ORDINE

Per un tema così vasto è importante e urgente fornire alcune piste orientative perseguibili per ulteriori approfondimenti contenutistici e metodologici. Non si tratta infatti di fermarci alla C. della celebrazione del sacramento in causa. Se così fosse si dovrebbe trattare solo della​​ Catechesi e Ordinazione;​​ ovviamente distinguendo in tale caso i tre momenti celebrativi: del diaconato, del presbiterato, dell’episcopato. Il tema invece è più ampio, poiché è rapportabile alla realtà della liturgia, esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo, coesteso al suo Corpo mistico (cf SC 7). Si profilano così almeno​​ quattro aree​​ di interesse per l’azione cat. in rapporto all’O.

1.​​ L’ambito da cui si parte.​​ Il sacerdozio comune di tutti i battezzati-cresimati è il​​ punto di auto-coscientizzazione​​ da cui il sacerdozio ministeriale (ordinato) prende l’avvio. L’azione cat. si espleta​​ in​​ un popolo sacerdotale,​​ per​​ questo popolo agisce,​​ da​​ questo popolo sacerdotale viene ogni suo sviluppo. La liturgia della vita nuova in Cristo, sommo ed eterno sacerdote, è in funzione della liturgia della vita quotidiana. La C. si riscopre come​​ attività​​ compartecipe di una​​ dimensione sacerdotale ministeriale.​​ Il tessuto dei​​ ministeri​​ presenti nel vissuto ecclesiale è l’ambito da cui emerge (cf​​ Eb​​ 5,lss) il ministero ordinato, articolato in tre stadi o gradi: diaconato, presbiterato, episcopato. E se è vero che dall’episcopato si comprende il presbiterato e il diaconato (cf PO 2), è importante che l’azione cat.​​ evidenzi​​ che la dignità sacerdotale dei fedeli non si può circoscrivere solo al momento celebrativo (cf partecipazione attiva e piena alla celebrazione delle azioni lit.), ma va estesa a tutta la vita, che è — nelle sue molteplici mansioni — una vita di diaconia. Ogni vocazione battesimale e cresimale si concretizza in servizio (diaconia). Da questo “humus” sboccia la vocazione al ministero ordinato. Qui si inserisce la​​ pedagogia vocazionale​​ che deve servirsi dell’azione cat. pastorale per suscitare la disponibilità — per dono dello Spirito — al dono di sé con atteggiamento di servizio a tempo pieno per Cristo-Chiesa.

2.​​ La via da percorrere.​​ L’azione cat. può facilmente strutturarsi, per quanto concerne il sacr. dell’O., ricorrendo agli orientamenti conciliari circa​​ Videntità​​ del diacono (LG 29; AG 16), del presbitero (PO; LG 37; GS 43; CD 28; AG 39; AA 25), del vescovo (CD); ispirandosi anche al Pontificale Romano con la Cost. Apost. di Paolo VI “Pontificalis Romani recognitio”, e alle linee teologico-liturgiche emergenti dall’analisi del rito (1968). Inoltre si vedano i “motu proprio” di Paolo VI “Ecclesiae suae” (1966) per il vescovo e il presbitero, e “Sacrum diaconatus ordinem” (1967) per il diacono. L’identità nella​​ diversità​​ dei ministeri è da ricercarsi​​ attraverso​​ la​​ Chiesa​​ alla cui origine si pone il​​ mistero pasquale​​ di Cristo, a redenzione degli uomini e a gloria di Dio, nel quale tutta l’attività umana, nelle sue diverse forme di espressione, raggiunge la sua perfezione finale (cf GS 38-39).

La C. deve quindi sottolineare che il​​ ministero ordinato​​ è una realtà che appartiene all’organicità​​ della Chiesa. Esso è​​ continuazione​​ e​​ manifestazione​​ particolare, a servizio della Chiesa tutta, del “munus” di Cristo Sacerdote, Profeta e Pastore. Egli agisce principalmente attraverso il ministero ordinato (cf OT 14). Dal mistero pasquale, dalla Chiesa che da esso profluisce, dal Cristo liturgo presente (cf​​ Nlt​​ 28,20) nel suo popolo sacerdotale, devono muovere le linee dell’azione cat. con l’intento di far recepire da ogni fedele la​​ necessità di essere un suscitatore​​ di vocazioni ai ministeri ordinati, necessari alla vitalità della Chiesa. Similmente, chi nella compagine ecclesiale si deve occupare della formazione dei candidati al diaconato permanente e al presbiterato deve altresì preoccuparsi che la preparazione culturale, spirituale, pastorale, dei candidati potenzi i fulcri tipici che sono connessi con Cristo sommo sacerdote, con il suo mistero pasquale, liturgia per eccellenza, e con la Chiesa popolo cultuale. Infatti la via da percorrere si avvantaggia dalla terza area di interesse per l’azione cat., che ancor più serve a sottolineare come essa debba procedere in simbiosi e di pari passo con le realtà liturgiche.

3.​​ Le mete da perseguire.​​ Sintetizzando, si può convenire che l’azione cat. per 1’0. deve preoccuparsi che i candidati, ai ministeri in genere e specialmente a quelli ordinati, siano esperti nelle realtà di Dio e sufficientemente formati per dialogare con le realtà terrene.

a)​​ Esperti nelle realtà di Dio.​​ La C. deve conseguire che ogni fedele conosca, apprezzi, e conseguentemente sia disposto e atto ad aiutare l’ordinato ad espletare in modo del tutto specifico per ogni grado dell’O. specialmente​​ tre​​ ministeri, che fanno perno sulle realtà che appartengono direttamente alla storia della salvezza:

— Il​​ ministero della Parola,​​ mediante il quale l’ordinato continua l’azione profetica di Cristo. Egli insignì in modo peculiare gli apostoli e, con loro, i continuatori nel tempo del suo “munus”: predicare, annunciare, insegnare, “spezzare la Parola”, interpretarla ufficialmente nella vita della Chiesa. La C. dovrebbe creare nei fedeli una mentalità per mezzo della quale si avveri il detto di Gregorio Magno: “Disce cor Dei in verbis Dei” (Ep.​​ 5,46).

— Il​​ ministero della santificazione e del culto,​​ mediante il quale l’ordinato continua l’azione sacerdotale di Cristo. Dal popolo sacerdotale, cioè dal sacerdozio comune dei fedeli, è tratto chi viene “ordinato” per il sacerdozio ministeriale. Questo è a servizio (diaconia) della santificazione dei membri del Corpo di Cristo, e perché ogni fedele possa esprimere nella celebrazione il culto in spirito e vita che Cristo ha iniziato a gloria del Padre, in forza dello Spirito Santo. Educare a queste visuali è compito della pastorale e della C., che sfrutterà ogni occasione per inculcare queste idee basilari.

— Il​​ ministero di guida,​​ mediante il quale l’ordinato continua l’azione di Pastore-Re del Cristo stesso. Non ci si improvvisa dotati di peculiarità per questo ministero. Anche i fedeli devono essere catechizzati in modo che conoscano di quali oneri sono carichi gli ordinati, aiutino ad espletarli, si affianchino all’azione educatrice e cat. della Chiesa. Tre ministeri che portano a tre ambiti di azione quali:​​ Y azione evangelizzatrice, sacramentale​​ e​​ pastorale​​ proprie agli ordinati per poter agire nel mondo. Infatti essi devono essere:

b)​​ Esperti nelle realtà terrene.​​ La C. non deve disattendere la formazione dei credenti, i quali, secondo le aperture pastorali del Vaticano II, dovrebbero essi stessi avere capacità di dialogo con le culture, con le realtà terrene, ecc. (cf GS). Da credenti così formati, più facilmente potranno uscire persone che con i ministeri ordinati aiutino, essi per primi, ad essere “fermento” (cf Àfi 13) nel mondo, vessillo elevato sui popoli (cf SC 2). Essere cioè Chiesa posta nel mondo senza essere del mondo (cf​​ Gv​​ 17), Chiesa cioè in stato di missione.

4.​​ Il punto di partenza per un ulteriore cammino.​​ Come la C. matrimoniale deve far capire ai fidanzati che la celebrazione del matrimonio è il punto di arrivo, ma ancor più di partenza per la vita coniugale, così la C. all’O. deve far recepire dai fedeli che un diacono, un presbitero, un vescovo, ha bisogno di tempo per raggiungere un “equilibrio” stabilizzatore di metodi, di stili di azione, ecc. I fedeli devono affiancarsi agli ordinati per aiutarli nell’itinerario del loro ministero tipico. A loro volta gli ordinati devono prendere coscienza che sono essi stessi soggetti di una continua C. (aggiornamento; corsi di riciclaggio; formazione permanente, ecc.) mediante la quale si confanno a un nuovo stile di vita che li vede impegnati in fraternità presbiteriale, in comunione episcopale, in sintonia diaconale. Inoltre ogni ordinato, secondo le caratteristiche del suo grado, deve conseguire la meta che, nel suo itinerario, sia modello di vita ai laici, fermento della loro azione cristiana, ecc., senza dimenticare che hanno una missione specifica nel riguardo delle vocazioni dei fedeli. L’azione cat. dell’ordinato si risolverebbe nell’essere forgiatrice di autentici fedeli che, nell’unica vocazione battesimale, già differenziata per azione dello Spirito con quella​​ confirmatoria,​​ ancor più si specifica o nella vocazione matrimoniale o in quella verginale. La​​ tensione bivalente​​ della C. pre-ordinazione e post-ordinazione è facilmente intuibile: C. che riguarda ogni fedele e C. che concerne il soggetto dell’O. Esso è memoriale del sacerdozio di Cristo, unico sommo ed eterno sacerdote; comporta una presenza e azione dello Spirito Santo speciale; coinvolge la partecipazione non solo degli ordinandi o ordinati, ma quella dei fedeli dai quali sono tratti.

Bibliografia

Sulla base delle ricerche sull’ambito​​ liturgico-celebrativo​​ che qui non possiamo ricordare, per​​ l’ambito catechetico​​ citiamo:

B. Baroffio,​​ Sacerdozio,​​ in NDL, 1233-1253; L. Brandolini,​​ Ministeri e servizi nella Chiesa oggi,​​ Roma, Ed. Liturgiche, 1980; T. Citrini,​​ Sul fondamento teologico dei ministeri liturgici non ordinati,​​ in «La Scuola Cattolica» 112 (1984) 435-448; G. Ferraro,​​ Ordine-ordinazione,​​ in NDL, 943-960 (bibl.); In.,​​ Catechesi liturgica nel ministero sacerdotale,​​ in «Presenza pastorale» 48 (1978) 117-123; 234-240; 338-343; 445-450; 597-602 ; 706-712;​​ 868872;​​ 980-987; E. Lodi,​​ Ministero-ministeri,​​ in NDL, 838-855;​​ I ministeri ecclesiali,​​ in “La Scuola Cattolica” 104 (1976) 5, 411-563; A. M. Trucca,​​ Per una teologia liturgica del sacramento dell’Ordine in occidente. Linee metodologiche,​​ in​​ II ministero ordinato nel dialogo ecumenico,​​ Roma, Ed. Anselmiana,​​ 1985; S. Virgulin,​​ Ministeri e ordinazione in Oriente,​​ ivi.

Achille Maria Triacca

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