ADULTI – Catechesi degli

 

ADULTI (Catechesi degli)

1.​​ Scelta pastorale​​ della c. Degli adulti (CA)

— La CA è antica come la Chiesa, nasce con la nascita della C. stessa. Nei primi secoli cristiani, la C. è rivolta di preferenza agli adulti, specialmente nel contesto del → catecumenato. Con la generalizzazione del battesimo dei bambini e la decadenza del catecumenato (sec. V) decade la C. in generale e quindi anche la CA. Il grande risveglio cat. del sec. XVI, come risposta alla grave situazione di ignoranza religiosa del popolo cristiano, porta con sé un nuovo impulso per la CA, come ebbe a ribadire il Concilio di Trento (Sess. 5,​​ cap.​​ 2 de ref.; Sess. 22,​​ cap.​​ 8), che fece obbligo ai parroci di impartire l’istruzione cat. ai fedeli cristiani, specialmente alla domenica. Nell’epoca moderna diverse circostanze, ma soprattutto la scolarizzazione dell’istruzione religiosa, portano a una “infantilizzazione” della C. e a uno stato molto precario della CA. Nel nostro secolo, a più riprese si lamenta l’ignoranza religiosa dei cristiani e si ricorda la disposizione tridentina (cf per​​ es.:​​ enc.​​ Acerbo nimis​​ [1905]; decreto​​ Provido sane​​ [1935]; Congresso Cat. Internazionale [Roma 1950]), ma con risultati molto modesti.

— Una svolta è data col Vaticano II e il rinnovamento pastorale che ha provocato. Negli anni ’60 sono molte le voci che si alzano per difendere, non solo l’urgenza, ma la centralità e il primato della CA. Cf per es.: A. Exeler (Wesen und Aufgabe der Katechese,​​ Freiburg 1966); J. Colomb (Le Service de​​ l’Évangile,​​ Paris 1968); B. Dreher (La sterilità della catechesi infantile,​​ Modena, Ed. Paoline, 1968); P. Babin (J’abandonne la catéchèse,​​ in “Catéchistes” 18 [1968] 415-428); G.​​ Moran​​ (Vision and Tactics,​​ New York 1968); l’apparizione del → Catechismo olandese per gli adulti (Il nuovo catechismo olandese,​​ Leumann, LDC, 1969, originale del 1966); la Settimana Cat. di Medellin (1968: cf​​ Catcquesis y promoción humana,​​ Salamanca, Sígueme, 1969).​​ La svolta non è solo quantitativa, ma soprattutto qualitativa: non si propugna soltanto una C. per gli adulti, ma una C.​​ adulta,​​ una C. cioè che prenda sul serio le esigenze, la cultura e la domanda religiosa degli adulti di oggi.

L’opzione prioritaria per la CA riceve una autorevole consacrazione nel DCG (1971): “La CA, in quanto è diretta a persone capaci di un’adesione e di un impegno veramente responsabile, è da considerarsi come la forma principale della C., alla quale tutte le altre, non perciò meno necessarie, sono ordinate” (DCG 20). L’istanza verrà raccolta, quasi unanimemente, nei diversi documenti ufficiali della C. (come i → Direttori Cat. nazionali; il Sinodo della C., 1977; CT 43), nei diversi programmi pastorali che gravitano attorno al tema centrale dell’ →​​ evangelizzazione,​​ e comincerà poco per volta a tradursi in realizzazioni concrete di prassi pastorale. Si può dire che la priorità della CA esiste ancora più a livello di principio che nella realtà, ma si tratta comunque di una realtà in crescita e piena di promesse.

II. Motivazioni e significato della scelta pastorale della​​ CA

I motivi del nuovo interesse per la CA sono molteplici, e facilmente intuibili:

— Motivi di ordine​​ socio-culturale.​​ Sono quelli implicati nella situazione e nelle trasformazioni della società attuale: dinamicità accelerata, aumento delle conoscenze, pluralismo culturale e ideologico, mobilità sociale, conflittualità, nuove forme di oppressione e manipolazione, ecc. Ne deriva, per molti contemporanei, un senso di smarrimento e un bisogno di riqualificazione per poter capire e dominare la realtà (vedi in questa luce la istanza della →​​ formazione​​ ed​​ educazione permanente).​​ Questa situazione si riflette anche nell’ambito delle conoscenze ed esperienze religiose.

— Motivi di indole​​ psicologica​​ e​​ antropologica.​​ La riflessione attuale accentua molto il carattere dinamico e aperto della maturità umana, che comporta la necessità di​​ continua formazione e apprendimento.​​ Appare del tutto superata la distinzione rigida tra soggetti educandi ed educati, tra persone in formazione e persone formate. Per tutti si impone un ritmo sempre aperto di crescita e di maturazione, anche nei confronti della realtà religiosa.

— Motivi di ordine​​ teologico-pastorale.​​ Sono quelli più noti ed evidenti nell’ambito della prassi pastorale e cat. Diversi fenomeni e situazioni presenti oggi nella Chiesa sollecitano un potenziamento della CA: la crisi di fede e la perdita di identità di molti cristiani; la resistenza al cambiamento in campo religioso; il divario generazionale tra adulti e giovani e la relativa crisi della funzione educativa; la polarizzazione infantile e l’andamento paternalistico della pastorale tradizionale; la crisi di credibilità nella Chiesa; il predominio clericale nella vita ecclesiale; l’emarginazione del laicato e la discriminazione della donna nella Chiesa, ecc. Tutti questi fenomeni, nel contesto della visione rinnovata della fede, della Chiesa e della missione cristiana nel mondo, sollecitano con forza una promozione qualitativa di credenti adulti e responsabili nella Chiesa di oggi. E di questa promozione appare fattore di prim’ordine il potenziamento della CA.

— Le considerazioni fatte permettono di intravedere il significato e la posta in gioco di un’opzione pastorale per la CA oggi. Non si tratta in modo alcuno di estendere agli adulti la C. tradizionale rivolta ai piccoli; né può essere concepita la CA come un mezzo per riprodurre o mantenere l’assetto ecclesiale così com’è. Tanto meno avrebbe senso impegnarsi in una CA a scopo di restaurazione o di difesa di spazi perduti per la presenza e l’azione della Chiesa. La CA va promossa oggi, con coraggio e creatività, al servizio di​​ un nuovo tipo di credente​​ e per​​ un progetto rinnovato di Chiesa,​​ più in consonanza con le esigenze evangeliche e più in sintonia con le domande profonde dell’uomo d’oggi.

III.​​ Realizzazioni e riflessioni di CA

— Uno sguardo panoramico alle​​ realizzazioni​​ concrete di CA nella Chiesa di oggi scorge subito la​​ varietà​​ e​​ V eterogeneità​​ di forme e iniziative. Troviamo forme di CA nell’ambito dell’attività liturgico-sacramentale-.​​ → omelia nella Messa e nelle celebrazioni sacramentali; preparazione di adulti ai sacramenti (→ battesimo, confermazione, eucaristia); coinvolgimento dei genitori nell’ → iniziazione sacramentale dei figli. Altre forme di CA hanno carattere più​​ didascalico o formativo-,​​ corsi e conferenze, gruppi di riflessione, seminari di fede, scuole di teologia e per catechisti, ecc. Altre forme sono veicolate dai​​ mezzi di comunicazione sociale: libri e pubblicazioni, catechismi e “introduzioni alla fede” per adulti, trasmissioni radiofoniche e televisive (→ radio, → televisione), film, teatro, corsi per corrispondenza, ecc. Ci sono realizzazioni di CA legate al​​ risveglio comunitario e associativo​​ della Chiesa: → gruppi di base, catecumenali e neocatecumenali, carismatici, movimenti, gruppi coniugali e familiari. Finalmente, altre forme di CA appaiono implicate in attività di​​ promozione e di impegno:​​ → comunità di base, campagne di fraternità, alfabetizzazione e coscientizzazione, ecc.

Come si vede, il campo della CA è quanto mai ampio e dilatato. Classificazioni e tipologie possono rispondere a criteri diversi di distinzione: CA di iniziazione, di aggiornamento, di approfondimento; CA → occasionale, → sistematica, permanente; CA a prevalenza “formazione”, o “iniziazione”, o “promozione”, ecc. In alcuni paesi (per es. Francia, Germania) si tende a distinguere tra CA e​​ formazione​​ degli adulti, ma non sempre le frontiere sono chiare.

— Se si domanda ora a che punto si trova la​​ catechetica dell’età adulta,​​ cioè la riflessione scientifica sulla CA, si deve dire, in termini generali, che tale riflessione si trova ancora agli inizi, perlopiù appena abbozzata, in molte parti inesistente. Si cominciano a utilizzare filoni o approcci di indubbia importanza e utilità, quali per es.: la psicologia dell’adulto (cf E. Erikson, Th. Lidz); studi antropologici (R. Guardini, F. Pòggeler, G. Lapassade); ricerche sull’evoluzione della fede (J. W. Fowler); formazione ed educazione permanente; didattica e pedagogia dell’età adulta, ecc. Nel campo propriamente cat., la riflessione appare più sviluppata in alcuni paesi, come la Germania (cf A. Exeler, E. Feifel, F. J. Hungs, D. Emeis), gli USA (J. De Boy, G. Moran, L. McKenzie, J. L. Elias) e il Canada (J. Grand’Maison, A. Beauchamp).

IV.​​ Per una metodologia della CA

La situazione fluida e aperta della CA, e l’estrema varietà delle sue realizzazioni impediscono una visione unitaria in senso stretto della riflessione cat. metodologica. Esistono tanti modelli e progetti di CA, diversissimi nei presupposti, negli intenti e negli elementi operativi. Sembra possibile indicare alcuni dati e tendenze più comuni, in rapporto ad alcune fasi del progetto metodologico generale.

— Analisi e interpretazione della situazione.​​ È una prima e fondamentale esigenza. Superando inerzie pastorali e improvvisazioni, appare necessaria una accurata analisi della situazione di partenza: conoscenza del contesto storico e socio-culturale, l’adulto oggi nella società e nelle successive tappe dell’età adulta, aspetti e urgenze della domanda religiosa degli adulti, valutazione degli attuali processi di iniziazione e inculturazione religiosa, ecc. Una grande varietà di strumenti e approcci scientifici (culturali, psicologici, sociologici, teologici, ecc.) possono contribuire a stabilire una buona piattaforma di partenza per una adeguata programmazione dell’opera cat.

— Formulazione di mete e obiettivi della CA.​​ È questo un momento di grande importanza nel processo metodologico, e troppo spesso trascurato: la determinazione delle mete o obiettivi da raggiungere nella CA, punti di riferimento che orientano l’azione e ne qualificano l’identità. In sede di CA sembra decisivo, al di là di posizioni aprioristiche o stereotipate, essere fedeli alla reale situazione ed esigenze degli adulti, ma anche fedeli alle richieste di una adeguata crescita e → maturazione della fede nelle circostanze di oggi. Possono venire così tracciati i tratti del​​ tipo di credente​​ che la C. deve promuovere e che, nei confronti del modello tradizionale del “buon cristiano”, presenta aspetti di novità nel rapporto con la fede (→ conversione e personalizzazione), con la Chiesa (senso di appartenenza adulto e corresponsabile), con la comunità (personalità “relazionale” e comunitaria), con il mondo (dialogo, incarnazione, impegno, partecipazione). In modo simile va anche precisato il​​ tipo di comunità​​ che la CA deve promuovere, e soprattutto il​​ modello di Chiesa​​ da costruire. Nella forza convincente e coinvolgente delle mete preposte alla CA si trova una delle carte decisive per il suo successo o fallimento, nell’attuale contesto della vita ecclesiale.

Linguaggio e contenuti della CA.​​ Nella determinazione dei contenuti e del linguaggio da adoperare nei progetti di CA, i problemi sono tanti e le esigenze da soddisfare molto varie. In linea di principio, si possono elencare alcune istanze più comunemente avvertite: il primato delle​​ persone​​ sui​​ programmi,​​ in modo da garantire una C. come vera risposta a domande vere; il rispetto della​​ globalità​​ dell’esperienza cristiana, che è allo stesso tempo esperienza biblica, ecclesiale ed esistenziale (anche se è lecito mostrare preferenza per un ambito esperienziale concreto); attenzione alle​​ esigenze di maturità​​ degli adulti (informazione aggiornata, senso critico, bisogno di partecipazione, differenziazione e gerarchia delle verità, ecc.);​​ dialogo culturale​​ tra fede e mondo di oggi (in una dialettica sincera e coraggiosa di assunzione dei valori e denuncia degli antivalori); apertura al dialogo e alla collaborazione con i cristiani non cattolici (problema​​ ecumenico)​​ e con le diverse religioni e correnti culturali.

— Metodi e tecniche nella CA.​​ È molto grande la varietà di modelli o itinerari metodologici nel campo della CA. Si può dire, in termini generali, che tale varietà risulta dalla diversa scelta e combinazione di elementi​​ didattici​​ (esposizione, discussione, ricerca, ecc.),​​ relazionali​​ (dinamica di gruppo, interazione, vita comunitaria, ecc.),​​ celebrativi​​ (riti, simboli, preghiera, gioco, danza, ecc.) e​​ operativi​​ (azione, animazione, impegno). In questo modo, nell’ambito della prassi cat. di oggi, troviamo alcuni modelli tipici di CA, caratterizzati da elementi e sequenze metodologiche proprie, come per​​ es.:​​ i modelli ad andamento catecumenale, le forme ispirate al metodo JOC (vedere – giudicare – agire), modelli “biblici”, itinerari “liturgici”, forme di tipo “corso” o “seminario”, forme di riflessione attorno a libri (per​​ es.​​ “catechismi” per adulti), o altri mezzi di comunicazione (disco, radio, cassette, ecc.).

Se si vuole, in un campo così ricco e vario, individuare alcune istanze o tendenze più comuni, potremmo forse nominarne tre: la preferenza indiscutibile per il lavoro di​​ gruppo;​​ l’esigenza di​​ flessibilità e fantasia​​ per gli adattamenti necessari; il bisogno di​​ partecipazione​​ da parte dei soggetti interessati. Per ciò che riguarda le varie​​ tecniche​​ e​​ strumenti​​ usati nei modelli di CA, rimandiamo alle trattazioni specifiche (cf A.​​ Beauchamp,​​ B. Grom,​​ D.​​ Emeis – K. H. Schmitt).

Bibliografia

A.​​ Beauchamp​​ et al.,​​ Come animare un gruppo,​​ Leumann-Torino, LDC, 1977; J. De Boy,​​ Getting Started​​ In Adult​​ Religious Education,​​ New York,​​ Paulist​​ Press, 1979; J. L.​​ Elms,​​ The​​ Foundations​​ and​​ Practice​​ of​​ Adult​​ Religious Education,​​ Malabar, FL,​​ R. E.​​ Krieger,​​ 1982;​​ D.​​ Emeis – K. H. Schmitt,​​ Kleine Methodik der Erwachsenenbildung in der Kirche,​​ Freiburg, Herder, 1974;​​ E.​​ H. Erikson et​​ al.,​​ L’adulto,​​ Roma, Armando, 1978; A. Exeler – D. Emeis,​​ Reflektierter Glaube,​​ Freiburg, Herder, 1970; E. Feifel,​​ Erwachsenenbildung. Glaubenssinn und theologischer Lernprozess,​​ Zürich, Benziger, 1972; J. W. Fowler,​​ Stages of Faith,​​ San Francisco, Harper and Row, 1981; J. Grand’Maison,​​ Seconda​​ evangelizzazione,​​ 3​​ vol.,​​ Bologna, EDB, 1975-1976; B. Grom,​​ Metodi​​ per​​ l’insegnamento​​ della​​ religione,​​ la pastorale​​ giovanile e la formazione degli adulti,​​ Leumann-Torino, LDC, 1981; R. Guardini,​​ Die Lebensalter,​​ Würzburg, Werkbund, 1954; F. J. Hungs,​​ Theologische Erwachsenenbildung als Lernprozess,​​ Mainz, M. Grünewald, 1976; G. Lapassade,​​ Il mito dell’adulto,​​ Bologna, Guaraldi, 1971; Th. Lidz,​​ La persona​​ umana,​​ Roma, Astrolabio,​​ 1971; R. Llanes Tovar,​​ La catequesis de​​ adultos​​ en la actualidad,​​ México​​ 1984; L. McKenzie,​​ The Religious Education of Adults,​​ Birmingham, Alabama, Rei. Education Press, 1980; P. Milan,​​ Adulti nella​​ Chiesa,​​ Rovigo,​​ Ist.​​ Padano Arti Grafiche, 1981; G.​​ Moran,​​ Education Toward Adulthood,​​ New York,​​ Paulist​​ Press, 1979; S.​​ Pintor​​ et al.,​​ La Teologia e la Pastorale nel Catechismo degli adulti,​​ Bologna, EDB, 1983; F.​​ Pöggeler,​​ Der Mensch​​ in​​ Mündigkeit und

Reife,​​ Paderborn, F. Schöningh, 1964; J. Ruiz​​ Díaz,​​ Buscando la identidad cristiana,​​ Madrid, S. Pío X, 1983;​​ A.​​ Tessarolo​​ (ed.),​​ La catechesi degli adulti, nuova scelta pastorale della Chiesa italiana,​​ Bologna, EDB, 1978.

Emilio Alberich

image_pdfimage_print
image_pdfimage_print
ADULTI – Catechesi degli

ADULTISMO

 

ADULTISMO

Errore pedagogico di relazionarsi educativamente con i fanciulli e gli adolescenti come se fossero adulti. Termine polemico opposto a puerocentrismo.

1. In senso più propriamente pedagogico, l’a. può essere definito come quell’orientamento «che afferma essere il processo educativo una imitazione del “modello” di​​ ​​ uomo espresso dalla tradizione e fondato su determinate esigenze sociali; per esso viene svalutata la situazione attuale dell’​​ ​​ educando mentre viene esclusivamente valutata la sua capacità a identificarsi con il modello» (​​ Bertolini). Tale indirizzo, soprattutto sul piano didattico, degenera nel​​ magistrocentrismo, nella pretesa cioè di insegnare ai fanciulli i contenuti del sapere con un linguaggio maturo e concettualmente definito in modo rigoroso, inducendo così l’allievo ad un meccanico esercizio mnemonico inadeguato alla sua capacità di​​ ​​ apprendimento.

2. In termini di prassi educativa, quindi, due sono le tendenze da evitare, quella del​​ rigorismo autoritario​​ e quella del​​ lassismo permissivo.​​ Entrambe le tendenze attengono al campo affettivo e morale dell’allievo: da un lato si esagera nell’attribuire al fanciullo in modo sproporzionato una responsabilità di diritti e di doveri, eccedendo, di conseguenza, anche sul piano di una rigida disciplina; dall’altro si attribuisce, in un clima di incontrollato spontaneismo, una capacità di comprensione e di autodeterminazione, che è soltanto il frutto di un lento e graduale​​ ​​ processo educativo verso la maturità. Si potrebbe concludere che non pochi insegnanti per il semplice fatto di «sapere» ciò che devono insegnare, credono anche di «saperlo» insegnare. Ora, un insegnante deve essere senz’altro competente della «materia» che insegna, ma la sua alta qualità si esplicita pienamente quando egli è il competente della comunicazione di questi contenuti ed altrettanto competente nell’acquisire le esigenze, le possibilità, le attese dei suoi allievi, per sapersi relazionare con loro. Questa è la strada maestra, per intervenire al momento giusto e nel modo adeguato, evitando così ogni forma di a.

Bibliografia

Claparède E.,​​ L’educazione funzionale, Firenze, Giunti, 1962; Id.,​​ La scuola su misura,​​ Firenze, La Nuova Italia, 1982. Per un approfondimento bibliografico mirato cfr. voci «A.» e «Puerocentrismo», in M. Laeng (Ed.),​​ Enciclopedia pedagogica,​​ voll. I e V, Brescia, La Scuola, 1989, 121-122; 1992, 9704-9709.

C. Bucciarelli

image_pdfimage_print
ADULTISMO

ADULTO

 

ADULTO

Etimologicamente il termine a. proviene, dal lat.​​ adolescere​​ (crescere, svilupparsi, rinvigorirsi); letteralmente, quindi, si può definire a. il soggetto che, avendo compiuto l’età evolutiva, ha raggiunto la maturità morfologica (a livello fisico e psichico) e funzionale. Il termine​​ adultità​​ è stato coniato di recente per indicare le caratteristiche e le condizioni che definiscono l’a.

1.​​ L’identità adulta.​​ Da un punto di vista funzionale, poi, per «età adulta» si può intendere quella fase d’età cronologica che sta tra l’adolescenza e l’età senile. Gli studi della scienza psicologica sono indispensabili per dedurre le costanti di questa fase della vita ed in questo contesto due sono gli approcci a cui si fa solitamente riferimento: l’approccio psicodinamico e quello fenomenologico. Nell’approccio psicodinamico​​ vanno segnalati gli studi di​​ ​​ Freud per cui l’a. veniva inteso come soggetto padrone di una​​ genitalità​​ capace di «amare» e di «lavorare»; gli studi di​​ ​​ Jung (1875-1961) interpretano invece l’adultità come età del dubbio in cui appare una fase dualista, quella cioè che vedrebbe emergere un secondo Io che tende a togliere la direzione della vita psichica al primo Io: quello dell’infanzia, di qui la contrapposizione tra due identità che si fa lotta tra i due archetipi del​​ puer​​ e del​​ senex.​​ Tra gli studi psicodinamici però i più noti e funzionali alla dimensione pedagogica sono quelli di​​ ​​ Erikson che con il suo fondamentale lavoro​​ Infanzia e società​​ (1967) e con​​ I​​ cicli della vita​​ (1984), in linea con le teorie freudiane dello sviluppo psico-sessuale, riteneva a. quell’individuo che agisce non in diretta conseguenza della soddisfazione degli impulsi primari, ma che sa conquistarsi​​ un’autonomia funzionale,​​ che sa cioè prefiggersi la realizzazione di scopi che prescindono, in parte, da dati bisogni pulsionali. Nell’approccio fenomenologico​​ l’identità adulta trova soprattutto in alcuni studiosi i suoi interpreti più accreditati. Innanzitutto​​ ​​ Maslow (1971) che vede nella «motivazione» il tratto costitutivo dell’identità altrimenti denominabile «bisogno» della persona.​​ ​​ Rogers nel suo studio su​​ Lo sviluppo della personalità​​ (1961), evocando un modello di sviluppo ontogenetico, vede l’adultità matura nel transito di alcuni passaggi esistenziali qualitativi: dalla incongruenza alla congruenza; dalla non accettazione di sé alla accettazione; dalla non comunicazione alla comunicazione; dalla rigidità mentale alla flessibilità; dal rifiuto delle responsabilità alla accettazione di queste; dall’isolamento alla socievolezza; dalla rigidità alla creatività; dalla sfiducia alla fiducia nella natura umana; da una vita spenta ad una vita piena sul piano dell’esperienza e della ricerca; dall’eterodipendenza all’autodeterminazione. Infine​​ ​​ Lewin che, nella sua opera​​ Principi di psicologia topologica​​ (1936) detta anche «del campo», rivela l’individuazione dell’identità adulta con particolari modalità operative; infatti l’a. per Lewin è quel soggetto che riesce adeguatamente a operare una differenziazione tra la totalità-persona e le figure che di volta in volta gli occorrono per agire e sopravvivere.

2.​​ Apprendere in età adulta.​​ Chi ha responsabilità formative anche nel campo degli a. prevede senz’altro di incontrare delle difficoltà nel realizzare i propri obiettivi. Se da una parte però la ricerca scientifica fa il suo doveroso cammino, dall’altra mai come oggi, con una società in rapida trasformazione, il termine​​ formazione​​ deve essere applicato anche agli a., non solo per compensare lacune di una loro preparazione anteriore (= analfabetismo di ritorno), ma soprattutto per completare e sviluppare la loro cultura. L’educazione degli a. pertanto, in prosecuzione di quella rivolta dall’infanzia alla giovinezza, nel contesto di un’​​ ​​ educazione permanente varia nei contenuti e nelle forme, per tutte le età. È prassi consolidata ormai che tra le specifiche funzioni di tale intervento a favore dell’a. si possono considerare l’educazione civica e politica, l’aggiornamento professionale, la divulgazione tecnica e scientifica, l’informazione artistica e sanitaria, le attività del tempo libero, l’igiene mentale. La formazione dell’a. vede così assicurati periodi ciclici per forme di completamento, di qualificazione, riqualificazione, specializzazione e aggiornamento. Ad una simile alternanza di periodi di formazione e di periodi di lavoro si dà il nome di​​ ​​ educazione continua, o ricorrente o intermittente.

Bibliografia

Lazzaretto A.,​​ La scoperta dell’a.,​​ Roma, Armando, 1966; Erikson E. H.,​​ L’a.,​​ Ibid., 1981; Id.,​​ I​​ cicli della vita,​​ Ibid., 984; Morin E., «Le vie della complessità», in G. Bocchi - M. Ceruti (Edd.),​​ La sfida della complessità,​​ Milano, Feltrinelli, 1985; Bucciarelli C.,​​ L’educazione permanente: un modello di politica educativa,​​ Rimini, Maggioli, 1987; Demetrio D.,​​ L’età adulta, Roma, NIS, 1990; Resnick R. T.,​​ Impulsività,​​ disattenzione e iperattività dell’a., Milano, McGraw, 2002.

C. Bucciarelli

image_pdfimage_print
ADULTO
image_pdfimage_print