ALESSANDRIA – Scuola di

 

ALESSANDRIA (Scuola di)

Sulla traccia di alcuni dati forniti da Eusebio (Star, eccl.,​​ 5,10,1.4; 6,6) e da Filippo di Side (PG 39,329) consideriamo la Scuola​​ (Didaskaleion)​​ di Alessandria come un centro di studi superiori di esegesi e di teologia cristiana, patrocinato e in qualche modo controllato dal vescovo locale; ma la mancanza di documentazione non permette di arricchire di dettagli questa presentazione schematica e fors’anche un po’ anacronistica. Piuttosto che pensare ad una regolare successione, al vertice della scuola, di Panteno, → Clemente, → Origene, è preferibile considerare quelli di Panteno e Clemente come due insegnamenti privati di cultura cristiana, mentre la Scuola vera e propria sarebbe sorta nel momento in cui Origene, intorno al 220, divise il suo insegnamento di C. in due livelli, affidando a Eracla l’insegnamento elementare e riservando a sé quello superiore, frequentato anche da qualche uditore pagano. Dopo la sua condanna ad Alessandria (233 ca.) Origene trasferì la sua scuola a Cesarea di Palestina, che così divenne centro di irradiazione di cultura alessandrina in ambiente siropalestinese, mentre ad Alessandria lo sostituivano prima Eracla e poi Dionigi.

L’ambiente cristiano di Alessandria, alla metà del II secolo, era dominato culturalmente dagli gnostici. Costoro, presentando il loro insegnamento come una sorta di rivelazione di livello superiore rispetto all’istruzione elementare che veniva impartita ad ogni cristiano, si assegnavano il ruolo di​​ élite​​ culturale della società cristiana, e per questo facilmente attiravano a sé i cristiani d’alta condizione sociale, intellettualmente più esigenti. L’iniziativa culturale di Clemente e di Origene mirò proprio a spezzare questo monopolio culturale, mercé un approfondimento del dato elementare di fede tale da soddisfare l’ambizione intellettuale dei cristiani che gravitavano nell’area gnostica. Questo approfondimento fu conseguito mediante lo studio sistematico della Sacra Scrittura interpretata alla luce di procedimenti ermeneutici e moduli filosofici in uso presso le scuole filosofiche greche. Tale iniziativa certamente attirava sui promotori il sospetto e il malcontento dei cristiani più diffidenti nei confronti dell’influsso, considerato pervertitore, della cultura greca, ma consentiva una effettiva apertura d’ordine esegetico-teologico-culturale in genere, che nel giro di alcuni decenni valse non solo a svuotare di contenuto la pretesa gnostica di superiorità intellettuale, ma anche a presentare il messaggio cristiano in veste adatta per interessare pure i ceti colti della società pagana di Alessandria.

La condanna che a Origene fu inflitta ad Alessandria non sembra che abbia nuociuto all’indirizzo culturale della scuola, di larga apertura al mondo greco e di grande libertà di discussione e interpretazione. Se infatti il passaggio di alcuni scolarchi all’episcopato​​ (Erada,​​ Dionigi, Achilia, Pietro) sta a significare lo stretto rapporto intercorrente fra scuola e gerarchia, la presenza a capo della scuola di personaggi che sappiamo legatissimi culturalmente a Origene, come Teognosto e Pierio (ultimi decenni del III secolo), ci assicura che la linea culturale da questo imposta fu sostanzialmente continuata. Col IV secolo il prestigio della scuola sembra decadere: lo scolarca Macario è per noi soltanto un nome. Gli successe, a quanto sembra, Didimo (seconda metà del IV secolo) e con lui l’insegnamento della scuola riacquistò parte dell’antico splendore. Ma fu una rinascita effimera. La violenza dei contrasti dottrinali e l’acuirsi della controversia origeniana non potevano non nuocere radicalmente a quella libertà di discussione che aveva rappresentato il carattere distintivo della scuola, a beneficio di imposizioni sempre più autoritarie anche nel campo della cultura. In effetti Rodone, ch’era succeduto alla fine del IV secolo a Didimo, è figura del tutto evanescente, e dopo di lui nulla più si sa di certo sulla scuola. Nata dall’incontro fra messaggio cristiano e cultura greca, essa non poteva sopravvivere nel clima di chiusura culturale che caratterizzò con Teofilo e Cirillo l’ambiente alessandrino.

Bibliografia

G.​​ Bardy,​​ Aux origines​​ de​​ l’École d’Alexandrie,​​ in “Recherches​​ de​​ science religieuse” 27 (1937) 65-90; W. Bossuet,​​ Jüdisch-christlicher​​ Schulhetrieb in Alexandria und Rom,​​ Göttingen 1915;​​ P.​​ Brezzi,​​ La gnosi cristiana di Alessandria e le antiche' scuole cristiane,​​ Roma 1950; A.​​ Mehat,​​ Étude​​ sur​​ les​​ Stromates de​​ Clément​​ d’Alexandrie,​​ Paris 1966, 62-70.

Mario Simonetti

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