SCHEDA DI VALUTAZIONE

 

SCHEDA DI VALUTAZIONE

Si tratta di uno strumento certificativo della valutazione scolastica adottato nel primo ciclo dell’istruzione. È stato introdotto in sostituzione della pagella scolastica con i voti in decimi, dalla L. 517 del 4.8.1977, che ne ha disposto l’uso. L’art. 4 della L. ha descritto la struttura della s. per la scuola elementare, l’art. 9 ha fatto altrettanto per la media. Con l’a.s. 1977 / 78 è stato proposto un primo modello; con il D.M. 5.11.85 è stata autorizzata nella scuola media una ricerca-azione per arrivare a un modello definitivo (D.M. 5.5.93), adottato in forma generalizzata nell’a.s. 1994 / 95. Nello stesso anno la scuola elementare ha introdotto un «documento di​​ ​​ valutazione», simile, nella struttura, a quello della media. Innovazioni analoghe erano da tempo presenti in scuole d’avanguardia, in vari Paesi europei e oltre oceano. La s. e il documento di valutazione, così come sono stati concepiti dalla L. 517, sono strumento ufficiale per informare in modo analitico e motivato le famiglie. Tale modello si propone di sintetizzare l’informazione sull’alunno negli elementi significativi, allo scopo di commisurare gli interventi alla situazione così rilevata. Famiglie e alunni devono contribuire con le informazioni in loro possesso. Sulla s.d.v. vengono riferiti sia i giudizi per disciplina, sia «una valutazione adeguatamente informativa sul livello globale di maturazione raggiunto». Con la 517 viene suggerito un tipo di valutazione formativa e sistemica, basato sulla collegialità, che prende come punto di riferimento la situazione di partenza dell’alunno e i traguardi da raggiungere, perché la pari opportunità dello sviluppo non resti una vaga aspirazione. L’adozione di questa innovazione ha richiesto ai docenti una rivisitazione dei problemi della valutazione specie se un approfondimento è mancato nel momento formativo. I modelli successivi di s. personale dell’alunno hanno previsto una contrazione progressiva delle informazioni. Con la Riforma Moratti la descrizione analitica dei processi di apprendimento è stata delegata al​​ ​​ portfolio. Attualmente la certificazione sta andando nella direzione della costituzione di dossier delle competenze (c.m. 28 del 15.3.07).

Bibliografia

Calonghi L. et al.,​​ La valutazione nella scuola media,​​ in «Studi degli Annali della Pubblica Istruzione» 16 (1993) 64, 3-417; Rossi P. G.,​​ Progettare e realizzare il portfolio, Roma, Carocci, 2005.​​ 

C. Coggi

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SCHEDA DI VALUTAZIONE

SCHEMA CORPOREO

 

SCHEMA CORPOREO

La formazione dello s.c. appartiene all’ambito psicofisico e si può riscontrare anche negli animali. Nell’uomo prelude alla formazione dell’immagine di sé,​​ che è qualcosa di molto complesso e che assume un ruolo fondamentale nella strutturazione della personalità. Secondo alcuni uno stadio intermedio è rappresentato dalla formazione dell’immagine corporea,​​ che si differenziano dal semplice s.c. per l’aggiunta della componente estetica. Non tutti gli Autori distinguono però questi due momenti e parlano indifferentemente di s. e di immagine corporea.

1.​​ Definizione.​​ P. Schilder, uno dei maggiori competenti in questo campo, senza far distinzione fra s. e immagine corporea, così scrive: «Con l’espressione​​ immagine del corpo umano​​ intendiamo il quadro mentale che ci facciamo del nostro corpo, vale a dire, il modo in cui il corpo appare a noi stessi. Noi riceviamo delle sensazioni, vediamo parti della superficie del nostro corpo, abbiamo sensazioni tattili, termiche, dolorose, sensazioni indicanti le deformazioni del muscolo provenienti dalla muscolatura e dalle guaine muscolari e sensazioni di origine viscerale. Ma al di là di tutto questo vi è l’esperienza immediata dell’esistenza di un’entità corporea che, se è vero che viene percepita, è d’altra parte qualcosa di più che una percezione: noi la definiamo s. del nostro corpo o​​ s.c.​​ [...]​​ è l’immagine tridimensionale che ciascuno ha di se stesso». A. Delmas, anch’egli senza far distinzione fra s.c. e immagine corporea, dice: «L’immagine del nostro corpo è il risultato di una serie di informazioni di provenienza varia. Abbiamo infatti del nostro io corporeo conoscenza in vari modi; per mezzo del tatto ci rendiamo conto della forma e della consistenza delle diverse parti del corpo; per mezzo degli stimoli propriocettivi siamo informati sull’atteggiamento e sulla nostra situazione nello spazio; per mezzo della vista vediamo il nostro corpo; per mezzo dell’udito possiamo sentire la nostra voce e i rumori che provochiamo. Tutte le informazioni raccolte dagli organi di senso ci permettono di distinguerci da ciò che è al di fuori di noi. Le aree della sensibilità tattile (aree parietali), dell’udito (aree temporali), visive (aree occipitali) sono collegate a una regione dell’emisfero cerebrale situata in corrispondenza dei loro confini; è questa l’area dello s.c., corrispondente alle circonvoluzioni che circondano l’estremità posteriore della scissura laterale di Silvio e del primo solco temporale». Molto opportuna l’osservazione di G. Guaraldi, M. Venuta ed E. Orlandi, che iniziano col sottolineare come s.c., immagine del corpo, vissuto corporeo e altri termini consimili, rappresentano solo un tentativo di definire la corporeità come parte essenziale di un Io, e continuano dicendo che: «Oggetto di studio non è il corpo biologico in sé, ma questo in relazione con la vita psichica; è l’esperienza corporea, è come l’individuo sperimenta il suo corpo e come si struttura ed evolve questa esperienza». Sottolineiamo che è implicito il concetto del continuo divenire. Infatti soprattutto nel periodo dell’accrescimento, variano continuamente le sensazioni provenienti dal corpo in crescita e le informazioni provenienti dall’ambiente esterno (sia per il mutare di esso sia per la continua attività esplorativa del soggetto stesso) e pertanto dovrà cambiare per forza la sensazione globale che il soggetto ha del proprio corpo.

2. Finalità.​​ Come si è accennato la formazione dello s.c. è il presupposto per la formazione dell’immagine corporea e dell’immagine di sé; però già di per se stesso lo s.c. ha lo scopo di fornire al soggetto umano, come all’animale inferiore all’uomo, la percezione del proprio corpo sia in situazione statica sia in situazione dinamica; è possibile eseguire i vari movimenti armonicamente proprio perché il soggetto ha la corretta percezione del suo essere corporeo e gli equilibri si raggiungono con maggiore facilità.

Bibliografia

Delmas A.,​​ Vie e centri nervosi,​​ Milano, Masson, 1986; Guaraldi G. et al.,​​ L’immagine del corpo in psichiatria,​​ vol. VII, Quaderni Italiani di Psichiatria, Milano, Masson, 1988, 239-266; Schilder P.,​​ Immagine di sé e s.c.,​​ Milano, Angeli, 1988.

V. Polizzi

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SCHEMA CORPOREO

SCHMID Christoph von

 

SCHMID Christoph von

C.​​ von​​ Schmid, nato il 15-8-1768 a​​ Dinkelsbuhl,​​ morto il 3-9-1854 ad​​ Augsburg,​​ viene giustamente chiamato il “discepolo prediletto di​​ Sailer”. Ebbe occasione di conoscerlo come allievo e studente a Dillingen​​ (17831791).​​ Quanto​​ Sailer​​ elaborò sul piano teorico, S. lo tradusse nella prassi dell’educ. cristiana e della C. S. entrò nella scuola come incaricato e in seguito come ispettore delle scuole statali a​​ Thannhausen​​ (Mindel) — era il suo primo impiego autonomo come sacerdote — con l’incarico di insegnare tutte le materie nella scuola elementare (1796-

1816.​​ . In quel periodo S. incominciò a pubblicare le sue esperienze.

Ogni IR è fondato nella rivelazione e quindi nella storia (della salvezza). In particolare occorre imparare da Gesù che cosa deve essere insegnato e (soprattutto) in che modo. Conseguentemente la narrazione biblica viene al primo posto​​ (Biblische Geschichte für​​ Kinder​​ zum allgemeinen Gebrauche in den Volksschulen Bayerns,​​ München, 1801, 6​​ volumetti, molte ristampe e revisioni; lo stesso​​ Sailer​​ aveva proposto S. come autore). Subito dopo viene il narrare come tale, l’aspetto “storico” come tale, in quanto via primaria per accedere al cuore dei fanciulli e dei giovani. Di conseguenza S. si dedica incessantemente alla narrazione volume dopo volume, molti dei quali bestseller, iniziando con​​ Genoveffa​​ (1810) e soprattutto​​ Osterreier​​ (1816) — che lo resero celebre — pubblicati in edizioni popolari economiche; ci furono molte ristampe ed edizioni abusive diffuse ovunque (traduzioni in più di 20 lingue; non di rado, a seconda delle mentalità, furono manomesse). Già da bambino S. aveva fatto l’esperienza benefica delle narrazioni di suo padre, e anche del parroco, rispetto all’insegnamento arido e concettualistico del catechismo. Come incaricato, ebbe occasione di scoprire la narrazione su misura del fanciullo, servendosi di accurate analisi delle ripetizioni fatte dagli stessi fanciulli.

Più tardi, quando era canonico del duomo di​​ Augsburg​​ (dal 1827 al 1854 fu direttore scolastico; precedentemente fu parroco di​​ Oberstadion)​​ S. scrisse in particolare il​​ Katechismus der christkatholischen Religion für das Bistum Augsburg​​ (München, 1836;​​ introdotto anche a​​ Mainz;​​ raccomandato a Cincinnati, USA; cf il suo​​ Kleiner Katechismus,​​ München,​​ 1801, 16 pag.!). Questo catechismo è interamente riferito alla “storia sacra”. La materia da imparare a memoria è ridotta allo stretto indispensabile (cf il commento con il testo del catechismo, 5 volumetti,​​ Augsburg,​​ 1844-1845). Si aggiunsero anche narrazioni storico-agiografiche (Die​​ Apostel Deutschlands,​​ 3 volumetti,​​ Augsburg,​​ 18451846),​​ teatrini come “istruttivo divertimento per la gioventù”​​ (Kleine Schauspiele für Familienkreise,​​ 3​​ volumetti,​​ Augsburg, 1833),​​ il​​ Katholisches Gebetbuch für die Jugend​​ (Augsburg, 1851). S.​​ scrisse e raccolse canti di chiesa e canti di bambini in lingua volgare, che tuttora vengono usati​​ (Beim letzten Abendmahle, Ihr Kinderlein kommet,​​ cf​​ Christliche Gesänge zur öffentlichen Gottes-

Verehrung in katholischen Kirchen,​​ Augsburg, 1807).

Nell’educazione, nella​​ C.​​ e anche nelle materie profane S. volle ispirarsi al modello di Gesù (intuitivo-visivo, chiaro, riferito alla situazione). Gran conoscitore della letteratura di allora, S. svolse una vasta attività letteraria. La sua produzione nell’ambito della letteratura giovanile fu criticata, non senza ragione, a partire dal 1900, perché moralistica, sentimentale e (teologicamente) idilliaca.

Analogamente a quanto toccò a​​ Sailer,​​ S. fu oggetto di ammirazione come di rifiuto​​ (cf​​ Erinnerungen aus meinem Leben,​​ 4​​ vol.,​​ Augsburg, 1853-1857,​​ che però, sotto l’influsso dell’età, livellano la realtà). Rifiutò sempre le cattedre universitarie.

Bibliografia

R.​​ Adamski,​​ Chr. v.​​ Sch. als Religionspädagoge,​​ Ohlau,​​ 1932; F.​​ Brutscher,​​ Chr. v.​​ Sch. Eine pädagogisch-literarische Studie,​​ München, 1917; E. Dreesen,​​ Das Verhältnis Chr. v. Sch. zu J. M. Sailer in pädagogischer Hinsicht,​​ Bonn, 1926 (Diss.); H. Kreutzwald,​​ Zur Geschichte des Biblischen Unterrichts,​​ Freiburg, 1957; H. Pörnbacher (ed.),​​ Chr. v. Sch. und seine Zeit,​​ Weissenborn, 1968 (bibl.); Id. (ed.),​​ Chr. v. Sch. Erinnerungen und Briefe,​​ München 1968; F. X. Thalhofer,​​ Entwicklung des katholischen Katechismus in Deutschland von Canisius bis Deharbe,​​ Freiburg, 1899.

Eugen Paul

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SCHMID Christoph von

SCHREIBMAYR Franz

 

SCHREIBMAYR Franz

1.​​ Nato a Hannover (8-8-1907) S. vi passò gli anni della scuola e vi conseguì la maturità nel 1926. Studiò teologia a Freiburg i.Br. e a Innsbruck. Ivi entrò in contatto con il futuro circolo tedesco degli Oratoriani e acquisì quella competenza teologico-sistematica che più tardi seppe sfruttare catecheticamente. Ordinato sacerdote a Berlino nel 1934, vi rimase come cappellano. Nel 1938 si associò al rifondato Oratorium di Berlino, al quale fu affidato un servizio parrocchiale nelle vicinanze della celebre e famigerata Alexander-Platz. S. si occupò della pastorale dei fanciulli e dei giovani.

Nello stesso periodo Romano Guardini fu professore all’università Humboldtiana di Berlino, e l’Oratorium ebbe con lui intensi scambi teologici. In questo modo divennero fecondi i primi passi verso il movimento biblico e liturgico in Germania. La loro trasposizione nella pastorale e nella C. per opera di S. deve molto al lavoro di Guardini.

A partire dal 1939 S. lavorò con →​​ Tilmann​​ alla preparazione del nuovo catechismo kerygmatico, destinato a sostituire il vecchio catechismo unitario (di matrice neoscolastica). Collaborò con​​ Tilmann​​ al​​ Katholischer Katechismus der Bistümer Deutschlands​​ (→​​ Catechismo cattolico​​ delle​​ diocesi di Germania, 1955) e allo​​ Handbuch​​ (Manuale, sei vol.;​​ cf​​ →​​ Tilmann).​​ Il​​ Catechismo​​ deve a S. la sua struttura contenutistica, cioè l’ordine delle lezioni. Il merito di S. per il​​ Catechismo​​ come per lo​​ Handbuch​​ consiste soprattutto nella trasposizione della teologia sistematica, acquisita durante gli studi a​​ Innsbruck,​​ in una kerygmatica che si ispira alla teologia biblica. Essa deve molto a Heinrich Kahlefeld, Oratoriano e studioso del NT. L’accoglienza del nuovo​​ Catechismo​​ fu sostenuta da S. attraverso conferenze e articoli.

Nel 1968 gli fu conferito il Dottorato honoris causa in teologia dalla facoltà teologica di Innsbruck.

2.​​ S. è confondatore della → “Équipe europea per la catechesi” (1950), di cui fu presidente dal 1972 al 1974. È anche confondatore dell’”Institut für Katechetik und Homiletik” (IKH:​​ Istituto​​ per​​ la catechetica​​ e l’omiletica) di München.​​ Vi insegnò​​ Struttura sistematica dell’annuncio cristiano”. Per molti anni (fino alla pensione nel 1982) fu direttore dell’Istituto.

S. ha collaborato al​​ Glaubensbuch​​ (Libro della fede) per la 3a​​ e la 4“ elementare; al​​ Rahmenplan für​​ die​​ Glaubensunterweisung​​ (1967: programma-quadro per l’insegnamento della fede); alla revisione del​​ Catechismo​​ nel 1969​​ (Glauben – leben – handeln-,​​ credere – vivere – agire). Partecipò al congresso di C. missionaria di​​ Eichstätt​​ (1960), a quelli di Katigondo (Uganda, 1964) e di Manila (1967: Relazione “Il kerygma dell’evangelizzazione”). Collaborò pure al​​ Directorium Catechisticum Generale,​​ almeno per la III parte: “De nuntio christiano”, come pure alla preparazione del Congresso cat. internazionale del 1971.

3.​​ Da quanto indicato sopra risulta anche l’importanza di S. Egli può essere caratterizzato come il sistematico per eccellenza fra i kerygmatici tedeschi. Soprattutto le riflessioni teologiche sulle lezioni del​​ Catechismo​​ che si trovano nello​​ Handbuch​​ sono una eccellente espressione di C. sistematica alla luce della Bibbia. Una riscoperta di questo lavoro, che ormai appartiene alla storia, è interessante, anche se in seguito all’apertura che il Vaticano Il ha dato alla teologia, molte cose sono state formulate in senso più aperto.

Attraverso la sua attività di docente e di direttore dell’IKH S. ha allievi in tutto il mondo. La sua attività pubblicistica è continuata fino alla morte, avvenuta a Monaco il 17-12-1985. Di fronte alla C. incentrata sul destinatario e di fronte alla riscoperta della C. comunitaria, S. conserva la funzione di ricordare loro ciò che è “permanente”.

Bibliografia

Handbuch zum katholischen Katechismus,​​ 6 Halbbände, Freiburg, 1955ss; trad. ital.:​​ Somma catechistica,​​ Milano-Roma, Ancora-Herder, 6​​ vol.,​​ 1962-1966;​​ Wovon der Glaube lebt,​​ Frankfurt, 1973.​​ Numerosi art.​​ in​​ riviste e opere in collaborazione; part. importante:​​ Neue und zukunftsträchtige Ansätze in der Arbeit am neuen Katechismus von 1955,​​ in “Katechetische Blätter» 100 (1975) 715-737.

Günter Stachel

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SCHREIBMAYR Franz
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