GUANELLA Luigi

 

GUANELLA Luigi​​ 

n. a Fraciscio di Campodolcino (Sondrio) nel 1842 - m. a Como nel 1915, sacerdote della diocesi di Como, fondatore delle congregazioni religiose delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza e dei Servi della Carità.

1. Dal 1875 al 1878 fu religioso salesiano e completò la sua formazione pedagogica. Don​​ ​​ Bosco resterà per G. «sempre un “maestro”, di cui intende rimanere discepolo docile ma insieme intraprendente e libero» (P. Braido, in M. Carrozzino, 1989, 8). La sua attività, vivacemente polemica contro la​​ ​​ massoneria e il liberalismo, trova però ispirazione in convincimenti e motivazioni umanitarie e religiose essenzialmente costruttive: la fede in Dio è sicura garanzia della dignità della persona umana che «per quanto sia avvolta nelle tenebre​​ merita rispetto e venerazione»; la carità cristiana è sorgente di sollecitudini per i più deboli: fanciulli, disabili, anziani,​​ «a prescindere dall’età, dal ceto sociale o dal genere».​​ 

2. Il contributo più specifico della sua pedagogia è riferito alle persone disabili attraverso un’opera educativa che coinvolge «il corpo, la mente e l’anima della persona» favorendone la crescita in un clima di famiglia e con dolcezza di modi; si confronta con le denominazioni dell’epoca (frenastenici, idioti, imbecilli) e sceglie di chiamarle​​ buoni figli​​ per togliere «dalla fronte degli sventurati anche le ultime rughe della umiliazione e del dolore»; crea anche per loro laboratori di arti e mestieri e li inserisce nelle colonie agricole per «farli contenti e riabilitarli»; vuole portarle tra la gente non solo «per utile sollievo ma per edificazione del prossimo, perché questi impari a rispettarle e a soccorrerle» poiché «chi fa il più per queste persone meglio veglia sugli altri». Suo principio è quello dell’educabilità per tutti: «Se non si può infondere il fosforo nei cervelli mancanti, si può migliorare naturalmente la loro condizione con un trattamento umanitario e coll’utilizzare le loro forze nei lavori manuali». Per l’educatore «tutti recano istessamente l’impronta di nobiltà» e quindi valorizzandone le «capacità limitatissime» si deve «ingegnare a cavare da loro il meglio possibile», con l’obiettivo di «restituirli alla società». Attento alle esperienze contemporanee (De Sanctis,​​ ​​ Montessori, Gonelli Cioni), G. si avvalse del somasco Pietro Parise (1861-1946), esponente del movimento di Bourneville e Seguin.

Bibliografia

a)​​ Fonti: G. L.,​​ Opere edite e inedite, I-IV, Roma, Nuove Frontiere, 1988-1999;​​ «La Divina Provvidenza» 1 (1892) - 22 (1915). b)​​ Scritti: Carrozzino M.,​​ Don G. educatore, Roma, Nuove Frontiere, 1982; Id.,​​ Don G. e Don Bosco, Ibid., 1989; Braido P.,​​ Caratteri del «sistema preventivo» del Beato L.G., Ibid., 1992; Prellezo J. M., «L’interesse di Don G. per il mondo della scuola», in​​ L’apostolato caritativo di Don G., Ibid., 1993, 161-226; Carrozzino M., «Cenni biografici e scritti di Pietro Parise, esperto di pedagogia «emendativi» e collaboratore di Don G.», in Ibid., 227-257; Diéguez A. M., «G.L.», in​​ Dizionario biografico degli italiani, vol. LX, Roma, Ist. della Enciclopedia Italiana, 2003, 240-242.

M. Carrozzino

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GUANELLA Luigi

GUARDINI Romano

GUARDINI ROMANO

(1885-1968)

 

Carlo Nanni

 

1. L’itinerario della sua esistenza

2. La fine dell’epoca moderna

3. Guida e compagno dei giovani nel movimento giovanile cattolico e nell’università

4. Il «risveglio della Chiesa nelle anime»

5. La partecipazione al movimento liturgico

6. L’opposizione polare come chiave conoscitiva del concreto vivente

7. La visione cattolica del mondo e della vita

8. Conclusione

 

Con la sua attività di pensatore e di teologo, Guardini è alla base del rinnovamento cattolico in Germania e tra gli ispiratori del Concilio Vaticano II. I numerosi suoi scritti costituiscono una eredità di pensiero e di prospettive d’azione che non ha ancora esaurito la sua primitiva spinta. Ma egli fu in pari tempo grande educatore e guida spirituale. Ai giovani e alla loro formazione egli ha dedicato gran parte del suo tempo e delle sue energie.

 

1. L’itinerario della sua esistenza

Romano Guardini nacque a Verona il 17 febbraio 1885. L’anno seguente la sua famiglia si trasferì a Magonza, in Germania, dove il padre seguiva la sua attività commerciale e fungeva da console d’Italia. Sebbene in famiglia si parlasse italiano e si seguissero abitudini di vita italiane, l’istruzione e la formazione intellettuale furono in tedesco.

La Germania, di cui nel 1911 prese la cittadinanza, diventò la sua patria d’adozione anche quando dopo la morte del padre (1919) la famiglia ritornò in Italia.

Dopo una giovinezza spiritualmente irrequieta, in cui provò a studiare chimica a Tubinga e poi economia politica a Monaco e a Berlino, approdò finalmente allo studio della teologia a Tubinga, dopo aver maturato la sua scelta cristiana e la sua vocazione sacerdotale, insieme con gli amici Joseph Weiger e Karl Neundòrfer (morto poi in un incidente di montagna nel 1925), anche grazie all’aiuto discreto dei coniugi Wilhelm e Josephine Schleussner.

Ordinato sacerdote a Magonza nel 1910, lavorò come cappellano a Darmstadt, Heppenheim, Worms e Magonza, preparando nel frattempo la laurea in teologia a Friburgo in Brisgovia (1915) e l’abilitazione all’insegnamento di dogmatica cattolica a Bonn con una dissertazione su san Bonaventura (1922). Qui iniziò l’insegnamento universitario, ma l’anno seguente, su indicazione di esponenti del Centro, il partito dei cattolici tedeschi, fu chiamato a reggere la cattedra di​​ Religionsphilosophie und katholische Weltanschauung,​​ eretta dal ministro dell’istruzione prussiano, C.H. Becker presso la ultraprotestante università di Berlino, anche se, per ragioni organizzative, fu associato alla facoltà teologica di Breslavia.

Con l’ascesa al potere del nazismo (1933), cominciarono le difficoltà per la cattedra di​​ Welthanschauung​​ cattolica, che fu soppressa nel 1939. Messo in pensionamento, Guardini continuò per un certo tempo la sua attività pastorale e poi si ritirò presso l’amico parroco Joseph Weiger a Mooshausen. Caduto il nazismo, nel dopoguerra fu richiamato all’insegnamento universitario prima a Tubinga e poi dal 1948 a Monaco.

Nel 1952 gli fu conferito il Premio della Pace dagli editori tedeschi. Lo stesso anno fu nominato da Pio XII prelato domestico. Nel 1956 Verona lo nominò suo cittadino onorario. Nel 1962 gli fu conferito il Premio Erasmo per il suo contributo all’educazione della coscienza europea. D’immenso conforto gli fu l’invito pervenutogli dal papa Giovanni XXIII a partecipare al Concilio Vaticano II, invito che egli, con suo grande rammarico, non potè accogliere a causa di una dolorosa malattia di cui fu sofferente fino alla morte avvenuta il 1 ottobre 1968.

 

2. La fine dell’epoca moderna

Nessuna nazione più della Germania ha vissuto la crisi materiale e spirituale di cui l’Europa ha risentito nel nostro secolo e di cui sono tragica espressione la duplice riproduzione di un conflitto mondiale nel breve arco di un ventennio e l’insorgere dei totalitarismi nazifascisti e staliniani tra le due guerre. Guardini tematizzò questo dramma socioculturale in due saggi, scritti dopo il secondo dopoguerra:​​ La fine dell’epoca moderna​​ (1950), e​​ Il potere​​ (1952), ma ne aveva già precisa coscienza nel primo dopoguerra, nel vivo contatto con i giovani, come testimoniano le​​ Lettere dal Lago di Como​​ (1927).

Da uomo profondamente religioso e attento osservatore degli avvenimenti, avverte di essere circondato da una cultura che usa ancora concetti e parole cristiane, ma prive del loro significato originale e del loro contenuto religioso. A suo parere attorno agli anni 18301870 (periodo del cosiddetto decollo industriale europeo), si sarebbe consumata una profonda diversificazione culturale: da un fondamentale atteggiamento dell’uomo che ricercava l’accordo con la natura e di cui era rispettata la misura, si sarebbe passati a una mentalità che vuole stabilire liberamente i suoi obiettivi, indipendentemente da qualsiasi legame organico, sulla sola base di forze rese libere per mezzo della ragione e assoggettate alla volontà autonoma per mezzo delle macchine. Una tale cultura scientifico-tecnica, uscita dall’Illuminismo, ha esaltato immensamente il sapere, ma ha pure mostrato la sua insufficienza a risolvere i problemi umani, individuali e collettivi. Secondo Guardini, occorre superare una cultura radicata puramente nel sapere e giungere invece a un’altra che trova il suo fondamento nell’essere. Il futuro della civiltà è fatto dipendere dalla nascita e dalla formazione di un nuovo tipo di umanità che trae la sua configurazione e i suoi modi di essere e di comportarsi da un principio interiore, da una «forma» (Bild​​ in tedesco, da cui​​ Bildung,​​ «formazione») personale, da cui emanano l’essere e il fare, il pensare e l’agire, la persona e l’ambiente (come si mostra in particolare nel saggio​​ Mondo e persona​​ del 1939). A seguito dell’impegno formativo, tale principio interiore diventa struttura e legge, che dà alla persona senso di unità e possibilità di ritrovare sempre sé stessa, qualsiasi cosa faccia e qualsiasi cosa accada.

 

3. Guida e compagno dei giovani nel movimento giovanile cattolico e nell’università

Negli​​ Appunti per un’autobiografia​​ (1945), R. Guardini afferma:​​ «essere sacerdote fu sempre per me l’essenziale, e l’attività d’insegnamento ha poggiato su questo».​​ Giovane cappellano a Magonza, dal 1915 al 1920 fu incaricato della guida spirituale della​​ Juventus, un’associazione cattolica per studenti delle scuole superiori. Negli stessi anni venne a conoscenza e prese a lavorare nel​​ Quickborn,​​ il movimento giovanile cattolico, fondato (1910) e diretto dal pedagogista Bernhard Strehler (1872-1945), che, dal 1923 fino alla forzata chiusura da parte della Gestapo nazista per «attività antistatale» nel 1939, trovò il suo centro nel castello di Rothenfels. Di tale movimento, Guardini dal 1924 divenne guida e direttore spirituale, facendosi compagno di viaggio di molti giovani che in quegli anni del primo dopoguerra cominciavano ad essere catturati dai partiti politici.

Come attestano​​ Le lettere sull’autoforinazione​​ (1930), Guardini invitava i giovani a superare le inconcludenze di un soggettivismo anarchico per conquistare una libertà oggettivamente responsabile, fondata sulla capacità di umanizzazione dell’eredità cristiana, capace di rispondere ai problemi della quotidianità dei giovani e della vicenda storica comune. In pari tempo cercava di dare fondazione teoretica alla sua azione educativa. Con il saggio la​​ Fondazione della teoria pedagogica​​ (1928) — a cui si devono aggiungere almeno i successivi​​ L’incontro​​ (1955) e​​ Le età della vita​​ (1957) — precisò l’elemento o dimensione pedagogica dell’esistenza umana: vale a dire, il fatto che 1’esistenza è sempre continuamente in divenire, e perciò s’affida fiduciosa alla sollecitudine dell’educatore, così come alla cura della persona stessa in via di formazione.

Ai giovani continuò a dare il suo tempo, la sua guida e la sua compagnia anche nell'insegnamento universitario e nell’attività pastorale ad esso annessa. In Guardini infatti al concetto dell’università come scuola di scienza si è sempre unito il concetto di università come scuola di formazione spirituale, che permetta di aggiungere al sapere e alla ricerca i momenti del comprendere, del giudicare e del formare. E ciò egli fece attraverso la scuola, il colloquio personale, le conferenze, la celebrazione eucaristica, la predicazione liturgica. Da questo tipo di attività uscì, tra gli altri, quel prezioso scritto, cui hanno attinto generazioni di giovani per la loro formazione cristiana, e che costituisce certamente la sintesi più chiara della teologia guardiniana:​​ Il Signore​​ (1937).

 

4. Il «risveglio della Chiesa nelle anime»

Dalla irrequietezza giovanile Guardini uscì avendo scoperto il fatto della verità oggettiva e la possibilità di un’esistenza vissuta a partire da essa. Luogo concreto di questa verità furono per lui la Rivelazione cristiana, la Chiesa cattolica e i suoi dogmi. La Rivelazione gli si impose come «fatto originante» della conoscenza teologica, la Chiesa come sua portatrice e il dogma come ordinamento del pensiero teologico, non come limite e chiusura o come strumento di una struttura costrittiva dello spirito.

Da questo punto di vista il giovane Guardini apparteneva decisamente alla generazione successiva a quella che invece era stata influenzata dal positivismo, dal modernismo, dalla teologia storico-liberale, sostenuta ad esempio dai suoi maestri di Bonn, F. Tillmann e W. Koch.

A questa prospettiva di una Chiesa vista come garanzia della libertà spirituale, del dogma considerato come sistema di coordinate della coscienza credente e di una Rivelazione illuminante la realtà e la vicenda umana, Guardini dedicò le sue energie migliori, nella convinzione che fosse incominciato un processo storico d’incalcolabile portata: il risveglio della Chiesa nelle anime, come ebbe a dire, parlando al secondo convegno dell’Associazione dei laureati cattolici, nel 1922 (e come è detto nel saggio che riporta le sue conferenze a quel convegno,​​ Il senso della Chiesa).

A questo processo di risveglio del senso della fede e della Chiesa, Guardini già da tempo aveva preso a dare il suo contributo a diversi livelli.

 

5. La partecipazione al movimento liturgico

Secondo Guardini la vita della Chiesa, oltre che essere colta in una prospettiva sociologico-giuridica e in una prospettiva dogmatica-religiosa, sempre posta in pericolo dal volere e dal disvolere umano, è raggiungibile come realtà misterica, profondamente radicata nella storia e tuttavia garante dell’eterno, esposta a tutte le differenziazioni dell’umano e tuttavia integra e santa. A questa dimensione di santità e di salvezza, che secondo la Rivelazione dice la presenza dello Spirito nella storia degli uomini, oltre che attraverso le vie tradizionali della mistica (a cui Guardini fu introdotto dai coniugi Schleussner), si accede attraverso la liturgia, in cui l’intimità del mistero è legata alla grandezza e alla solennità delle forme oggettive.

Alla liturgia Guardini si era accostato attraverso la frequentazione dell’abbazia benedettina di Beuron quando era ancora studente e attraverso l’amicizia di J. Weiger, che in quella abbazia aveva fatto il noviziato. Si avvicinò poi al Movimento liturgico, di cui l’abbazia di Maria Laach e il suo abate, p. Ildefons Herwegen, erano vivaci animatori. L’incontro con il Movimento liturgico divenne fecondo di sviluppi. Nella collana «Ecclesia orans», Guardini pubblicò​​ Lo spirito della liturgia​​ (1918), in vista di una formazione liturgica che riaprisse all’esistenza dell’uomo d’oggi un accesso vitale ai misteri della fede e del culto cristiano. Allo spirito della liturgia iniziò i giovani del Quickborn. Il castello di Rothenfels divenne ben presto un centro di innovazione liturgica. Per un rinnovamento dell’arte cristiana Guardini scrisse nel 1930​​ I santi segni.

 

6. L’opposizione polare come chiave conoscitiva del concreto vivente

Alla verità della Rivelazione, Guardini cercò di dare anche un fondamento gnoseologico e ontologico. Fin dai suoi studi universitari egli aveva del resto sentito l’esigenza di superare le delimitazioni disciplinari in nome di una comprensione globale del concreto vivente e della sua verità. Il sodalizio intellettuale con l’amico K. Neundòrfer lo portò a formulare la dottrina​​ dell’Opposizione polare,​​ abbozzata già nel 1917 e definitivamente sistemata nel 1925, anche grazie al consiglio di M. Scheler (1874-1928), il geniale discepolo di E. Husserl (1859-1938), famoso per la sua fenomenologia del valore e per la sua acuta analisi della condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo.

Secondo Guardini, la struttura dell’essere è data dalla costante tensione fra poli opposti, ciascuno dei quali è sé stesso e comprensibile solo in quanto connesso e integrato con l’altro. In tal senso sono da considerare nel vivere umano unità e molteplicità, interiorità ed esteriorità, soggettività e oggettività, persona e mondo, individualità e comunitarietà, immanenza e trascendenza.

L’unità non si stabilisce dal basso, ma dall’alto, non dall’uomo, ma da Dio. L’uomo ne sente un’intima e forte aspirazione. Dio a sua volta non è visto come il contraddittore, nemico dell’io e del mondo, ma ne è il supremo «opposto», supremamente affermativo di entrambi, perché loro creatore, conservatore, incrementatore, salvatore. In tal modo si parte sempre dall’esistenza cristiana nel suo complesso, si ferma la riflessione su tale complessità e molteplicità, mettendo in luce rincontro tra finitudine e trascendenza, tra eternità e storicità presenti nel concreto vivente.

 

7. La visione cattolica del mondo e della vita

Sulla base della dottrina dell’opposizione polare, l’attività accademica di Guardini non fu tanto un portare avanti la ricerca in una disciplina teologica o filosofica, quanto piuttosto un tentativo di interpretare 1’esistenza nel suo complesso e in particolare resistenza cristiana con responsabilità scientifica e alto livello spirituale, cercando di sviluppare punti di vista fondamentali applicandoli a oggetti e problemi concreti, come M. Scheler gli aveva consigliato. Nacquero così saggi di antropologia cristiana, di esegesi biblica, di interpretazione di testi e di figure religiose, filosofiche o poetiche (quali Socrate, Platone, Agostino, Bonaventura, Dante, Pascal, Hòlderlin, Dostoevskij, Rilke). Il risultato globale di questo lavoro di scavo fu per un verso, l’identificazione della «differenziazione decisiva» dell’elemento cristiano nella sua specificità e la delineazione di una visione cattolica del mondo e della vita, di cui dà conto soprattutto il volume del 1935,​​ Unterscheidung des Christlichen​​ (trad. it. in tre voll.,​​ Pensatori religiosi; Natura, cultura, cristianesimo; Fede, religione, esperienza).​​ Veniva così delineato un itinerario culturale che cercava di insediarsi dentro la rivelazione cristiana e di vedere da essa il mondo. In tal senso la​​ Weltanschauung​​ cristiana poteva essere considerata non una ideologia o una mera forma di apologetica, ma l’immagine del mondo a partire dalla fede, cogliendone in pari tempo contenuti e presupposti, per una esistenza di verità e di libertà. Teologia del mondo e della storia venivano infatti congiunti a una singolare percezione etica dei compiti e della responsabilità dei cristiani nei confronti del mondo e della cultura.

 

8. Conclusione

Si è detto che a Guardini è mancata una chiara prospettiva ecumenica. La sua insistenza sullo specifico cristiano può creare qualche difficoltà nella questione dell’unità dei cristiani. La visione guardiniana dell’età moderna sembra peccare di eccessività. Il fenomeno della secolarizzazione e della società industriale di massa sembrano poco colti. Inevitabili critiche sono state avanzate alla sua conduzione del Quickborn, da cui del resto cominciò a prendere le distanze nel secondo dopoguerra. Si è insinuato che negli ultimi anni di vita si sia accresciuta una certa distanza rispetto alla coscienza della giovane generazione.

Anche se così fosse, non solo rimane in tutta la sua rilevanza l’apporto dato da Guardini al rinnovamento cattolico tedesco e al risveglio della coscienza cristiana ed ecclesiale quale si è andata chiarificando con il Concilio Vaticano II.

Ma il suo vasto lavoro pastorale e culturale, la sua intensa partecipazione ai problemi giovanili, la sua profonda ricerca di verità, la sua fervida «preoccupazione per l’uomo» (come si intitola un saggio del 1962), la chiara istanza di «responsabilità» che ha saputo suscitare in tutti (come reclama un altro saggio del 1952), il suo invito all’incontro, oltrepassando i confini posti dall’estraneità e dalla incomprensione, rimangono ancora oggi esemplari e stimolanti: al di là dei limiti della storia e della vicenda personale di Guardini stesso.

 

Bibliografia

Delle opere di Guardini è in corso la trad. it. presso la Queriniana di Brescia. Conviene ricordare anche la raccolta di​​ Scritti filosofici,​​ a cura di G. Sommavilla, 2 voll., Fabbri, Milano 1964 (in cui sono reperibili i citati​​ Mondo e persona​​ e​​ Opposizione polare).​​ I saggi​​ Fondazione della teoria pedagogica​​ e​​ L ’incontro​​ sono contenuti nella raccolta​​ Persona e libertà,​​ a cura di C. Fedeli, La Scuola, Brescia 1987. La trad. it. di​​ Le età della vita​​ è edita da Vita e Pensiero, Milano 1986. La data indicata nel testo per ogni saggio è quella della prima edizione dell’originale. Un elenco delle opere di Guardini (oltre 500 titoli) si ha in​​ Bibliographie Romano Guardini (1885-1968), Schóning, Paderbon 1978.

Tra gli studi si indicano:​​ Babolin A.,​​ Romano Guardini, filosofo dell’alterità, 2​​ voll., Zanichelli, Bologna 1968-1969; Balthasar FI. U. (von),​​ Romano Guardini. Riforma dalle origini,​​ Jaca Book, Milano 1970; Cappelletti G. - Faggin G.,​​ Romano Guardini. L’uomo, la dottrina,​​ Accademia Olimpica, Vicenza 1980; Dirks W.,​​ «Romano Guardini»,​​ in​​ Lessico dei teologi del secolo XX,​​ Queriniana, Brescia 1978, pp. 270-276; Engelmann H. - Ferrier F.,​​ Introduzione a Romano Guardini,​​ Queriniana, Brescia 1968; Gamerro R.,​​ Romano Guardini filosofo della religione,​​ Istituto Propaganda Libraria, Milano 1981; Gerl H.-B.,​​ Romano Guardini, la vita e l’opera,​​ Morcelliana, Brescia 1988; Kuhn H.,​​ Romano Guardini, l’uomo e l’opera,​​ Morcelliana, Brescia 1963; Parisi F., «Mondo e Persona». Il contributo di R. Guardini al personalismo,​​ Edizioni Levante, Bari 1986; Rahner K.,​​ Romano Guardini. Omaggio nell’ottantesimo compleanno,​​ in «Humanitas», 4 (1965), pp. 390-401; Riva G.,​​ Romano Guardini e la katholisce Weltanschauung,​​ Dehoniane, Bologna 1975; Zucal S.​​ La Weltanschauung cristiana di Romano Guardini,​​ Dehoniane, Bologna 1988.

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GUARDINI Romano

n. a Verona nel 1885 - m. a Monaco nel 1968, teologo ed educatore italo-tedesco.

1. Educato a Magonza, dove il padre era console, dopo una crisi adolescenziale, studiò teologia e fu ordinato sacerdote nel 1910. Libero docente di teologia dogmatica a Bonn, nel 1923 fu incaricato di teologia cattolica a Berlino anche se associato alla facoltà teologica di Breslavia. Sospeso dall’insegnamento dal nazismo nel 1938, lo riebbe nel 1945 prima a Tubinga e dal 1948 a Monaco. G. è tra le figure più rappresentative del pensiero cattolico tedesco e tra gli ispiratori del Concilio Vaticano II. I suoi scritti (tra cui indimenticabile il volume di meditazioni​​ Il​​ Signore)​​ costituiscono un’eredità di pensiero di notevole incidenza anche fuori dell’ambiente te desco.

2. La sua teoria gnoseologica dell’opposizione polare e la sua​​ Weltanschauung​​ cattolica, offrono contenuti e presupposti per un’esistenza di verità e di libertà a partire dalla fede. Dal 1920 G. divenne il capo incontrastato del movimento giovanile tedesco. Profonda e vasta fu la sua opera di educatore come professore universitario, come guida spirituale, come predicatore e conferenziere. L’autoformazione, l’educazione liturgica e alla preghiera, la formazione di una solida coscienza morale, traducono a livello educativo quella preoccupazione per l’uomo e per la civiltà moderna che gli meritarono il premio della pace degli editori tedeschi (1952) e il premio Erasmo per il suo contributo alla coscienza europea (1962). La sua teoria pedagogica si incentra sull’incontro interpersonale e l’impegno per un’esistenza libera e responsabile.

Bibliografia

R.G.,​​ Persona e libertà, Brescia, La Scuola, 1987 (contiene i saggi​​ Fondazione della teoria pedagogica​​ e​​ L’incontro); Id.,​​ Le età della vita,​​ Milano, Vita e Pensiero, 2003; Ascenzi A.,​​ Lo spirito dell’educazione. Saggio sulla pedagogia di R.G., Ibid., 2003; Fedeli C.,​​ Pienezza e compimento, Ibid., 2003.

C. Nanni

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GUARDINI Romano

GUARINO GUARINI

 

GUARINO GUARINI

n. a Verona nel 1374 - m. a Ferrara nel 1460, umanista ed educatore italiano.

1. È noto anche come G. Veronese dal luogo di nascita. Studia «arte grammaticale» e retorica a Verona e Padova; si reca a Costantinopoli (1403-1408), dove approfondisce il gr., accolto come domestico e allievo nella casa dell’erudito Crisolora. Rientrato in patria, G. diventa lettore di gr. nello Studio di Firenze; si trasferisce a Venezia (1414), dà lezioni private e apre nella sua casa un convitto (contubernium),​​ ospitandovi un gruppo di ragazzi; stabilitosi a Verona (1419) è nominato professore comunale. Nel 1429 accetta l’invito di Nicolò II d’Este che lo vuole precettore dei figli. Dal 1442 fino alla morte è professore di retorica nello Studio di Ferrara.

2. Il pensiero pedagogico di G. è raccolto nelle lettere ad allievi e amici e nell’opera postuma​​ Grammaticales regulae​​ (1488), curata dal figlio Battista. Questi si ispira alla «lunga esperienza d’insegnamento» del suo «ottimo genitore» nel saggio​​ De ordine docendi et discendi,​​ in cui insiste sull’ordine graduale​​ da seguire nell’apprendere e nell’insegnare le lingue gr. e lat., considerando lo studio della​​ ​​ grammatica come fondamento necessario. Prendendo le mosse dalle proposte di​​ ​​ Quintiliano, G. articola la scuola in tre gradi: elementare; corso medio o grammaticale; corso superiore o di retorica, che non solo si prefigge di formare l’oratore (vir bonus dicendi peritus),​​ ma cura anche il genere epistolare, importante nel momento storico. Assieme ai classici latini e greci, vengono letti anche autori cristiani (​​ Agostino,​​ ​​ Girolamo). G. accentua il «fine professionale», cercando di formare insegnanti ed ecclesiastici colti. La fama di G. è legata alla serietà d’impostazione della sua scuola. Fu stimato dai contemporanei come «maestro di cultura e di vita».

Bibliografia

Bertoni G.,​​ G. da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara (1429-1460),​​ Ginevra, Olschki, 1921; Prellezo J.M. - R. Lanfranchi, «La scuola di G.G.», in Idd.,​​ Educazione e pedagogia nei solchi della storia, vol. 2, Torino, SEI, 2004, 19-28.

J. M. Prellezo

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GUARINO GUARINI

GUILFORD Joy Paul

 

GUILFORD Joy Paul

n. a Marquette (Nebrasca) nel 1897 - m. a Los Angeles nel 1987, psicologo statunitense.​​ 

1. Entrato in contatto, negli anni della sua formazione, con autori quali Titchener, C. Dallenbac, K. Koffka, che gli fa conoscere la teoria del pensiero dei gestaltisti, H. Helson, con W. McDougall, allievo di Ch. Spearman e L. Thurstone che stimoleranno il suo interesse per lo studio della​​ ​​ personalità e dell’​​ ​​ intelligenza, G. (che svolge la maggior parte del suo lavoro come direttore dell’unità di ricerca dell’aeronautica americana nel corso della seconda guerra mondiale e successivamente come direttore dell’Aptitudes Research Project alla University of Southern California) è noto soprattutto per i suoi studi sulla misurazione psicologica e per le numerose indagini di tipo statistico sui fattori di personalità, tra cui fa rientrare le abilità intellettuali.

2. Nel suo modello l’intelligenza è intesa come un insieme di contenuti (distinti in contenuti figurativi, simbolici, semantici, comportamentali); di operazioni (distinte in operazioni di valutazione, di produzione convergente, di produzione divergente, di memoria, e di cognizione) e di prodotti, distinti in 6 tipi, e cioè unità, classi, relazioni, sistemi, trasformazioni, implicazioni. Dalla combinazione di contenuti, prodotti e operazioni derivano ben 120 capacità differenti. G. introduce inoltre la distinzione tra produzione (o pensiero) convergente e produzione (o pensiero) divergente, attraverso la quale viene inserita nella struttura dell’intelligenza la creatività, intesa come processo di produzione divergente di nuove e originali soluzioni rispetto a quelle collaudate del processo di produzione convergente. Sono inoltre da ricordare i suoi contributi di tipo metodologico, dedicati in particolare alla discussione dell’analisi fattoriale e alla sua utilizzazione negli studi dedicati all’analisi della personalità.

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ principali opere di G.:​​ Psychometrics methods​​ (1936),​​ The nature of human intelligence​​ (1967),​​ Personality​​ (1969). b)​​ Studi:​​ Hall C. S. - G. Lindsay,​​ Teorie della personalità,​​ Torino, Bollati Boringhieri, 1966; Mecacci L.,​​ Storia della psicologia del Novecento,​​ Roma / Bari, Laterza, 1992.

F. Ortu - N. Dazzi

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GUILFORD Joy Paul
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