ADOLESCENZA
Antonio Arto
1. Introduzione
2. Formazione di una mentalità e concetto di uomo.
2.1. Concezione dell’uomo
2.2. Dimensioni fondamentali nel concetto di uomo
2.3. Armonia e copresenza delle caratteristiche umane
3. Realizzazione del concetto di uomo da parte del l’adolescente
3.1. Libertà vs. operosità responsabile
3.2. Intelligenza vs. ricerca trascendente
3.3. Aspetto sociale vs. mondo affettivo
3.4. Aspetto corporeo vs. armonia ed integrazione
3.5. Integrazione dei bisogni di intimità, sessualità e sicurezza
3.5.1. Intimità vs. sessualità
3.5.2. Intimità vs. sicurezza
3.5.3. Sessualità vs. sicurezza
4. Piste per la realizzazione di suggerimenti educativi.
4.1. Metodologia per una relazione educativa
4.2. Rispetto del processo continuo di crescita
4.3. Valutare il soggetto in termini funzionali
4.4. Importanza della comunicazione
4.5. Proposta di mete raggiungibili
4.5.1. Accettazione delle opinioni per il loro valore
4.5.2. Capacità di differire la soddisfazione dei bisogni
4.5.3. Equilibrio tra dipendenza e indipendenza
4.5.4. Richiedere secondo le esigenze e non le apparenze
4.6. Rispetto per i bisogni adolescenziali e favorire la crescita integrata e armonica
5. A modo di conclusione
1. Introduzione
Si offrono alcuni elementi di tipo psicologico, al fine di comprendere sempre di più la realtà adolescenziale e di adattare ad essa un lavoro educativo-pastorale efficace per la maturità personale degli adolescenti.
Si presenterà una pista di lettura della realtà adolescenziale, si vedrà come il concetto di uomo si realizza nell’adolescenza con caratteristiche tipiche di questa fascia di età, e si presenteranno alcune implicanze dello sviluppo adolescenziale in chiave educativo-pastorale. Infine si proporrà una serie di suggerimenti concreti, utili nella pratica educativa. Sembra importante che l’operatore pastorale abbia una mentalità ampia e aperta ai problemi adolescenziali e sia più interessato alla formazione di un proprio quadro di riferimento che gli permetta di leggere, cogliere e comprendere i comportamenti adolescenziali con cui si trova nel suo lavoro, che non alla preoccupazione di trovare una elencazione delle caratteristiche adolescenziali il cui scopo sarebbe quello di dargli una specie di sicurezza ma che gli sarebbe di nessuna utilità nel momento di operare pastoralmente.
Si tratta quindi di favorire nell’operatore la capacità di saper interpretare i comportamenti che osserva per poter, contemporaneamente o in un secondo momento, intervenire, favorendo nell’adolescente la presa di coscienza della situazione e delle sue possibilità.
In questo senso si cercherà di presentare elementi e punti di riferimento perché l’operatore, cosciente del suo lavoro, possa avvicinarsi alla realtà adolescenziale con una competenza che gli consenta di cogliere la situazione concreta, in continuo cambio, e possa adattare la sua azione pastorale all’adolescente, costruendo creativamente le proposte che ritiene più raggiungibili e funzionali per il soggetto. La pista di lettura serve anche per evitare i momenti di frustrazione che l’operatore può trovare nel non riscontrare nell’adolescente una «risposta ideale» al suo lavoro; la possibilità di conoscere e di interpretare in un modo corretto i comportamenti dell’adolescente può inoltre aiutare a situare bene il rapporto pastorale evitando sentimenti di colpevolezza o di colpevolizzazione, poiché tutti e due gli atteggiamenti possono provocare un forte ostacolo all’azione educativo-pastorale. L’obiettivo è quello di aiutare l’operatore sociale ad essere un vero «mediatore» tra l’educando e il mondo sociale circostante in modo da favorire l’integrazione dei diversi aspetti cognitivi, tendenziali e comportamentali del soggetto.
2. Formazione di una mentalità e concetto di uomo
Per avvicinarsi nel modo più completo ed esatto possibile alla realtà umana, in questo caso particolare a quella degli adolescenti, e per raggiungere un adattamento più efficace alla realtà circostante va ricordato quanto sia importante la formazione di una mentalità aperta e in continua ricerca ed integrazione.
La formazione di uno schema mentale è molto utile, ma bisogna tener presente che la realtà sfugge spesso a qualsiasi schema; che l’uomo e l’educando sono realtà molto più ricche di qualsiasi quadro di riferimento, il che richiede all’educatore di integrare armonicamente gli appelli che gli vengono sia dal mondo dei valori sia dalla persona e dalle istituzioni in modo da arricchire e rendere sempre più ampio il suo punto di riferimento e la sua lettura della realtà.
2.1. Concezione dell’uomo
Sembra imprescindibile che l’educatore abbia una concezione molto aperta della ricchezza umana e manifesti la disponibilità a tenerla sempre presente in ogni azione educativo-pastorale, anche in quella più circoscritta.
L’uomo è così ricco da sfuggire ad ogni tentativo di classificazione. Per questo motivo si postula in lui un aspetto di apertura, e di trascendenza, che mirano alla ricerca di risposte ai bisogni «spirituali».
2.2. Dimensioni fondamentali nel concetto di uomo
Si enumerano alcune dimensioni fondamentali da tener presenti nel concetto di uomo.
1) Libertà verso responsabilità.
2) Mondo dei valori verso trascendenza.
3) Mondo intrapsichico profondo verso mondo interpersonale sistemico.
4) Corporeità verso educabilità.
2.3. Armonia e copresenza delle caratteristiche umane
L’esigenza di considerare l’uomo «composto» contemporaneamente ed in ogni momento della sua vita da tutte le sue caratteristiche e il fatto di considerare l’uomo come un tutto unico non solo nelle apparenze ma soprattutto nelle sue esigenze profonde e tendenze a dare risposte al mondo degli «appelli» e dei valori per potersi sviluppare integralmente e armonicamente, «condiziona» la sua conquista della maturità e del suo modo di vivere efficacemente ed inoltre invita l’educatore ad una azione educativa e pastorale complessa ma corrispondente alle esigenze reali dell’educando.
Su questa prospettiva e sulla visione fondamentalmente positiva della persona umana, si cercherà di capire ancora di più la realtà adolescenziale riflettendo sulle modalità usate dall’adolescente per «realizzare» e vivere il concetto di uomo da cui si è partito per la presente analisi.
3. Realizzazione del concetto di uomo da parte dell’adolescente
Saranno prese in considerazione, seguendo il modello di uomo proposto precedentemente, le quattro dimensioni che formano i due gruppi di assi perpendicolari e cioè la libertà operante verso l’intelligenza che si apre al trascendente, e il sociale situato in un contesto personale verso l’aspetto corporeo che tende sempre ad una integrazione maggiore.
3.1. Libertà verso operosità responsabile
Nel mondo adolescente il polo della libertà viene «colorato» da libertà totale, fantasia, idealismo. Il polo della operosità viene vissuto come opinabile e porta all’incertezza, alla difficoltà di prendere delle decisioni il che favorisce un atteggiamento di ribellione, oppure tende a colpevolizzare o a sentirsi colpevole.
Il cambio della relazione «reale-possibile», tipico dell’adolescenza, fa sì che l’adolescente «tratti» il possibile e l’ipotetico come se fossero reali, trovando così una grande difficoltà a ragionare e a comportarsi in base alla realtà e all’esperienza vissuta e riflessa. Ciò lo porta a vivere in un mondo fantastico nel quale è possibile costruire sia eventi che persone ideali.
D’altra parte la capacità di vedere come possibili tante risposte e tanti modi di combinare gli eventi e le risorse in suo possesso, porta l’adolescente ad una specie di indecisione che lo blocca nel suo agire. Non potendo accettare tale inazione nel suo disorientamento chiede aiuto, ma poi si ribella perché la scelta fatta si dimostra molto più povera in confronto a tutte le altre che lui pensa realmente o ipoteticamente possibili. Questa scoperta può portare l’adolescente a colpevolizzare le persone da cui ha ricevuto un orientamento e successivamente a sentirsi colpevole nel momento in cui riesce a vedere sia la parte positiva del consiglio ricevuto che, soprattutto, l’interessamento delle persone adulte a cui si è rivolto in cerca di consiglio.
È interessante rendersi conto che questo processo ha però alla base un aspetto ed una caratteristica dello sviluppo adolescenziale molto ricca e positiva, che consiste nella capacità di pensare mediante ipotesi. Esso è normale e, se viene accettato e favorito, permette una maturazione nell’adolescente.
3.2. Intelligenza verso ricerca trascendente
Il mondo cognitivo dell’adolescente, che ha raggiunto lo sviluppo logico formale, dovrà però integrare ancora molte altre componenti e ciò avverrà mediante i diversi equilibri-squilibri a cui andrà incontro e grazie al processo dialettico del pensiero stesso.
Il polo dell’intelligenza acquista le caratteristiche adolescenziali di immaginazione, di realtà ipotetiche, di esigenze di giustizia, uguaglianza e amore universali; il polo di apertura appare come una ricerca del senso della vita, di rifiuto della realtà concreta e alle volte di «sublimazione» dei suoi desideri, pensieri e sentimenti.
La ricerca della trascendenza attraverso la modalità intellettuale è uno degli aspetti che più «appartiene» all’adolescente; il riconoscere questo bisogno profondo è un modo stupendo per avvicinarsi a lui.
La conquista adolescenziale di «pensare il pensiero», lo porta ad una serie di conseguenze non sempre piacevoli. L’adolescente avendo acquisito la capacità di vedersi dall’esterno, riesce a crearsi un pubblico immaginario dal quale si sente sempre osservato. Bisogna poi tener presente che l’adolescente vede i suoi sentimenti non integrati nella personalità e trova difficoltà ad accettarli, per cui li «iperdifferenzia» fino a sentirsi con una «unicità personale» e con una diversità da tutti gli altri tale da pensare che nessuno possa capirlo e che abbia una propria realtà incomunicabile. Il rapporto interpersonale diventa, quindi, difficile ed alle volte impossibile, ma poiché è doloroso vivere «incompreso», può nascere in lui la ricerca di un essere così grande, così distante, e persino così diverso, che abbia la capacità di capirlo e di comprenderlo. Questo bisogno e questa risposta alla ricerca di comprensione può portarlo ad una specie di falso ascetismo nel rapporto con l’essere trascendente in quanto si tratterebbe invece di una sublimazione di alcuni suoi bisogni ai quali non trova una risposta autentica. La grande capacità di scelta dell’adolescente, la capacità di crearsi la religione, la persona ideale, lo porta anche a cercare una risposta, anche nel campo religioso, che serva più a soddisfare un’esigenza momentanea che ad aprirsi al vero mondo che può dare un senso a ciò che sta cercando. Tutto diventa più difficile quando questa ricerca appare come una fuga della realtà e un prolungamento, ad un altro livello, di ciò che vive con intensità nella vita di tutti i giorni, senza che vi sia una risposta interpersonale autentica.
3.3. Aspetto sociale verso mondo affettivo
Questi due aspetti della situazione adolescenziale sono vissuti profondamente e appaiono molto correlati in quanto l’uno condiziona o favorisce la realizzazione dell’altro.
Il polo della socialità viene vissuto come una esigenza di appartenere ad un gruppo o di vivere isolato e di costruirsi una maschera sociale. Il polo dell’affettività appare come un bisogno di relazioni affettive in seguito all’esperienza già vissuta o di un desiderio di amicizia, come pure può relazionarsi con la negazione di tale desiderio in seguito ad una mancata integrazione della propria esperienza affettiva.
Il desiderio della socialità trova generalmente nell’incontro con il gruppo un valido aiuto alla formazione del senso di identità, poiché vi è un distacco sempre maggiore dalla famiglia e vi è la possibilità di realizzare attività, progetti o semplicemente di «stare con» gli altri. Questa esperienza gli permette di conoscersi e di stimarsi di più in quanto nel gruppo viene accettato per ciò che è e per ciò che realizza e che vede come qualcosa che gli appartiene e corrisponde ai suoi desideri più profondi.
Ma si può anche avere, al polo opposto nella ricerca di apertura, un isolamento in seguito ad una non accettazione del proprio mondo personale, che può portare l’adolescente a crearsi delle maschere sociali, non tanto per difendersi dai pregiudizi e dalle etichette sociali, quanto come risposta alla non accettazione personale e al pericolo di venir scoperto in quegli aspetti che crede di avere o che non gli piacciono.
D’altra parte l’impossibilità di manifestare chiaramente e apertamente nel mondo sociale la sua ricchezza intrapsichica è un motivo in più che favorisce la tendenza all’isolamento. È frequente che il primo sorgere dell’amicizia, specialmente eterosessuale sia ostacolato o almeno presentato in luce negativa dai genitori o dagli adulti, sia in modo aperto, sia in modo sottile con dei messaggi contraddittori o di non accettazione della relazione con l’amico o con l’amica. Dato che l’adolescente in questo momento della sua vita si comporta più per fedeltà alle persone che per fedeltà al valore, viene a trovarsi in una situazione tale, per cui uscirne costituisce sempre un risultato negativo: o deve rinunciare all’amicizia ed «ubbidire» con il risultato di essere costretto ad accettare un concetto negativo dell’amicizia; oppure deve continuare con l’amicizia ed in tal modo «disubbidire» alla persona significativa (che costituisce il fondamento della fedeltà adolescenziale) con gli immaginabili e i possibili sentimenti di colpa che possono inficiare l’amicizia stessa.
3.4. Aspetto corporeo verso armonia ed integrazione
Questa dimensione si presenta nell’adolescente carica di novità, di scoperte e di momenti di tensione in quanto egli si trova a gestire un mondo nuovo e ricco di cui non conosce bene né la funzionalità né, a volte, la bellezza. Nel polo della corporeità troviamo l’immagine corporea con tutta la sua importanza, la coscienza dell’area psicosessuale, la percepita diversità personale e la difficoltà di «situarsi» nel proprio nuovo mondo ed in quello del gruppo.
Il polo dell’educabilità si presenta come una sfida all’educazione a causa del percepirsi disarmonico e del sentirsi «anormale» in molte manifestazioni. Non è facile per l’adolescente integrare i nuovi mutamenti corporei che spesso sfuggono al controllo razionale e che non sempre è possibile armonizzare in modo da sentirsi a proprio agio sia nel mondo circostante, che nel gruppo dei pari.
La conoscenza, l’accettazione e la rielaborazione dell’immagine corporea e la formazione di una adeguata identità psicosessuale, sono compiti molto impegnativi che richiedono la presenza e la mediazione di un educatore. La capacità di accettare la diversità, che è sempre di capitale importanza, diventa un problema alle volte drammatico nel caso della presenza di una «anormalità» di tipo fisico, considerando l’importanza che in questa età ha la componente corporea.
Tenendo presente quanto si è detto nel trattare le dimensioni precedenti, l’educatore si trova in una situazione difficile e molto delicata. Le sue proposte infatti possono venir vissute da parte dell’adolescente come un rifiuto e di conseguenza non sono né raggiungibili né adattate alla situazione in cui egli si trova o crede di trovarsi.
Pertanto l’aiuto offerto dovrebbe favorire la presa di coscienza che qualsiasi tipo di «diversità» gli appartiene e che inoltre è propria dell’essere umano, ricco ma limitato. In qualsiasi situazione è possibile e «doveroso» trovare le soluzioni e le strategie di azione e di comportamento che portino l’adolescente a vivere più efficacemente e più felicemente nell’accettazione di sé e con un comportamento adeguato alla diversità personale, attraverso l’utilizzazione delle risorse nascoste, che costituiscono la parte migliore della persona.
3.5. Integrazione dei bisogni di intimità, sessualità e sicurezza
Nel contesto delle dimensioni che costituiscono la dimensione adolescenziale, si propone ora l’esame di un nuovo aspetto che riguarda l’espressione delle tre componenti umane fondamentali ma che costituiscono un «punto focale» nell’adolescenza e sono: l’esigenza di integrazione del bisogno di intimità, come capacità di comunicare profondamente con gli altri; la sessualità come capacità di esprimere il bisogno di amare e di essere amato e la sicurezza come esigenza di sentirsi tranquillo senza sensi di colpa nell’espressione di tali bisogni adolescenziali. Nell’integrazione di questi tre bisogni umani si raggiunge un grado di maturità che permette lo sviluppo normale e un’ottima preparazione per il superamento delle successive tappe adulte.
Riteniamo necessario considerare dimensionalmente questi tre bisogni.
3.5.1. Intimità verso sessualità
È la dimensione secondo la quale si esercita la capacità di comunicare profondamente con ambedue i sessi dando e ricevendo amore. Dalla considerazione fatta sull’amicizia adolescenziale si intravede la difficoltà di far coesistere queste due esigenze in quanto l’ambiente educativo stesso non sempre favorisce anzi, sovente, ne ostacola l’integrazione.
3.5.2. Intimità verso sicurezza
È la dimensione che si riferisce alla serenità nell’espressione della propria intimità e della comunicazione profonda personale, a livello cognitivo, affettivo e comportamentale, sentendosi tranquilli con i compagni e le persone dei due sessi senza provare rimorsi e insicurezze in seguito all’interazione con essi.
3.5.3. Sessualità verso sicurezza
È la dimensione che tiene conto della capacità di esprimere la propria potenzialità di amare ed essere amati ed il raggiungimento di una maturità consistente nella tranquillità e nell’accoglienza delle risposte, da parte di un’altra persona, della propria ricchezza umana e della condivisione dei desideri più profondi. Comprende anche la certezza di sentirsi in grado di manifestarsi e di amare gli altri come esseri umani con tutte le proprie risorse spirituali, sociali e corporee in funzione della crescita personale e del raggiungimento dell’identità personale. Ciò permette di integrare tutta la storia personale e di generare persone, progetti, piani di lavoro che consentano ad altri di seguire lo stesso cammino. L’adolescenza diventa così il luogo e il momento privilegiato per una prima esperienza di integrazione e di potenziamento di queste grandi risorse umane.
4. Piste per la realizzazione di suggerimenti educativi
Una lettura attenta di quanto presentato permette già di cogliere diversi suggerimenti educativi. Si aggiungono inoltre, più in particolare, alcune piste di lettura che costituiscono dei suggerimenti che possano adattarsi alla realtà concreta.
Si ribadisce nuovamente l’importanza che ha, per l’operatore pastorale, l’avere una mentalità aperta, capace di leggere la realtà che gli si presenta e insistiamo sulla necessità di conoscere ed interpretare correttamente i comportamenti degli adolescenti in modo da poter adattare la sua azione educativa in maniera corretta e consona alla realtà. Le etichette, che sovente vengono date ad un adolescente, non servono educativamente, anzi frequentemente sono viste come una mancanza di rispetto che finisce col bloccare l’azione educativo-pastorale.
Le piste offerte costituiscono più uno stimolo a trovare altre che non una proposta definitiva e chiusa in sé stessa. Per la scelta delle piste educative è bene tener presenti le caratteristiche adolescenziali.
4.1. Metodologia per una relazione educativa
Da un punto di vista psicologico in generale e della psicologia dell’adolescenza in particolare, è bene tener presente che un processo educativo si realizza seguendo almeno questi passi. È necessario stare con il soggetto in modo di conoscere la sua struttura cognitiva, il suo modo di ragionare, le sue risorse. Questa conoscenza è finalizzata alla comprensione del soggetto, per vedere dove egli si colloca in riferimento alla situazione, al mondo educativo e pastorale, a quello dei valori, della famiglia, ecc. Ciò favorisce, inoltre, il coinvolgimento del soggetto nella relazione educativo-pastorale. Successivamente è più facile individuare come utilizza o non utilizza le sue risorse, vedere dove vuole o può arrivare, scoprire le mete e gli obiettivi che può raggiungere e soprattutto indicare il modo per raggiungerli. L’operatore deve favorire il processo di crescita, rispettando la situazione reale del soggetto; perciò si richiede una conoscenza dell’adolescente, una comprensione profonda, che va più in là di quanto appare a prima vista. Solo dopo tutto questo è possibile indicargli il cammino che deve seguire per raggiungere le possibili mete.
4.2. Rispetto del processo continuo di crescita
L’adolescente si sviluppa continuamente. Le sue risposte alle proposte pastorali non sono mai definitive; si tratta di saper decodificare le risposte considerandole parte di un processo e mai come entità chiuse e definite. Una risposta negativa deve essere considerata come formante parte di un processo che, se colto in modo adatto, può favorire il sorgere di una risposta positiva ed adeguata alla proposta. Perciò è necessario non chiudere mai le risposte ma aprirle come parte di un dinamismo sempre in sviluppo.
4.3. Valutare il soggetto in termini funzionali
La valutazione delle risposte e del processo di crescita deve corrispondere al modo in cui sono messe in atto le risorse e le competenze del soggetto e non costituire il premio o il giudizio per un risultato ottenuto. L’aiuto dato all’adolescente affinché veda come ha risposto e soprattutto come può rispondere, oltre ad essere una spinta motivante, viene da lui vissuto come accettazione e rispetto, poiché sente di venir valutato secondo le sue competenze e non secondo parametri precostituiti, più corrispondenti ad una rigida mentalità educativa che ai suoi bisogni reali.
4.4. Importanza della comunicazione
L’educando, quasi per definizione, appartiene ad una generazione diversa da quella, dell’educatore, spesso vive in un ambiente ed ha un altro tipo di esperienza. Questo aspetto esige che l’operatore sappia comunicare in modo comprensibile e adatto con l’educando, altrimenti corre il rischio di non venir compreso e di non motivarlo.
4.5. Proposta di mete raggiungibili
Non basta che le mete e gli obiettivi siano ben definiti e chiari, si richiede anche che siano raggiungibili. Indichiamo alcune mete che, se comunicate in modo chiaro, possono essere raggiunte favorendo così la crescita dell’adolescente.
4.5.1. Accettazione delle opinioni per il loro valore
L’adolescente si trova in una fase di transizione; fino ad ora vi era in lui il bisogno di essere accettato dalle persone significative e perciò egli si comportava in maniera adeguata più per fedeltà alle persone che per il valore che esse presentavano. In questo momento si sviluppa la capacità di apprezzare le cose e le persone per il valore intrinseco che hanno, per cui se l’educatore è più interessato al rispetto dei valori che ad una propria accettazione sta favorendo la crescita dell’educando in un momento molto delicato del suo sviluppo e sta ponendo le basi per una maturità personale che lo porta verso l’indipendenza e verso la valutazione «oggettiva» delle cose che, esclude ogni criterio di comodità o di piacere.
4.5.2. Capacità di differire la soddisfazione dei bisogni
La cultura dei paesi sviluppati riesce a convincere frequentemente gli adolescenti ed i giovani che è possibile soddisfare immediatamente, quasi come si trattasse di un «dovere», anche le minime esigenze, della persona. La vita posteriormente insegnerà loro che questo non è possibile e che anche se fosse possibile non sarebbe nemmeno un fattore educativo. Ma le proposte pastorali, rappresentano invece una sfida ed uno stimolo alla crescita umana e richiedono un lavoro ed una responsabilità sempre più grande da parte dell’adolescente. Esse potranno essere più facilmente accettate se trovano «una cultura» in cui l’adolescente ha un contatto con la vita più aderente alla realtà, che tante volte è difficile da affrontare e che non si può cambiare; invece è sempre possibile tentare di dare una risposta più adeguata anche alle difficoltà ed agli ostacoli che non sempre dipendono dal soggetto.
4.5.3. Equilibrio tra dipendenza e indipendenza
In consonanza con la riflessione precedente va aggiunto che un fattore di crescita per il soggetto è quello di riuscire ad equilibrare il bisogno di indipendenza con le esigenze di dipendenza, che la vita impone. L’adolescente dovrebbe essere indipendente «volitivamente» tanto quanto è indipendente nella sua capacità esecutiva. Ma tante volte, anzi quasi sempre, è necessario un equilibrio tra la propria indipendenza volitiva e il bisogno di avere un apporto dagli altri per poter raggiungere i propri desideri. In quanto esseri sociali difficilmente si può prescindere dagli altri, che hanno gli stessi desideri, doveri e diritti.
4.5.4. Richiedere secondo le esigenze e non le apparenze
Si parla sempre più frequente del bisogno di una accettazione intrinseca dell’adolescente che si attua col richiedergli solo ciò che può dare, ma nello stesso tempo di non esigere di meno.
Basti accennare alla necessità di non confondere le apparenze con le vere esigenze. L’umanismo autentico esige di chiedere tutto ciò che l’uomo è e può diventare. Può aiutare, in questo campo, ricordare il concetto di uomo e di adolescente proposto per adeguarsi «rispettosamente» all’educando.
4.6. Rispettare i bisogni adolescenziali e favorire la crescita integrata e armonica
Si è accennato ai tre bisogni fondamentali dell’intimità, sessualità e sicurezza. In questo caso, come in tutta la crescita dell’adolescente è importante tener presente l’esigenza di uno sviluppo armonico. Ricordando gli otto poli con cui si è «definito» l’uomo e l’adolescente, si evidenzia la necessità di tenerli tutti presenti. La maturità umana sarebbe raggiunta quando l’adolescente diviene capace di comportarsi da adolescente.
Sovente si possono creare «dei mostri» sviluppando un polo a scapito degli altri. L’operatore dovrebbe essere il mediatore che facilita lo sviluppo di tutte le aree proposte. Per motivi metodologici, educativi e di pedagogia ambientale, in momenti determinati, saranno potenziati alcuni aspetti anziché altri; questo non deve essere a scapito di una formazione integrale di tutti gli altri. Non si tratta di vedere quali ambiti siano più importanti, ma di farli sviluppare secondo le modalità che il proprio concetto di uomo esige. Non è dunque questione di quali, ma di come, quando e in che modo farli sviluppare.
5. Conclusione
A conclusione di questa breve esposizione sui problemi adolescenziali, in funzione di una prassi pastorale, sembra importante ricordare che il punto nodale sta nella figura stessa dell’operatore il quale — cosciente dei suoi limiti ma anche della significatività della sua persona che vuole facilitare la crescita e lo sviluppo umano da un punto di vista privilegiato, qual è quello educativo-pastorale — deve essere consapevole del suo diritto-dovere di avere una preparazione accurata e di essere uno strumento valido non soltanto per quello che riguarda il contenuto della proposta da fare all’adolescente, ma anche in riferimento alla trasparenza e validità della sua persona, che media un processo umano di grande importanza.
L’operatore deve essere in grado di capire e di accettare tutte le risposte e le sollecitazioni che gli vengono dal mondo adolescenziale in qualsiasi modo gli arrivino; nello stesso tempo deve essere capace di dar ragione esplicita delle sue proposte e scelte in modo tale che l’adolescente le possa accettare per il loro valore intrinseco senza dimenticare evidentemente l’importanza che la persona dell’operatore ha per l’adolescente.
Le realtà ipotetiche, di cui si è parlato, rappresentano per l’adolescente una parte della sua esperienza; l’operatore che non riesce a considerarle come se fossero esperienze vissute, difficilmente può capire la vita dell’adolescente e di conseguenza è quasi impossibile che possa dargli una risposta soddisfacente.
L’educatore che è capace di accettare il proprio mondo profondo e di utilizzarlo per dare una risposta a quello dei valori è in grado di accogliere la realtà degli adolescenti. Inoltre l’educatore è in grado di «indirizzare» il suo vissuto in modo da dare le sue risposte al mondo degli appelli e da accogliere con calma e serenità, senza rimpianti e senza sensi di colpa, tutta la ricchezza che fortunatamente, ma a volte anche con dolore, sta vivendo.
Bibliografia
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