OTTIMISMO

L’o. è l’attitudine a valutare favorevolmente lo stato e il divenire della realtà (Zanichelli).

1. Nella «ruota delle emozioni» (una classificazione di R. Plutckik) l’o. è considerato come uno stato emotivo che compone in armonia le emozioni primarie della gioia e dell’aspettativa. L’una si collega strettamente a un’attività gratificante che tende verso lo scopo desiderato; la seconda si pone a livello di valutazione e apprezzamento degli avvenimenti, prevedendone un esito positivo (D. Krech e R. S. Crutchfield). Secondo E.​​ ​​ Erikson l’o. sarebbe l’atteggiamento fiducioso che si sviluppa con la risoluzione delle crisi psicosociali (raccordo tra individuo e ambiente) attraverso le otto fasi dello sviluppo sino alla maturità. Nelle correnti culturali odierne esso viene collocato nel cosiddetto «pensiero positivo» o «cultura del sì», che prospetta il riconoscimento e la valorizzazione di tutte le positività del vivere sociale moderno e che rende abili a sviluppare una personalità in continua maturazione, a usufruire della voglia di vivere, a osare ciò che è creativo e divergente di fronte a situazioni inedite, a usare la forza della fede per giungere al meglio. Oggi riscontriamo inoltre o. in quella visione umanistica che crede nella possibilità della crescita dell’uomo, pur nelle ambiguità e ambivalenze, e che si radica sulla realtà salvifica proposta dall’evangelo. E anche se non si nasce ottimisti per decreto, si può diventarlo agevolmente, orientando il proprio modo di interpretare gli eventi e di guardare all’esistenza umana.

2. Nella prospettiva pedagogica ci si dibatte tra l’o. utopico, che promette infinite possibilità di successo all’educazione (idealismo, essenzialismo, naturalismo, positivismo) e il pessimismo nichilista, che nega all’educazione ogni capacità di vincere i condizionamenti ereditari o ambientali (manicheismo, dirigismo, comportamentismo, innatismo). L’o. realista ritiene sempre possibile educare con successo, pur riconoscendone tuttavia limiti e difficoltà. È questo l’orientamento di grandi educatori come un don​​ ​​ Bosco. Essi riconoscevano che la via dell’o. è percorribile nel rapporto educativo: l’educando si trova in situazione di attese e di potenzialità; l’educatore fa propria la disponibilità comunicativa, specie nella sua espressione oblativa; la relazione tra loro dispone a instaurare ed esplicitare un’esperienza significativa di crescita educativa. In questo processo l’atteggiamento ottimistico suscita energie e risorse impensate negli interlocutori, che percorrono, con il dialogo e il confronto, le vie della ricerca del bene educativo e dei valori esistenziali. La strada dell’o. è percorribile, perché si constata una sufficiente indeterminatezza nella costituzione biologica e nei condizionamenti ambientali, e lo stato di potenzialità del soggetto assicura la disponibilità al processo di sviluppo. La natura razionale e intenzionale della persona, come la sua libertà e responsabilità etica rendono pertanto possibile il percorso educativo. In definitiva è la natura sociale e spirituale dell’uomo a renderlo educabile nell’ottica dell’esito positivo, anche in situazioni drammatiche. Lo ha accertato V.​​ ​​ Frankl quando parla di «o. tragico»: la «volontà di significato» restituisce all’uomo la felicità, poiché «potenzialmente non solo esiste un senso incondizionato della vita, ma anche un valore incondizionato dell’uomo: è questo a fare la dignità umana». L’o. sul senso della vita rende praticabile l’educazione ai grandi valori e ideali dell’esistenza umana.

Bibliografia

Frankl V. et al.,​​ O. per vivere OK,​​ Milano, Paoline, 1991; Peale N. V.,​​ Il pensiero positivo oggi, Roma, Armenia, 2004; Seligman M. E. P.,​​ Imparare l’o., Firenze, Giunti, 2005.

G. B. Bosco

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