KERYGMATICA (Catechesi)
Le espressioni C. “kerygmatica” (= ker.) e rinnovamento “kerygmatico” della C. vogliono indicare generalmente sia un periodo o una tappa particolare del movimento cat., sia un’istanza di riscoperta dell’essenziale e di ritorno al Vangelo valida per ogni forma
di C.
I. Il rinnovamento ker. della C. nella STORIA DEL MOVIMENTO CAT.
Nella storia del mov. cat. del nostro secolo si è soliti distinguere, in termini generali, una prima tappa di rinnovamento metodologico, ispirata in gran parte dallo sviluppo delle idee pedagogiche e psicologiche (fino alla seconda guerra mondiale), e un secondo periodo chiamato kerygmatico, ispirato prevalentemente dal rinnovamento teologico-pastorale e centrato soprattutto sulla revisione del contenuto della C. e della predicazione (dalla seconda guerra mondiale al Vat. II).
1. L’humus generale di questa tappa ker. è quel generale “ritorno alle fonti” che, nella prima metà del sec. XX, ha caratterizzato i movimenti biblico, liturgico, patristico e teologico. In questo contesto, anche la C. ha avuto la possibilità di attuare una revisione contenutistica tante volte tentata, ma senza successo, lungo la storia, allorché pastori e catecheti più illuminati avevano propugnato il superamento dell’insegnamento religioso arido e astratto dei catechismi in nome di una presentazione più vitale, storica e organica del messaggio cristiano. Si pensi, per es., a figure come J. Fénelon (16511715), C. Fleury (1640-1723), J. M. → Sailer (1751-1832), J. B. → Hirscher (17881865), J. H. Newman (1801-1880), P. Guéranger (1806-1875), mons. Landrieux (18571926), ecc. (cf → F. X. Arnold, 1953; J. → Colomb, 1969; A. Etchegaray Cruz, 1983). Al centro del rinnovamento ker. della C. si trova la riscoperta e valorizzazione del kerygma (= K.) apostolico, cioè del nucleo centrale dell’annuncio evangelico e della predicazione apostolica. Nel suo significato originario, il K., da ϰηρύσσειν (proclamare, annunciare), è il primo messaggio evangelico, la buona novella degli interventi salvifici di Dio nella storia, coronati nel mistero pasquale di Cristo (cf At 2,14-39). Contenuto essenziale del K. è l’annuncio del Regno di Dio realizzato in Gesù Cristo, morto e risorto, Salvatore e Signore della storia. Il K. è anche appello alla conversione e invito alla partecipazione, attraverso la fede e i sacramenti, nella vita e nella missione della Chiesa come popolo messianico. La riscoperta dell’importanza del K. e delle sue conseguenze in campo pastorale e cat. è stata vissuta in forma differente nelle due aree principali del movimento cat. europeo: quella tedesca e quella francese.
2. Nell’area culturale tedesca il rinnovamento ker. è legato anzitutto all’opera di → J.
A. Jungmann (1889-1975) e al gruppo di gesuiti della Fac. Teol. di Innsbruck (Austria), promotori della riflessione e discussione attorno alla “teologia della predicazione” (“erkùndigungstheologie”). Punto di partenza è stata l’opera di Jungmann, Die Frohbotschaft und unsere Glaubensverkundigung, Regensburg, Pustet, 1936, cui hanno fatto eco altri colleghi, come F. Lackner ('Theorie einer Verkùndigungstheologie, in “Theologie der Zeit” 3 [1939] 1-61), J. B. Lotz (Wissenschaft und Verkùndigung, in “Zeitschrift fùr kath. Theol.” 62 [1938] 465-502), H. Rahner (1958).
L’istanza centrale di questo gruppo era un grido di allarme di fronte a una situazione pastorale molto negativa: quella cioè della conoscenza disarticolata, arida e senza mordente della fede da parte dei cristiani. Alla radice di questa realtà vengono individuati la C. dei catechismi tradizionali (che sono dei compendi di teologia scolastica), la predicazione e la stessa teologia imparata nei seminari, più preoccupata della chiarezza dei concetti che della vitalità del messaggio. Si auspica perciò una più precisa distinzione tra teologia e predicazione (“Dobbiamo conoscere il dogma, ma dobbiamo predicare il kerygma”); una visione rinnovata, armonica e entusiasmante del messaggio da trasmettere (“Bisogna che la predicazione ritorni ad essere l’annuncio di una grande gioia e il messaggio di una beatitudine: la gioia di Cristo nato, morto e risorto per noi, la beatitudine della volontà paterna di Dio profondamente conosciuta, liberamente accettata e generosamente seguita”: G. B. Guzzetti 1950, 267); anzi, la creazione di una scienza teologica speciale: la “teologia della predicazione”. Se la richiesta di una scienza teologica specifica è stata generalmente respinta dai teologi (cf ad es. M. Schmaus, Brauchen wìr eine Tbeologie der Verkundigung?, in “Die Seelsorge” 16 [1938-1939] 1-12), l’influsso effettivo della controversia ker. nella teologia, nella pastorale e nella C. è stato di enorme portata. Per ciò che riguarda la C., l’istanza contenuta nell’appello di Innsbruck è stata raccolta e approfondita da diversi pastoralisti e catecheti, quali per es. F. X. Arnold,
J. Hofinger, → G. Delcuve, K. Tilmann, → F. Schreibmayr, D. Grasso (cf bibl.). E un frutto maturo del rinnovamento ker. è stato a suo tempo il famoso → Catechismo cattolico tedesco del 1955 (Katholischer Katechismus der Bistùmer Deutschlands, Freiburg, Herder, 1955; trad. ital.: Catechismo della dottrina cattolica, Roma, Herder, 1957), presto tradotto e diffuso in tutto il mondo. Questo catechismo rappresentava, nella metodologia, l’applicazione del cosiddetto “metodo di → Monaco” e, nel contenuto, la condensazione del rinnovamento ker. della C.
Al suo apparire, fu salutato come una presentazione esemplare del messaggio cristiano (cf J. A. Jungmann, Le nouveau catéchisme allemand. Vne présentation modèle du message du salut, in “Lumen Vitae” 10 [1955] 605-614), come una realizzazione che, riallacciandosi alla tradizione della predicazione apostolica e patristica, di sant’Agostino (De catechizandis rudibus) e san Tommaso, del Catechismo Romano e dei pionieri del rinnovamento contenutistico della C. (come J. M. Sailer, J. B. Hirscher, ecc.), riusciva a ricomporre l’organicità e significatività del messaggio cristiano: “Il Catechismo cattolico presenta il “messaggio come un tutto organico, incentrato in Gesù Cristo, che tende vitalmente alla realizzazione del Regno di Dio. La religione cristiana non si riduce più a una serie di tesi o di verità raccolte in un sistema astratto, ma si presenta come la chiamata di Dio all’uomo, per salvarlo in Cristo” (lez. 13)” (A. Etchegaray Cruz, 1983, 323). Un’altra significativa manifestazione del rinnovamento ker. della C. è stata la Settimana Internazionale di studio sulla C. missionaria di Eichstatt, Germania, del 1960 (cf bibl.). Questo convegno, organizzato da J. Hofinger, ha costituito, per la quantità, qualità e rappresentatività dei suoi partecipanti, un momento importante di approfondimento e di diffusione delle istanze ker. nell’esercizio della C.
3. Dopo revocazione dei fatti e nomi particolarmente implicati nel rinnovamento ker. della C. nell’area tedesca, possiamo così riassumerne i principali principi e istanze:
— Distinzione tra predicazione (C.) e teologia. Questa ha sempre un ruolo importante di chiarificazione e di approfondimento, ma il contenuto della predicazione si deve ispirare più direttamente al Vangelo.
— Il messaggio, come contenuto, ha il primato sul metodo: “Non è il metodo che deve determinare il contenuto, ma viceversa il contenuto deve determinare il metodo dell’istruzione religiosa e della predicazione” (F. X. Arnold 1953, 78).
— La S. Scrittura non va più considerata come semplice “autorità” per confermare la dottrina, ma come vera fonte principale della C.
— In particolare, il K. apostolico va riscoperto come forma originaria del messaggio cristiano, che appare così non come un insieme di dottrine, comandamenti e riti, bensì come un lieto annuncio di salvezza. Il K. deve assicurare alla C. organicità e concentrazione, vitalità e significatività, un linguaggio aderente alla vita e il carattere di annuncio e di testimonianza.
— Il centro del K. è il Cristo. Di qui anche il carattere essenzialmente cristocentrico della predicazione e della C.: “Tutta la predicazione è per sua stessa natura cristocentrica, perché annunzio del piano divino della salvezza, tutto centrato nel Cristo. Vuol dire che l’ordine della C., quello cioè in cui disporrà le varie verità da proporre, sarà paragonabile non a quello di una catena, ma di una spirale, di una ruota nella quale tutti i raggi partono e si ricongiungono con un centro. La C. procede non per addizione, ma per assimilazione vitale” (D. Grasso 1960, 443).
— Va riscoperto e valorizzato anche il carattere storico, salvifico e vitale della storia della salvezza, quale disegno interpellante di Dio che offre il suo amore e invita a una risposta impegnativa di amore.
— Nella predicazione e nella C. va curato in modo particolare il collegamento organico tra tutte le parti o aspetti del messaggio cristiano: dogma, morale, storia, liturgia e vita devono apparire come aspetti complementari di un unico mistero di salvezza, quello cioè del disegno di amore di Dio in Cristo, cui deve rispondere l’uomo.
4. Nella tradizione francese il rinnovamento contenutistico della C. ha seguito altre vie e modalità, pur coincidendo nel ritorno alle fonti, specialmente bibliche (si pensi, per es. all’opera fondamentale di J. Colomb, Aux sources du catcchisme, Paris, Desclée, 19461947). Ma per quanto concerne il K., nel contesto pastorale e missionario della Chiesa francese è stato soprattutto sottolineato il suo carattere di primo annuncio del Vangelo ai non credenti, in vista della conversione. In questo senso, se per i tedeschi il K. rappresentava il nucleo genuino del messaggio in contrapposizione alla teologia, per i francesi il K. è soprattutto il momento missionario che precede la C. propriamente detta (cf A. Rétif, P. Hitz, A. Liégé, A. M. Henry). La C., da questo punto di vista, si distingue dal K., anche se è in continuità con esso: “In un certo senso, la C. non dice niente di più del K. Come, pure in un certo senso, la quercia non dice niente di nuovo riguardo alla ghianda da cui procede. La C. mostra tutto lo sviluppo e la virtualità del K. Ma la C. è rivolta ai convertiti che hanno già ricevuto, accolto e ascoltato il K.” (A. M. Henry 1961, 17). Come si vede, pur distinguendo chiaramente tra C. e K., si può sempre parlare di un rinnovamento ker. della C., in quanto questa trova sempre nel K. un modello a cui ispirarsi e un nucleo da sviluppare e approfondire (cf J. Colomb 1969, 6).
II. La C. ker.: pregi e limiti
Il rinnovamento ker. della C. ha avuto un ruolo di enorme importanza nel movimento cat. degli anni ’50 e ’60, in tutto il mondo. Nella sua scia si sono celebrati convegni, si sono rinnovati programmi e testi (si pensi, per l’Italia, alla diffusione dei testi La scoperta del Regno di Dio, Torino-Leumann, LDC, dal 1963), è stato avviato il rinnovamento cat. in molti paesi. Ma altre esigenze e problemi cat. ne hanno messo in risalto i limiti, soprattutto dopo il Vat. II, obbligando a ridimensionarne la portata e impedendo di vedere in esso quasi il toccasana per rispondere a tutti i problemi della C. Due esempi: partendo dai problemi della predicazione missionaria, A. M. Nebreda, già fin dal tempo del convegno di Eichstatt (1960), aveva avvertito sull’insufficienza del
K. e sulla necessità di prestare più attenzione ai bisogni e ai condizionamenti antropologici dell’apertura alla fede (cf A. M. Nebreda, Kerygma in crisis?, Chicago, 1965). In un altro contesto, H. Halbfas ha anche messo a nudo le vistose carenze dell’annuncio ker. in una società secolarizzata e pluralista (cf H. Halbfas, Linguaggio ed esperienza nell’insegnamento della religione, Roma-Brescia, Herder-Morcelliana, 1970). E in questo senso, il movimento cat. postconciliare ha portato con sé un certo superamento dell’epoca ker., introducendo diverse altre istanze e accenti: la dimensione antropologica e esperienziale, la rilevanza politica e liberatrice della C., l’opzione evangelizzatrice, la dimensione comunitaria, la C. come comunicazione, ecc. Ma questo non toglie che il rinnovamento ker. rappresenti uno spirito sempre valido e abbia incorporato, nell’ambito della riflessione cat., una serie di valori (come il cristocentrismo, l’ispirazione biblica, la visione organica e vitale del messaggio cristiano, ecc.) che oramai appartengono al patrimonio assodato del rinnovamento della C. nel nostro secolo.
Bibliografìa
F. X. Arnold, Il ministero della fede, Alba, Ed. Paoline, 1953; J. Colomb, Al servizio della fede, vol. I, Leumann-Torino, LDC, 1969, 4-6; A. Etchegaray Cruz, Storia della catechesi, Roma, Ed. Paoline, 1983, 302-325; H. Fischer (ed.), Histoire et significatici! du catéchisme biblique, Paris, Ceri, 1958; D. Grasso, Il kerigma e la predicazione, in “Gregorianum” 41 (1960) 424-450; G. B. Guzzetti, La controversia sulla “teologia della predicazione”, in “La Scuola Cattolica” 78 ( 1950) 260282; A. M. Henry, Avant-propos de l’édition en langue frangaise, in: Renouvellement de la catéchèse (cf sotto), 7-26; Io., La forza del Vangelo, Assisi, Cittadella, 1969; P. Hitz, L'annunzio missionario del Vangelo, Roma, Ed. Romane Marne, 1959; J. Hoeinger, Notre message. Principaux themes de la prédication chrétienne, Bruxelles, Lumen Vitae, 1955; Id., Il nostro messaggio, in Per far conoscere e amare Gesù Cristo, Brescia, La Scuola, 1959, 4467; Id., The Art of Teaching Christian Doctrine, Notre Dame, Indiana, 1963; J. A. Jungmann, Die Frohbotschaft und unsere Glaubensverkùndigung, Regensburg, Pustet, 1936; Id., Chrislus als Mittelpunkt religioser Erziehung, Freiburg, Herder, 1939; Id., Le problème du message à transmeltre ou le problème kérygmatique, in “Lumen Vitae” 5 (1950) 271-276; Id., La predicazione alla luce del Vangelo, Roma, Ed. Paoline, 1965; Id., Catechetica, Alba, Ed. Paoline, 19693; A. Liégé, Evangélisation, in Catholicisme, t. IV, Paris, Letouzey et Ané, 1956, 755-764; H. Rahner, Teologia e Kerigma, Brescia, Morcelliana, 1958; Renouvellement de la catéchèse (Atti della Settimana Internazionale di Eichstatt sulla C. missionaria), Paris, Ceri, 1961 [Ed. ital. parziale: Catechesi e missione, in “La Missione” (Milano) 15, 1962, n. 30]; B. Truffer, Das material-kerygmatische Anliegen in der Katechetik der Gegenwart, Freiburg, Herder, 1962; G. Weber, L'insegnamento della religione come annuncio, Leumann-Torino, LDC, 1964.
Emilio Alberich