MASS-MEDIA
È di questi anni una discussione che riguarda direttamente questo argomento e ne condizionerà la trattazione: i MM sono funzionali alla C.? Oppure ad essi bisogna rinunciare per puntare sui mezzi di comunicazione che rimangono disponibili alla utilizzazione del singolo e della piccola comunità (→ group-media)? Il congresso internazionale Audiovisivo ed Evangelizzazione, tenutosi a Monaco di Baviera nel novembre 1977, vide gruppi di esperti schierati su posizioni quasi diametralmente opposte. Gli anni hanno smorzato la polemica, ma non sembra sia progredita di molto la riflessione sull’utilizzabilità dei MM, mentre più grande si è fatta l’attenzione all’uso dell’ → audiovisivo nella C. Questo contributo si occupa delle condizioni di utilizzabilità dei MM. Si articola in due parti: I. Cos’è e come funziona il sistema dei MM; IL Catechesi e MM: le condizioni di una utilizzazione.
I. Cos’è e come funziona il sistema dei MM
1. Definizione di un concetto. Quando si parla di MM ci si può riferire ai mezzi tecnici utilizzati oggi per la comunicazione, facendo riferimento alla TV, alla radio, al cinema, alle agenzie di informazione, alla stampa, al disco (audio e video)... Una simile definizione del termine MM è certo legittima, ma è anche parziale. Il rischio è di perdere di vista la globalità della situazione e la sfida che questa pone alla Chiesa.
Un altro modo riduttivo e — questa volta — anche fuorviante di intendere il termine MM è utilizzarlo come sinonimo dell’insieme dei messaggi diffusi dai MM e ricevuti da un numero enorme di singoli uditori, un insieme considerato come un tutto coerente, quasi fosse un maxi-messaggio inviato da un super-emittente e poi accolto passivamente da ciascuno di noi.
Un terzo significato del termine MM potrebbe essere l’insieme del sistema di comunicazione proprio della società attuale . fa riferimento sia agli strumenti tecnici, sia alla pluralità di messaggi, sia — soprattutto — alla nuova mentalità nella gestione dell’informazione. Nelle pagine che seguono la parola è usata con questo significato.
2. Comunicazione e società. Si può affermare con sufficiente certezza che c’è una stretta relazione tra la complessità dei rapporti politico-economico-produttivi e la complessità delle reti di comunicazione: se in una società c’è un alto indice di interdipendenza tra le parti, c’è anche una proporzionata efficienza nelle comunicazioni. La nostra società ha un livello di complessità e di interdipendenza delle parti quanto mai elevato.
Una società di questo tipo semplicemente non può esistere senza reti di comunicazione, la cui potenza, sicurezza e velocità siano proporzionali al ritmo dell’economia, della produzione e delle esigenze della vita sociale. Non solo. Una simile società è ancora vivibile e non è ancora sotto totale controllo di chi detiene il potere economico e politico soltanto grazie alle dimensioni, alla potenza, alla duttilità e funzionalità assunte dai mezzi di comunicazione.
3. Una pluralità di reti di comunicazione. Non è corretto pensare ai MM come se costituissero l’unico sistema di diffusione dell’informazione, e come se questo fosse un sistema che goda di una sua indipendente efficienza. È più esatto pensare alla compresenza di più reti di comunicazione. Accanto ai MM ci sono i canali della comunicazione interpersonale, i quali non hanno l’estensione e la velocità dei primi, ma sono assai diversificati ed hanno un influsso decisamente superiore sulle nostre scelte, sulle nostre idee, sui nostri comportamenti. L’accogliere un messaggio che contraddica quanto si condivide nel gruppo implica per il soggetto dei costi personali (critiche, emarginazione, disagio...) che i MM non pagano; viceversa, l’adesione alle scelte del gruppo contro l’opinione espressa dai MM è tanto meno problematica, quanto più intenso è il senso di appartenenza al gruppo stesso.
4. Il soggetto umano e la comunicazione di massa. La situazione personale vissuta come ottimale da parte del soggetto umano è quella in cui permane una consonanza positiva tra il suo mondo intellettivo, la consapevolezza della propria vita affettiva e relazionale, e la consapevolezza del proprio comportamento. L’uomo non solo vive positivamente l’assenza di tensioni, ma tale situazione ricerca e difende. Ogni contraddizione tra le dimensioni della realtà personale (ogni dissonanza) implica lacerazioni e costi, tanto più elevati quanto più numerose e radicali sono le incompatibilità riscontrate. Per superare le situazioni di dissonanza ciascuno di noi mette in atto un processo tendente a costruire un nuovo equilibrio. L’energia che impegniamo in questa ricerca è direttamente proporzionale alla gravità del disagio e quindi alla centralità dei valori in gioco.
Se — da questi punti fermi — si guarda al comportamento dell’uomo di fronte ai vari messaggi disponibili, bisogna dire che l’accoglienza dell’uno o dell’altro non è casuale, né è dovuta anzitutto alla forza del mezzo di diffusione utilizzato: è piuttosto giustificata dalla situazione personale in cui si trova il soggetto. I messaggi infatti sono appetibili in correlazione alla loro capacità di confermare idee, comportamenti, relazioni già operanti, e di ridurre eventuali tensioni esistenti.
In queste affermazioni è esplicita l’esigenza di una ristrutturazione del discorso sul potere dei MM. C’è in sostanza un cambio di prospettiva da compiere: il modello non può essere una pluralità di singoli destinatari isolati in balia delle comunicazioni di massa; ma piuttosto quest’altro: il ricevente — a cui sono riconosciuti una propria identità e un progetto di vita entro un preciso contesto fatto di relazioni interpersonali e di condizioni fisico-economiche — dispone di una pluralità di comunicazioni, tra le quali sceglie in base alle sue esigenze e alle sue possibilità concrete, in vista di garantire “al meglio” la qualità della sua vita.
5. Le condizioni di efficacia dei MM. I mezzi di comunicazione di massa sono caratterizzati dalla capacità di registrare una grande quantità di informazioni, inviarle a qualsiasi distanza, in tempo reale, a disposizione di un numero illimitato di persone. Tutte queste possibilità hanno come controparte costi di impianto e di esercizio altissimi, che richiedono: una notevole complessità della macchina produttiva, per cui indispensabile è un’alta professionalità; un assiduo controllo dell’andamento del processo; uno sforzo economico proporzionato.
Ci sono fondamentalmente quattro modi per risolvere il problema finanziario: o si vendono informazioni e spettacolo a un pubblico il più numeroso possibile e nello stesso tempo si “vende” questo pubblico alle agenzie pubblicitarie (più numeroso è il pubblico, più alto è il costo per l’inserzionista); o interviene lo Stato, fissando un canone; oppure ci si vende ad un padrone, che per scopi collaterali accetta il deficit dell’operazione (ma non la mancanza di pubblico!); possono esserci formule “miste”. In tutti i casi però c’è una costante, ed è l’esigenza di un numero di spettatori proporzionale all’impegno economico: i MM cioè non possono rinunciare al consenso del pubblico.
Per ottenere questo consenso si deve operare in tre direzioni:
— ha successo un programma che risponda alle esigenze, al gusto, alle situazioni di vita proprie del maggior numero di persone possibile;
— ha successo un programma che utilizza un linguaggio immediatamente percepibile e godibile;
— ha successo un programma se può presentarsi come “sensazionale”, “nuovo”, in modo da attirare su di sé l’attenzione del pubblico.
Ogni tentativo di tradire le attese del pubblico, ogni tentativo di “convertire” il pubblico si è rivelato votato all’insuccesso. Correttivi a questa logica si hanno solo dove interviene lo Stato o altre organizzazioni a scopo non lucrativo, in modo da garantire spazio a programmi destinati a un pubblico relativamente ristretto e non oggetto dell’interesse dei pubblicitari.
6. Dalla comunicazione di massa alla massa di comunicazioni. All’inizio i programmi radiofonici e televisivi erano relativamente pochi, a tal punto che non era impossibile canalizzare il pubblico sui programmi voluti: la programmazione poteva essere fatta in modo da favorire la visione di un film o nascondere un determinato programma. Le cose ora sono cambiate. La tecnologia e lo sviluppo economico hanno reso possibile l’avvento di nuove reti radiofoniche e televisive: ora è sempre più il ricevente che costruisce il suo “programma”. Il telecomando può essere assunto come simbolo della nuova situazione.
II. Catechesi e MM: le condizioni di una UTILIZZAZIONE
L’argomento non è univoco. Può infatti sdoppiarsi in due interrogativi:
— È possibile fare C. attraverso i MM e come?
— Nella C. è possibile e utile prendere in considerazione programmi diffusi dai MM
(a contenuto esplicitamente religioso o meno)?
Questo secondo interrogativo non fa difficoltà; in genere la risposta è positiva, con maggiori o minori riserve a seconda che il catechista sia interessato a formare dei credenti consapevoli dell’ambiente in cui vivono. La difficoltà, le diffidenze sembrano invece riguardare il primo degli interrogativi (con una conseguente latitanza dell’impegno della Chiesa al riguardo).
Nessuno oggi pone in dubbio il fatto che la C. sia per definizione un’attività della comunità: la fede si vive, si celebra, si comunica essenzialmente nell’incontro interpersonale e nel coinvolgimento diretto. Perché allora interessarsi ai mezzi di comunicazione sociale?
1. Ricerca di maggior efficacia. Un primo motivo che di fatto giustifica questo interesse è la ricerca di una maggiore efficacia. Muovendo dalla constatazione che va riducendosi il numero delle persone attente al nostro messaggio e — d’altra parte — persuasi dell’enorme potere di convinzione dei MM, ci si sente in obbligo di mettere questo potere al “servizio” del Vangelo. Alla luce dei fatti però questa scelta porta a modalità di presenza che risultano improduttive e controindicate: è una scelta contraddittoria, perché obbedisce ad una logica di potere.
2. Per essere in ascolto e per servire. È tuttavia possibile accostarsi al mondo della comunicazione sociale con un atteggiamento più evangelico: per il bisogno di mettersi in ascolto e per il dovere di essere al servizio dei propri fratelli, credenti o non credenti non importa.
a) I mezzi di comunicazione sociale sono un luogo di ascolto della Parola di Dio. Dio ha parlato per mezzo dei profeti e in Cristo; la sua parola giunge a noi attraverso la Bibbia e attraverso la vita della Chiesa. Ma la Chiesa non è agente esclusivo, non smentibile di Dio. Dio non ha rinunciato a parlare agli uomini di oggi: parla negli avvenimenti e nelle catastrofi, nella voce di chi canta alleluia o bestemmia o critica e accusa con o senza amore; parla attraverso le speranze e le illusioni di chi legge la vita che viviamo ora, chiunque esso sia. Sappiamo infatti — per esperienza — che tra il profeta e l’asina a volte il nostro Dio può vedersi costretto a rinunciare alla collaborazione del profeta, quando si tratti di salvare l’uomo (cf Nm 22).
b) I MM sono un luogo di incontro con gli uomini. La Chiesa ha bisogno dei mezzi di comunicazione sociale per comprendere e ridire la Parola di Dio agli uomini di oggi: questo esige non solo una profonda esperienza di Dio, ma anche un’altrettanto profonda intimità con l’uomo, in modo da scrutare i momenti e la qualità della sua nostalgia di Dio, e in modo da apprendere il suo linguaggio.
c) I mezzi di comunicazione sono uno strumento con cui servire l’uomo. Si è avuto modo di mettere in evidenza come tutte le volte che a livello personale si crea una situazione di dissonanza, ognuno di noi si pone alla ricerca di ragioni e relazioni che gli permettano di risolvere la situazione di disagio: si tratta di riuscire a smentire ciò che ci mette in crisi, riconfermandoci nelle scelte precedenti; oppure giustificare il cambiamento in modo pieno e soddisfacente. In ambedue i casi sentiamo il bisogno del gruppo: del gruppo che partecipa alle nostre scelte di sempre, nel quale ci riconosciamo e a cui ci sentiamo di appartenere; oppure del gruppo a cui corrisponde il nuovo comportamento e alla cui appartenenza aspiriamo.
La comunità dei credenti ha vari modi per essere accanto a chi vive in situazione di difficoltà. Il sostegno più forte è la vita stessa di comunità: si realizza nelle celebrazioni liturgiche, ma anche in azioni concrete e nella creazione di un ambiente di piena accoglienza.
L’interrogativo che ci si deve porre oggi è se tutto questo sia sufficiente o non ci si debba impegnare in nuove forme di comunicazione e partecipazione. In un tempo in cui la quasi totalità delle informazioni sulla società e sull’ambiente, per la maggior parte della gente, passa attraverso la TV, la radio, il quotidiano, il settimanale (per i poveri dal punto di vista culturale TV e radio sono le sole fonti) non è segno di responsabilità pastorale rimanere latitanti o accontentarsi di una presentazione trionfalistica di alcuni momenti ufficiali o della semplice trasposizione sul video o al microfono di forme intraecclesiali di comunicazione (omelie, messe, lezioni di teologia). La strada da percorrere probabilmente è un’altra, e consiste nell’interessarsi ai vari aspetti della vita attuale che per il credente costituiscono difficoltà, dubbio; oppure conforto e sostegno. E ciò attraverso un linguaggio realmente rispettoso del pubblico a cui ci si rivolge.
Un servizio non molto dissimile la comunità cristiana deve a tutti coloro che non credono, ma vivono la problematicità della vita umana. In molte occasioni le attese di credenti e non credenti non si differenziano affatto, perché i problemi che mettono in crisi la coscienza laica sono gli stessi che si pone il cristiano: la pace, l’ingiustizia, la distribuzione delle ricchezze, l’educazione, la vita e la morte, il futuro, la funzione della religione... Questo tipo di servizio attraverso i mass-media non riuscirà tanto facilmente ad autofinanziarsi: dovrà intervenire la comunità allo stesso modo con cui interviene nella costruzione delle scuole, delle chiese, degli ospedali.
Conclusione. È necessaria una conversione? Per utilizzare i MM nel modo in cui si è detto è necessario assumere una mentalità che in buona misura non ci è abituale.
Entrare realmente nel sistema di comunicazione dei MM significa accettare una serie di regole piuttosto precise, anche se non scritte: è necessario riconoscere il diritto del pubblico all’informazione e al dibattito; accogliere come corretto l’uso di progressive approssimazioni per giungere a una verità più piena; far “buon viso” ad eventuali prevaricazioni (dando per certa l’intelligenza dei recettori) piuttosto che invocare forme censorie.
Tutto ciò non può valere soltanto nell’ambito della società civile: deve essere vero anche all’interno della comunità ecclesiale. Ne deriva l’impegno di migliorare le reti di comunicazione in modo che le aree di “segreto” o di “riservato” vengano drasticamente ridotte, e le informazioni possano andare non solo dall’alto verso il basso, ma anche viceversa e in modo circolare.
I MM non sono un mostro che l’uomo si è costruito e da cui ora rischia di essere schiacciato. Nonostante le molte ambiguità, questa è l’area dove si rispecchiano la consapevolezza e l’impegno ideale dell’uomo contemporaneo.
Bibliografia
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Franco Lever