autentiche relazioni personali nella comunicazione cat., tuttavia riteniamo che l’aspetto relazionale di questo tipo di interazione debba comprendere l’intero medio interpersonale nella sua pluridimensionalità. In questo senso viene superata la visione abbastanza consueta secondo la quale le relazioni sociali nella comunicazione cat. dipendono prevalentemente dalla personalità del catechista, e si viene a conoscere più facilmente la totalità sociale dell’interazione.

2.​​ In questa totalità del rapporto interpersonale possiamo, fondamentalmente, distinguere tre strutture comunicative: a) le relazioni del catechista con i gruppi di riferimento; b) il rapporto del catechista con le persone alle quali si indirizza la sua attività; c) le relazioni interpersonali all’interno del gruppo dei partecipanti. Queste tre strutture comunicative non sono isolate tra loro, ma​​ interdipendono​​ e vengono a costituire la piattaforma comunicativa nel processo della comunicazione cat.

Riferendoci alla prima struttura comunicativa, che riguarda il rapporto personale del catechista con i gruppi di riferimento (per​​ es.​​ scuola, parrocchia, gruppo dei genitori) e coi colleghi, c’è da dire che quanto più l’interazione e i contenuti della C. sono concordati tra il catechista e i gruppi di riferimento e quanto più egli stabilisce un contatto di cooperazione (per es. aiuti vicendevoli, scambio di idee) con gli altri catechisti con i quali collabora, tanto più si crea un rapporto collegiale che meglio dispone il catechista a corrispondere alle aspettative di ruolo, fornendogli sostegno ad una interazione più soddisfacente nello svolgimento del proprio compito.

La seconda struttura comunicativa catechista-partecipanti costituisce la dimensione più importante nel processo della comunicazione cat.

La creazione di relazioni interpersonali significative dipende, anzitutto, da come il gruppo percepisce il catechista nei confronti dei contenuti da lui esposti.

Le persone in interazione sperimentano, verso il catechista, apertura e fiducia nella sua comunicazione quando percepiscono che egli stesso si impegna a comprendere il messaggio cristiano e a trasmetterlo nel rispetto degli altri. Qualora il catechista manifestasse atteggiamenti autoritari, di indifferenza (per es. moralizzando, diagnostizzando, persuadendo), sorgerebbero facilmente disturbi comunicativi nel gruppo e diverrebbe difficile creare una positiva piattaforma comunicativa.

Tuttavia il rapporto tra catechista e partecipanti dipende fondamentalmente da come il catechista stabilisce il suo contatto con le persone alle quali si indirizza la sua attività cat.

Il contatto diventa significativo da parte del catechista se egli riesce a controllare le sue dinamiche inconsce (per es. essere libero dalle proiezioni ed evitare di entrare in controtransfert), se è capace di avere una percezione interpersonale discreta (per es. non è soggetto a percezione stereotipa), se è in grado di nutrire positivi atteggiamenti umani (calore umano autentico, cordialità, comprensione), se dispone di sufficienti competenze comunicative (per es. essere capace di comunicare in modo diretto, percepire i conflitti e trattarli in modo cooperativo), se riesce a gestire la comunicazione regolativa o la disciplina, in collaborazione con le persone in interazione e, infine, se partecipa in modo attivo e autentico all’interazione stessa. Circa quest’ultimo aspetto c’è da dire che l’impegno autentico non soltanto metacomunica l’interesse del catechista per i partecipanti alla C., ma fornisce anche una testimonianza vissuta della sua relazione esperienziale con Dio. Per cui le qualità processuali sopraindicate che caratterizzano il contatto personale del catecheta con gli alunni, facilitano non soltanto la comunicazione circa Dio e il mondo, ma aiutano a creare le condizioni perché si costituisca anche un rapporto tra i partecipanti alla C. e Dio.

La terza struttura comunicativa riguarda le relazioni interpersonali tra i membri del gruppo, ai quali è indirizzata la C. Quando, per es., in questo gruppo esistono dei “cliques” o sottogruppi che interagiscono per raggiungere un loro interesse, quando gli alunni stabiliscono degli standards e delle norme sulla comunicazione in divergenza con quelli concordati nel gruppo catechista-partecipanti, allora facilmente sorgono dei disturbi comunicativi nello svolgimento del processo cat.

Di fronte all’importanza delle reciproche relazioni nel gruppo dei partecipanti, può accadere che il catechista debba curare l’interazione nel gruppo per facilitare la comunicazione cat. Le reciproche relazioni nella comunicazione cat., in cui il medio è la comunicazione interpersonale, interdipendono, quindi, con le strutture comunicative del catechista verso i suoi gruppi di riferimento e con le relazioni interpersonali nel gruppo dei partecipanti.

Resta infine da osservare che la teoria circa le relazioni interpersonali per la comunicazione cat. dovrebbe basarsi sui contributi della comunicazione pragmatica (intesi qui come contributi sull’opportunità ed efficienza psicologica del comportamento relazionale delle persone), relativi alle singole qualità processuali al fine di costituire una significativa piattaforma comunicativa; il modo con cui quest’ultima viene impostata riguarda, comunque, la disciplina della catechesi stessa. Soltanto in questo caso si verrà a creare una teoria che da un lato si fonda sulle leggi del comportamento interpersonale, e dall’altro rispecchia l’interpretazione dell’intersoggettività nel senso cristiano, cioè quello comune che ha come principio il rapporto con Dio stesso.

Bibliografia

H.​​ Dreesmann,​​ Unterrichtsklima,​​ Weinheim, Beltz,​​ 1982; A. Exeler,​​ Der Religionslehrer als Zeuge,​​ in “Katechetische Blätter» 106 (1981) 3-14; H.​​ Franta,​​ Atmosfera scolastica, relazioni sociali nella classe,​​ Roma, LAS, 1985; H. Franta – G. Salonia,​​ Comunicazione interpersonale, teoria e pratica,​​ Roma, LAS, 1979; R.​​ Tausch –​​ A.​​ Tausch,​​ Erziehungspsychologie,​​ Göttingen,​​ C. J.​​ Hogrefe,​​ 1977’.

Herbert Franta

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