EMIGRANTI – CATECHESI degli

 

EMIGRANTI (C. degli)

1.​​ Concetto.​​ Dal punto di vista puramente quantitativo il problema della migrazione degli operai nei paesi dell’Europa libera è assolutamente dominante rispetto al problema dell’emigrazione in senso ampio (per es. 1983, 2 milioni di stranieri cattolici nella Rep. fed. della Germania). Di conseguenza la migrazione degli operai provenienti dagli stati del Mediterraneo costituisce un problema particolarmente rilevante per la C. nei paesi ospitanti, poiché esiste nella maggior parte degli operai stranieri, almeno a livello teorico, l’opzione di un futuro ritorno nella loro terra. La C. agli emigranti in senso ampio ricade presto o tardi sotto le condizioni generali della C.

2.​​ Lo spazio dell’azione ecclesiale.​​ La pastorale degli operai stranieri si fa nella lingua della loro patria ed è organizzata secondo le direttive della Chiesa universale. Nelle “missiones​​ cum cura animarum”, la responsabilità territoriale e la competenza per determinati gruppi di persone è affidata a sacerdoti e altri operatori pastorali provenienti dalla patria, che lavorano per gli emigranti della propria nazione. Le “missioni” sono parte integrale della Chiesa locale.

3.​​ Compiti e finalità della missione nei confronti della prima generazione di emigranti.

a) Mantenere e sostenere il legame con la cultura religiosa ed ecclesiale della patria; nello stesso tempo fare opera di mediazione per l’accesso alla Chiesa locale, evitando in tal modo l’isolamento. Ambedue sono presupposti per il compito successivo.

b)​​ Imparare a comprendere in modo nuovo la propria fede come sostegno e fondamento della speranza; di conseguenza imparare a vivere ulteriormente oppure riprendere a vivere, o vivere in un modo nuovo la propria fede; altrimenti non è possibile fare esperienza di speranza cristiana. Proprio nelle condizioni più gravose della emigrazione degli operai, la C. deve aiutare gli emigranti affinché la loro vita riesca nell’accoglienza delle promesse e dell’appello di Dio. Gli emigranti devono riconoscere nella loro esistenza elementi di quella condizione di “migrazione” che appartiene anche in modo essenziale al cristianesimo.

c)​​ La C. deve incoraggiare e abilitare alla trasmissione della fede anche nelle condizioni più difficoltose di comunicazione linguistica nell’ambito della propria famiglia e di minaccia di rottura culturale tra la prima e la seconda generazione di emigranti. Questa situazione non è solo caratterizzata dal fatto che i figli spesso conoscono meglio la lingua del paese ospitante che non la lingua materna, ma anche da una più o meno profonda assimilazione di tutti i comportamenti sociali dei fanciulli della stessa età nella scuola, dalla formazione e dal tempo libero.

4.​​ Compiti e finalità per la seconda e la terza generazione.

a)​​ La C. deve tener conto dell’origine dei fanciulli degli emigranti anche nel caso in cui è già dominante la lingua del paese ospitante. Dare aiuto per scoprire la propria identità è una premessa per la C.

b)​​ Non più in primo luogo la competente “missione”, ma primariamente tutta la Chiesa locale nell’insieme deve offrire la C. ai figli degli emigranti. I giovani emigranti vengono confrontati con i problemi generali della fede incontrati da tutti i giovani del paese ospitante. Insieme con questi giovani essi devono trovare quelle forme di vita ecclesiale già esistenti che sono confacenti a loro, in cui possono imparare a conoscere e a vivere la fede. Come molti giovani del paese ospitante, anche i figli degli emigranti hanno bisogno di un neo-catecumenato, per poter ricevere i sacramenti della confermazione c del matrimonio.

c)​​ Anche per la seconda e la terza generazione di emigranti il processo della C. richiede che, oltre ai genitori e ai sacerdoti, vi siano autentici testimoni della fede (per es. in qualità di interlocutori e animatori di gruppi catechistici). A causa della migrazione operaia (ambedue i genitori lavorano, lavoro a turni, lavoro dopo una serata festiva...) capita spesso che non sono disponibili persone del paese di origine per svolgere questo compito. Ciò costituisce un altro argomento per urgere la cooperazione catechetica sul piano della Chiesa locale.

Bibliografia

Directorium “Peregrinans in Terra” (30-4-1969); Motu Proprio “Pastoralis Migratorum Cura”​​ (15-81969);​​ Instructio «De Pastorali Migratorum Cura» (22-8-1969); “Per una Pastorale dei Migranti”, Roma, 1980; “La​​ Familia​​ Emigrante​​ Española en Alemania”​​ (Documento final de la X​​ Asamblea Nacional​​ de​​ las Misiones Católicas Españolas en Alemania), Bonn, 1982.

Jükgen​​ Adam

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EMIGRANTI – CATECHESI degli

EMIGRAZIONE

 

EMIGRAZIONE

Con riferimento all’unità politica di uno Stato e al suo complesso demografico-territoriale si distinguono le «migrazioni interne» dalle «migrazioni esterne», intendendo rispettivamente gli spostamenti di popolazione entro i confini politici di detto Stato oppure gli spostamenti da uno Stato all’altro in entrata (immigrazione) ed in uscita (e.) rispetto al territorio di osservazione.

1.​​ Caratteri dell’e.​​ Le migrazioni sono un fenomeno sociale di rilevanza mondiale poiché tutti i Paesi vi sono interessati anche se in diversa misura e gli effetti di esse sono di carattere strutturale e relazionale in quanto viene alterata la distribuzione della popolazione e vengono messe in atto specifiche dinamiche collettive ed individuali che incidono sull’assetto urbano-rurale, sull’offerta / domanda dei servizi, sulla psicologia soggettiva, familiare, di gruppo. Nei vari Paesi non vi è un generale consenso circa la definizione del «migrante» ed i criteri variano perfino all’interno dello stesso Stato da un’epoca all’altra. Più spesso ci si riferisce alla​​ durata​​ e al​​ motivo​​ dello spostamento, comprendendo nella voce chi cambia la propria residenza e chi si muove per lavoro o per ragioni familiari a causa della pressione demografica differenziale (diversità nel rapporto di ritmo tra sviluppo demografico e sviluppo economico) tra luogo di provenienza e luogo di destinazione. Dal punto di vista storico le migrazioni dell’antichità avvenivano soprattutto per gruppi e gli stessi nuclei familiari si muovevano insieme, mentre le migrazioni contemporanee sono essenzialmente individuali; si muove il singolo nucleo familiare, e possono assumere il carattere di «catena migratoria»: l’e. viene favorita da relazioni sociali primarie (familiari, parentali, amicali) con i precedenti migranti.

2.​​ Momenti storici dell’e. italiana.​​ Le fasi principali dell’e. italiana sono relative: a) al grande esodo, soprattutto di contadini del Sud del periodo che va dal 1876 al 1915; b) al periodo tra le due guerre mondiali nel quale vi è l’e. verso Europa e Nord dell’Italia e verso Argentina e USA; c) all’epoca successiva alla seconda guerra mondiale con l’incremento dell’e. verso il Canada, l’Australia, il Sud Africa e con l’aumento delle migrazioni interne, dal Sud verso il Nord della Penisola. Dalla fine degli anni ’80 in Italia si verifica una tendenza rovesciata, per lo più a livello percettivo sociale, rispetto alle precedenti epoche: da Paese di e. diviene Paese di immigrazione per soggetti sostanzialmente giovani, con livello di istruzione medio-alto provenienti dall’Africa settentrionale, dall’Asia del Sud-Est, dall’Europa dell’Est.

3.​​ Aspetti educativi.​​ Dal punto di vista dell’offerta e della domanda di istruzione è in particolare la scuola dell’obbligo a doversi attrezzare intellettualmente e tecnicamente per meglio rapportarsi alla società multietnica, anche partendo da iniziative di​​ ​​ educazione interculturale, di formazione universitaria dei docenti, di educazione alla cittadinanza e alla cultura costituzionale. Organismi internazionali e nazionali, amministrazioni locali e movimenti di​​ ​​ volontariato, trovano nell’educazione degli​​ ​​ adulti migranti una forma costante del loro intervento. Nell’ambito dei migranti assumono aspetti specifici la pedagogia della seconda lingua, la formazione culturale, l’educazione alla salute e l’educazione civica.

Bibliografia

Tierney J. (Ed.),​​ Race,​​ migration and schooling,​​ London, Holt Rinehart Winston, 1982; Chistolini S.,​​ Donne italoscozzesi.​​ Tradizione e cambiamento,​​ Roma, Centro Studi E., 1986; Biffoli Dezzutti D. - A. T. Torre (Edd.),​​ Immagini dell’altro nella cultura europea contemporanea, Torino, L’Harmattan Italia, 1996; Giusti M. (Ed.),​​ Ricerca interculturale e metodo autobiografico. Bambini e adulti immigrati: un progetto,​​ molte storie, Scandicci (FI), La Nuova Italia, 1998; Lazzari F.,​​ L’attore sociale fra appartenenze e mobilità: analisi comparate e proposte socio-educative, Padova, CEDAM, 2000.

S. Chistolini

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