JUNGMANN Josef Andreas
Nacque nel 1889 a Sand in Täufer (Alto Adige), allora in Austria. Entrato nel seminario diocesano, divenne prete secolare nel 1913. Dopo un’esperienza pastorale significativa di quattro anni entrò nell’Ordine dei Gesuiti a Innsbruck, dove fece la carriera universitaria come professore di teologia pastorale. Insegnò liturgia, catechetica e pedagogia.
J. non fu esclusivamente un catecheta, però non si può nemmeno affermare che si sia occupato di cat. solo casualmente. Le opere che gli meritarono il titolo di “pioniere”, “iniziatore”, “precursore”, furono quelle di natura cat. Guidato dall’idea che senza una conoscenza storica dello sviluppo del cristianesimo non sia possibile indicare una via al rinnovamento dell’annuncio della fede (Glaubensverkiindigung), J. scrutò con pazienza tenace “il vissuto” pastorale (das Gewordene) dai suoi inizi, là dove la forma primitiva dell’annuncio era ancora chiara e intelligibile e dove “l’aggancio” nuovo era ricco di promesse. L’annuncio primordiale della fede, secondo J., era concentrato intorno al Cristo risorto. Con il tempo, però, prevalgono altri temi, e il kerygma primario venne gradualmente oscurato e frammentato. Si scompose in diversi oggetti: la divinità del Signore, la sua vita terrena, il mistero della Trinità, lo Spirito Santo, la Madre di Dio, la Chiesa, i sacramenti, i santi. L’analisi di questo cambiamento ci porta alle lotte cristologiche, precisamente alla lotta contro l’arianesimo.
Tale insistenza influì gravemente sul kerygma primitivo, frantumandolo in sezioni separate. Nella situazione di “cristianità”, che si prolungò per molti secoli, l’arte dell’annuncio della fede passò in secondo piano. Oggi però, in condizioni completamente cambiate, occorre, secondo J., un ritorno “alla totalità” (zum Ganzen). Egli insiste fortemente sulla concentrazione e soprattutto sulla retta percezione del Cristo risorto: occorre una C. “Christozentrik”. Per questo il nostro annuncio della fede deve partire dal presupposto di comunicare agli ascoltatori un’immagine completa, e come tale deve orientarsi sempre verso un centro. Questo centro deve essere solamente Cristo. Egli è il nucleo di concentrazione, il cerchio da cui i raggi si dipartono in tutte le direzioni, rimanendo però sempre uniti in un unico punto. Per quanto riguarda questo centro, J. afferma: non si tratta di presentare Cristo solamente come una Persona eminente, la più grande figura della storia umana, ma di presentare lo sviluppo della sua opera redentrice sia nello svolgersi dei fatti, sia nella loro connessione interna. Se disegniamo Cristo, dice
J., non lo dobbiamo presentare con le mani vuote.
Sotto l’influsso di J. (morto nel 1975), la catechetica attuale ha imparato che il compito cat. non si risolve con il solo rinnovamento del metodo. L’interesse primario si rivolge ora al contenuto della C., e porta a una salutare presa di coscienza del nucleo della lieta novella. L’opera scientifica di J. merita attenzione. La maggioranza delle sue pubblicazioni riguarda il campo liturgico. Altre sue opere dilatano il quadro contenutistico e trattano seriamente la problematica pastorale-cat. Senza di esse J. non sarebbe quello che è. Esse furono alla base della controversia kerygmatica; diedero l’impulso decisivo a ripensare “pastoralmente” tutto lo studio teologico, trovando un’eco nelle discussioni dei Padri durante il Concilio Vaticano II; rappresentano una nuova fase nel rinnovamento cat.
Bibliografia
1. Opere.
Vie Stellung Christi im liturgischen Gebet, Münster, Aschendorff, 1925; Vie Frohbotschaft und unsere Glaubensverkündigung, Regensburg, Pustet, 1936; Christus als Mittelpunkt religiöser Erziehung, Freiburg, Herder, 1939; Neue Konzentration in der religiösen Unterweisung, in “Katechetische Blätter” 66 (1940) 41-44; Kerygmatische Fragen, in «Zeitschrift für katholische Theologie» 65 (1941) 153-160; La place de Jésus-Christ dans la catêchèse et la prédication, in «Lumen Vitae» 7 (1952) 573-582; Katechetik. Aufgabe und Methode der religiösen Unterweisung, Freiburg, Herder, 1953. Trad. ital. Catechetica, Alba, Ed. Paoline, 1956; Glaubensverkündigung im Lichte der Frohbotschaft, Innsbruck, Tyrolia, 1963. Trad. ital. La predicazione alla luce del Vangelo, Roma, Ed. Paoline, 1965.
2. Studi.
B. Fischer – H. B. Meyer (ed.), J. A. Jungmann, ein Leben für Liturgie und Kerygma, Innsbruck, Tyrolia, 1975; M. PranjiC, Christus als Mittelpunkt der Glaubensverkündigung nach J. A. Jungmann, Zagreb, KSC, 1983.
Marko Pranjic
KAMPMANN Theoderich
1. Biografia. Nato 1’11-8-1899 a Hattingen (Ruhr); dopo la prima guerra mondiale studiò teologia a Bonn, Paderborn e Freiburg; fu ordinato sacerdote nel 1924 e svolse attività pastorali a Bochum e Hagen; studiò le opere di Dostoevskij e Kierkegaard; ebbe incontri con Cari Muth (riv. “Hochland”) e Theodor Haecker; dal 1926 fu insegnante di religione in scuole superiori a Bochum e (dal 1953) a Hagen; nello stesso tempo studiò germanistica, storia e filosofia a Münster, dove si laureò nel 1931 (doti, in filosofia) con una tesi su Dostoevskij in Deutschland; dal 1935 fu professore di pedagogia e di catechetica all’accademia filosofico-teologica di Paderborn; dopo la seconda guerra mondiale fondò l’opera di formazione cristiana “Die Hegge” e un istituto secolare femminile che porta lo stesso nome; dal 1956 fu professore di pedagogia religiosa e di kerygmatica all’università di Monaco; nel 1964-1965 fondò a Monaco un istituto internazionale di pedagogia religiosa ; nel 1968 diventò emerito; proseguì l’attività letteraria fino alla morte (6-41983) a Monaco.
2. Pedagogia cristiana. Ricollegandosi al concetto classico (antico e umanistico) di formazione, K. pone come fine dell’educazione cristiana il “compimento dell’essere”. Egli distingue tra “educazione antropocentrica” (formazione personale riferita alla totalità dell’essere umano) e “istruzione cosmocentrica” (introduzione alla realtà differenziata del mondo, della natura, della cultura e della storia). L’educazione religiosa consiste inoltre in una “lettura teocentrica di primo grado”, che si realizza come incontro con il mistero della vita e dell’essere come tale, e in cui l’uomo è coinvolto nella profondità e nel centro della sua persona. La “lettura teocentrica di secondo grado” indica infine l’incontro con il Dio vivente, nel modo in cui è reso possibile attraverso la rivelazione di questo Dio nella storia.
3. Annuncio indiretto. Il concetto “annuncio indiretto” è il più caratteristico della pedagogia religiosa di K. Ricollegandosi al metodo della “comunicazione indiretta” di Kierkegaard, K. sviluppa un’ermeneutica di testi letterari, in cui seleziona e interpreta affermazioni sull’esperienza religiosa e cristiana della vita ricavate dalle opere di Shakespeare, Dostoevskij, Werner Bergengruen, Gertrud von Le Fort, ecc. In questo modo la poesia diventa testimonianza della ricerca religiosa dell’uomo e di forme personali di fede che si esprimono in molteplici aspetti. Il fatto di poter incontrare in modo indiretto, comunque molto penetrante, gli autori nelle loro esperienze religiose concrete, può diventare per i destinatari dell’IR e dell’annuncio un impulso efficace per la coscientizzazione religiosa personale e per una scelta di fede, come pure per un confronto diretto con la dottrina della fede della Chiesa (catechismo).
Bibliografia
1. Opere.
Anthropologische Grundlagen ganzheitlicher Frauenbildung, 2 vol., Paderborn, 1946; Kierkegaard als religiöser Erzieher, Paderborn, 1949; Die Welt Werner Bergengruens, Warendorf, 1952; Gelebter Glaube, Warendorf, 1957; Dichtung als Zeugnis, Warendorf, 1958; Erziehung und Glaube, München, 1960; Das Geheimnis des Alten Testaments, München, 1962; Das Kirchenjahr, Paderborn, 1964; ]ugendkunde und Jugendführung, 2 vol., München, 1966-1970; Das verhüllte Dreigestirn (Bergengruen, von Le Fort, Schneider), Paderborn, 1973.
2. Studi.
G. Lange – W. Langer (ed.), Via indirecta. Beiträge zur Vielstimmigkeit der christlichen Mitteilung (Festschrift zum 70. Geburtstag), München, 1969 (ampia bibl.).
Wolfgang Langer
KERYGMATICA (Catechesi)
Le espressioni C. «kerygmatica» (= ker.) e rinnovamento “kerygmatico” della C. vogliono indicare generalmente sia un periodo o una tappa particolare del movimento cat., sia un’istanza di riscoperta dell’essenziale e di ritorno al Vangelo valida per ogni forma di C.
I. Il rinnovamento ker. della C. nella storia del movimento cat.
Nella storia del mov. cat. del nostro secolo si è soliti distinguere, in termini generali, una prima tappa di rinnovamento metodologico, ispirata in gran parte dallo sviluppo delle idee pedagogiche e psicologiche (fino alla seconda guerra mondiale), e un secondo periodo chiamato kerygmatico, ispirato prevalentemente dal rinnovamento teologico-pastorale e centrato soprattutto sulla revisione del contenuto della C. e della predicazione (dalla seconda guerra mondiale al Vaticano II).
1. L’humus generale di questa tappa ker. è quel generale “ritorno alle fonti” che, nella prima metà del sec. XX, ha caratterizzato i movimenti biblico, liturgico, patristico e teologico. In questo contesto, anche la C. ha avuto la possibilità di attuare una revisione contenutistica tante volte tentata, ma senza successo, lungo la storia, allorché pastori e catecheti più illuminati avevano propugnato il superamento dell’insegnamento religioso arido e astratto dei catechismi in nome di una presentazione più vitale, storica e organica del messaggio cristiano. Si pensi, per es., a figure come J. Fénelon (16511715), C. → Fleury (1640-1723), J. M. → Sailer (1751-1832), J. B. → Hirscher (17881865), J. H. Newman (1801-1880), P. Guéranger (1806-1875), mons. Landrieux (18571926), ecc. (cf → F. X. Arnold, 1953; J. → Colomb, 1969; A. Etchegaray Cruz, 1983). Al centro del rinnovamento ker. della C. si trova la riscoperta e valorizzazione del kerygma (= K.) apostolico, cioè del nucleo centrale dell’annuncio evangelico e della predicazione apostolica. Nel suo significato originario, il K., da zripócraciv (proclamare, annunciare), è il primo messaggio evangelico, la buona novella degli interventi salvifici di Dio nella storia, coronati nel mistero pasquale di Cristo (cf At 2,14-39). Contenuto essenziale del K. è l’annuncio del Regno di Dio realizzato in Gesù Cristo, morto e risorto, Salvatore e Signore della storia. Il K. è anche appello alla conversione e invito alla partecipazione, attraverso la fede e i sacramenti, nella vita e nella missione della Chiesa come popolo messianico. La riscoperta dell’importanza del K. e delle sue conseguenze in campo pastorale e cat. è stata vissuta in forma differente nelle due aree principali del movimento cat. europeo: quella tedesca e quella francese.
2. Nell’area culturale tedesca il rinnovamento ker. è legato anzitutto all’opera di → J. A. Jungmann (1889-1975) e al gruppo di gesuiti della Fac. Teol. di Innsbruck (Austria), promotori della riflessione e discussione attorno alla “teologia della predicazione” (“Verkiindigungstheologie”). Punto di partenza è stata l’opera di Jungmann, Die Frohbotschaft und unsere Glaubensverkündigung, Regensburg, Pustet, 1936, cui hanno fatto eco altri colleghi, come F. Lackner (Theorie einer Verkiindigungstheologie, in “Theologie der Zeit” 3 [1939] 1-61), J. B. Lotz (Wissenschaft und Verkiindigung, in “Zeitschrift für kath. Theol.” 62 [1938] 465-502), H. Rahner (1958).
L’istanza centrale di questo gruppo era un grido di allarme di fronte a una situazione pastorale molto negativa: quella cioè della conoscenza disarticolata, arida e senza mordente della fede da parte dei cristiani. Alla radice di questa realtà vengono individuati la C. dei catechismi tradizionali (che sono dei compendi di teologia scolastica), la predicazione e la stessa teologia imparata nei seminari, più preoccupata della chiarezza dei concetti che della vitalità del messaggio. Si auspica perciò una più precisa distinzione tra teologia e predicazione (“Dobbiamo conoscere il dogma, ma dobbiamo predicare il kerygma”); una visione rinnovata, armonica e entusiasmante del messaggio da trasmettere (“Bisogna che la predicazione ritorni ad essere l’annuncio di una grande gioia e il messaggio di una beatitudine: la gioia di Cristo nato, morto e risorto per noi, la beatitudine della volontà paterna di Dio profondamente conosciuta, liberamente accettata e generosamente seguita”: G. B. Guzzetti 1950, 267); anzi, la creazione di una scienza teologica speciale: la “teologia della predicazione”. Se la richiesta di una scienza teologica specifica è stata generalmente respinta dai teologi (cf ad es. M. Schmaus, Brauchen wir eine Theologie der V erkündigung?, in “Die Seelsorge” 16 [1938-1939] 1-12), l’influsso effettivo della controversia ker. nella teologia, nella pastorale e nella C. è stato di enorme portata. Per ciò che riguarda la C., l’istanza contenuta nell’appello di Innsbruck è stata raccolta e approfondita da diversi pastoralisti e catecheti, quali per es. F. X. Arnold, → J. Hofinger, → G. Delcuve, → K. Tilmann, → F. Schreibmayr, D. Grasso (cf bibl.). E un frutto maturo del rinnovamento ker. è stato a suo tempo il famoso → Catechismo cattolico tedesco del 1955 (Katholischer Katechismus der Bistùmer Deutschlands, Freiburg, Herder, 1955; trad. ital.: Catechismo della dottrina cattolica, Roma, Herder, 1957), presto tradotto e diffuso in tutto il mondo. Questo catechismo rappresentava, nella metodologia, l’applicazione del cosiddetto “metodo di → Monaco” e, nel contenuto, la condensazione del rinnovamento ker. della C.
Al suo apparire, fu salutato come una presentazione esemplare del messaggio cristiano (cf J. A. Jungmann, Le nouveau catéchisme allemand. Une présentation modèle du message du salut, in “Lumen Vitae” 10 [1955] 605-614), come una realizzazione che, riallacciandosi alla tradizione della predicazione apostolica e patristica, di sant’Agostino (De catechizandis rudìbus) e san Tommaso, del Catechismo Romano e dei pionieri del rinnovamento contenutistico della C. (come J. M. Sailer, J. B. Hirscher, ecc.), riusciva a ricomporre l’organicità e significatività del messaggio cristiano: “Il Catechismo cattolico presenta il “messaggio come un tutto organico, incentrato in Gesù Cristo, che tende vitalmente alla realizzazione del Regno di Dio. La religione cristiana non si riduce più a una serie di tesi o di verità raccolte in un sistema astratto, ma si presenta come la chiamata di Dio all’uomo, per salvarlo in Cristo” (lez. 13)» (A. Etchegaray Cruz, 1983, 323). Un’altra significativa manifestazione del rinnovamento ker. della C. è stata la Settimana Internazionale di studio sulla C. missionaria di Eichstàtt, Germania, del 1960 (cf bibl.). Questo convegno, organizzato da J. Hofinger, ha costituito, per la quantità, qualità e rappresentatività dei suoi partecipanti, un momento importante di approfondimento e di diffusione delle istanze ker. nell’esercizio della C.
3. Dopo l’evocazione dei fatti e nomi particolarmente implicati nel rinnovamento ker. della C. nell’area tedesca, possiamo così riassumerne i principali principi e istanze:
— Distinzione tra predicazione (C.) e teologia. Questa ha sempre un ruolo importante di chiarificazione e di approfondimento, ma il contenuto della predicazione si deve ispirare più direttamente al Vangelo.
— Il messaggio, come contenuto, ha il primato sul metodo: “Non è il metodo che deve determinare il contenuto, ma viceversa il contenuto deve determinare il metodo dell’istruzione religiosa e della predicazione” (F. X. Arnold 1953, 78).
— La S. Scrittura non va più considerata come semplice “autorità” per confermare la dottrina, ma come vera fonte principale della C.
— In particolare, il K. apostolico va riscoperto come forma originaria del messaggio cristiano, che appare così non come un insieme di dottrine, comandamenti e riti, bensì come un lieto annuncio di salvezza. Il K. deve assicurare alla C. organicità e concentrazione, vitalità e significatività, un linguaggio aderente alla vita e il carattere di annuncio e di testimonianza.
— Il centro del K. è il Cristo. Di qui anche il carattere essenzialmente cristocentrico della predicazione e della C.: “Tutta la predicazione è per sua stessa natura cristocentrica, perché annunzio del piano divino della salvezza, tutto centrato nel Cristo. Vuol dire che l’ordine della C., quello cioè in cui disporrà le varie verità da proporre, sarà paragonabile non a quello di una catena, ma di una spirale, di una ruota nella quale tutti i raggi partono e si ricongiungono con un centro. La C. procede non per addizione, ma per assimilazione vitale” (D. Grasso 1960, 443). — Va riscoperto e valorizzato anche il carattere storico, salvifico e vitale della storia della salvezza, quale disegno interpellante di Dio che offre il suo amore e invita a una risposta impegnativa di amore.
— Nella predicazione e nella C. va curato in modo particolare il collegamento organico tra tutte le parti o aspetti del messaggio cristiano: dogma, morale, storia, liturgia e vita devono apparire come aspetti complementari di un unico mistero di salvezza, quello cioè del disegno di amore di Dio in Cristo, cui deve rispondere l’uomo.
4. Nella tradizione francese il rinnovamento contenutistico della C. ha seguito altre vie e modalità, pur coincidendo nel ritorno alle fonti, specialmente bibliche (si pensi, per es. all’opera fondamentale di J. Colomb, Aux sources du catéchisme, Paris, Desclée, 19461947). Ma per quanto concerne il K., nel contesto pastorale e missionario della Chiesa francese è stato soprattutto sottolineato il suo carattere di primo annuncio del Vangelo ai non credenti, in vista della conversione. In questo senso, se per i tedeschi il K. rappresentava il nucleo genuino del messaggio in contrapposizione alla teologia, per i francesi il K. è soprattutto il momento missionario che precede la C. propriamente detta (cf A. Rétif, P. Hitz, A. Liégé, A. M. Henry). La C. da questo punto di vista, si distingue dal K., anche se è in continuità con esso: “In un certo senso, la C. non dice niente di più del K. Come, pure in un certo senso, la quercia non dice niente di nuovo riguardo alla ghianda da cui procede. La C. mostra tutto lo sviluppo e la virtualità del K. Ma la C. è rivolta ai convertiti che hanno già ricevuto, accolto e ascoltato il K.” (A. M. Henry 1961, 17). Come si vede, pur distinguendo chiaramente tra C. e K., si può sempre parlare di un rinnovamento ker. della C., in quanto questa trova sempre nel K. un modello a cui ispirarsi e un nucleo da sviluppare e approfondire (cf J. Colomb 1969, 6).
II. La C. ker.: pregi e limiti
Il rinnovamento ker. della C. ha avuto un ruolo di enorme importanza nel movimento cat. degli anni ’50 e ’60, in tutto il mondo. Nella sua scia si sono celebrati convegni, si sono rinnovati programmi e testi (si pensi, per l’Italia, alla diffusione dei testi La scoperta del Regno di Dio, Torino-Leumann, LDC, dal 1963), è stato avviato il rinnovamento cat. in molti paesi. Ma altre esigenze e problemi cat. ne hanno messo in risalto i limiti, soprattutto dopo il Vaticano II, obbligando a ridimensionarne la portata e impedendo di vedere in esso quasi il toccasana per rispondere a tutti i problemi della C. Due esempi: partendo dai problemi della predicazione missionaria, A. M. Nebreda, già fin dal tempo del convegno di Eichstàtt (1960), aveva avvertito sull’insufficienza del K. e sulla necessità di prestare più attenzione ai bisogni e ai condizionamenti antropologici dell’apertura alla fede (cf A. M. Nebreda, Kerygma in crisis?, Chicago, 1965). In un altro contesto, H. Halbfas ha anche messo a nudo le vistose carenze dell’annuncio ker. in una società secolarizzata e pluralista (cf H. Halbfas, Linguaggio ed esperienza nell’insegnamento della religione, Roma-Brescia, Herder-Morcelliana, 1970). E in questo senso, il movimento cat. postconciliare ha portato con sé un certo superamento dell’epoca ker., introducendo diverse altre istanze e accenti: la dimensione antropologica e esperienziale, la rilevanza politica e liberatrice della C., l’opzione evangelizzatrice, la dimensione comunitaria, la C. come comunicazione, ecc. Ma questo non toglie che il rinnovamento ker. rappresenti uno spirito sempre valido e abbia incorporato, nell’ambito della riflessione cat., una serie di valori (come il cristoccntrismo, l’ispirazione biblica, la visione organica e vitale del messaggio cristiano, ecc.) che oramai appartengono al patrimonio assodato del rinnovamento della C. nel nostro secolo.
Bibliografia
F. X. Arnold, Il ministero della fede, Alba, Ed. Paoline, 1953; J. Colomb, Al servizio della fede, vol. I, Leumann-Torino, LDC, 1969, 4-6; A. Etchegaray Cruz, Storia della catechesi, Roma, Ed. Paoline, 1983, 302-325; H. Fischer (ed.), Histoire et signification du catéchisme biblique, Paris, Ceri, 1958; D. Grasso, Il kerigma e la predicazione, in “Gregorianum” 41 (1960) 424-450; G. B. Guzzetti, La controversia sulla “teologia della predicazione”, in “La Scuola Cattolica” 78 ( 1950) 260282; A. M. Henry, Avant-propos de l’édition en langue française, in: Renouvellement de la catéchèse (cf sotto), 7-26; Io., La forza del Vangelo, Assisi, Cittadella, 1969; P. Hitz, L'annunzio missionario del Vangelo, Roma, Ed. Romane Marne, 1959; J. Hofinger, Notre message. Principaux thèmes de la prédication chrétienne, Bruxelles, Lumen Vitae, 1955; In., Il nostro messaggio, in Per far conoscere e amare Gesù Cristo, Brescia, La Scuola, 1959, 4467; Id., The Art of Teaching Christian Dottrine, Notre Dame, Indiana, 1963; J. A. Jungmann, Die Frohbotschaft und unsere Glaubensverkündigung, Regensburg, Pustet, 1936; Id., Christus als Mittelpunkt religiöser Erziehung, Freiburg, Herder, 1939; Id., Le Probleme du message à transmettre ou le Probleme kérygmatique, in “Lumen Vitae” 5 (1950) 271-276; Id., La predicazione alla luce del Vangelo, Roma, Ed. Paoline, 1965; Id., Catechetica, Alba, Ed. Paoline, 19693; A. Liégé, Evangelisation, in Catholicisme, t. IV, Paris, Letouzey et Ané, 1956, 755-764; H. Rahner, Teologia e Kerigma, Brescia, Morcelliana, 1958; Renouvellement de la catéchèse (Atti della Settimana Internazionale di Eichstätt sulla C. missionaria), Paris, Ceri, 1961 [Ed. ital. parziale: Catechesi e missione, in “La Missione” (Milano) 15, 1962, n. 30]; B. Truffer, Das material-kerygmatische Anliegen in der Katechetik der Gegenwart, Freiburg, Herder, 1962; G. Weber, L'insegnamento della religione come annuncio, Leumann-Torino, LDC, 1964.
Emilio Alberich