CONFERMAZIONE
1. Pastorale e C. della CF in funzione dell’età. Sia la pastorale che la C. della CF sono molto diverse a seconda dell’età in cui essa viene amministrata. L’età varia da un paese all’altro. Nella Introduzione (n. 11) del nuovo Rito della Confermazione approvato da Paolo VI nel 1971, si afferma che nella Chiesa latina la CF è generalmente differita verso l’età di 7 anni. Si aggiunge però subito: “Tuttavia per ragioni pastorali e specialmente per inculcare nella vita dei fedeli una piena adesione a Cristo Signore e una salda testimonianza, le Conferenze Episcopali possono stabilire un’età più matura qualora la ritengano più idonea per far precedere alla recezione del sacramento una congrua preparazione”. La tradizione della Spagna, del Portogallo e dell’America Latina, di confermare i bambini prima dei 7 anni, sta scomparendo. Oggi in Italia, Belgio, Olanda, Germania, Francia, l’età minima per la CF è all’incirca 12 anni. In questi paesi, soprattutto in Francia e nella Svizzera, si constata una tendenza a differire la celebrazione della CF verso un’età posteriore. Si mette fortemente l’accento sul carattere di libertà che deve accompagnare la richiesta della CF. In breve, non è possibile precisare un’età come l’unica valida per celebrare la CF. Diversi fattori, non solo teologici, condeterminano la scelta dell’età per la celebrazione della CF.
Una cosa però è chiara. Una definizione operativa della pastorale e della C. della CF deve essere tale da indicare chiaramente l’età dei fanciulli o dei giovani (7 anni, 12 anni, più tardi) ai quali è destinata la CF. Infatti il soggetto ricevente è una parte essenziale di questo sacramento. In questo art. parliamo della CF in riferimento all’età di 12 anni.
2. Definizione operativa per la C. della CF ai dodicenni. Un difetto vistoso di molti progetti per la pastorale e la C. della CF consiste nella mancanza di una descrizione chiara e solida dello stesso sacramento della CF. Due pericoli vanno evitati in questa descrizione: la unilateralità (per es. presentare la CF come sacramento dell’apostolato) e la poca chiarezza (per es. la CF conferisce una “particolare” forza dello Spirito Santo). Prima di presentare una definizione operativa della CF per dodicenni, occorre illustrare brevemente tre aspetti del problema.
a) Legame tra battesimo e CF. La Cosi, dogmatica sulla Chiesa (LG 11) caratterizza il significato della CF in termini comparativi riferiti al battesimo: la CF conferisce al battezzato una “particolare” forza dello Spirito Santo, e lo collega “più saldamente” con la Chiesa; il confermato è più “strettamente” tenuto ad agire come autentico testimone di Cristo. Di conseguenza il catechista dovrà sempre considerare la CF come il compimento dell’iniziazione cristiana ed ecclesiale, iniziata nel battesimo. Il contenuto della C. della CF viene in larga misura determinato dal contenuto della C. battesimale.
b) Rendere consapevole l’azione dello Spirito Santo in situazioni sempre diverse. I termini comparativi (“più che” nel battesimo) frequentemente usati per caratterizzare la CF, rimangono molto vaghi e sono poco suggestivi per la C. Nel contesto della CF è meglio adoperare quest’altra espressione: “Rendere consapevoli quale sia l’azione dello Spirito Santo nelle nuove situazioni e nei nuovi compiti dei dodicenni”.
Secondo S. Leimgruber l’aspetto caratteristico della CF all’età di 12 anni deve essere ricollegato con la situazione tipica dei confermandi nella importante fase di passaggio dalla fanciullezza verso l’adolescenza: anche in essa la forza di Dio viene conferita per mezzo di segni, e viene offerta ai ragazzi la forza dello Spirito Santo. In questa loro nuova situazione di vita — a metà strada tra il fanciullo e l’adulto — alla quale non riescono a far fronte con le proprie forze, i confermandi possono continuare a contare sull’aiuto di Dio e della Chiesa. Dal dodicenne ci si aspetta che corrisponda secondo le proprie possibilità a questa nuova offerta sacramentale da parte di Dio e della comunità ecclesiale, vale a dire che egli, con maggiore libertà e più matura scelta personale, realizzi (renda vera), confermi e in tal modo completi nella vita concreta gli impegni assunti nel battesimo.
c) La CF sviluppa il battesimo nella prospettiva della vita ecclesiale e della testimonianza missionaria. Non è possibile, come purtroppo si trova in molte guide alla CF, chiarire la differenza tra battesimo e CF riferendo i due sacramenti rispettivamente alla Pasqua e alla Pentecoste. Con L. Chauvet si può invece affermare: come la Pasqua e la Pentecoste costituiscono una unità “cristologica”, cioè l’unico mistero pasquale, allo stesso modo il battesimo e la CF costituiscono una unica unità sacramentale di “iniziazione ecclesiale”. La CF è lo sviluppo del battesimo nella prospettiva della testimonianza missionaria e della crescita nella ecclesialità. A questo fine viene nuovamente offerto ai dodicenni lo Spirito Santo.
Ricevere la CF a 12 anni significa quindi: 1) che una persona battezzata,
2) in un momento importante, cioè nel periodo affascinante ma anche molto difficile del passaggio dalla fanciullezza verso l’adolescenza (dalla scuola elementare verso la scuola secondaria),
3) irrobustita da una rinnovata offerta e ricezione sacramentale del dono dello Spirito Santo,
4) all’età di 12 anni confermi con maggiore consapevolezza e scelta personale,
5) in seno alla comunità ecclesiale (in medio ecclesiae) e di fronte al vescovo o al suo delegato,
6) di voler proseguire, secondo il modello del Vangelo di Gesù Cristo, la “communio” (comunione) con il Dio uno e trino, la comunione tra gli uomini, la comunione con se stesso e la comunione con la natura; in altre parole di voler vivere e far vivere secondo lo Spirito (spiritualmente).
Nell’intero svolgimento della C. della CF è necessario che questi diversi aspetti della CF siano gradualmente chiariti e vissuti.
3. La C. sullo Spirito Santo. La C. sullo → Spirito Santo è una parte essenziale e nello stesso tempo la prospettiva dell’intera preparazione alla CF.
La C. della CF è in ampia misura una C. sullo Spirito Santo. La formula concisa dell’unzione con il crisma suona infatti: “N., ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”. Va tuttavia illustrato e compreso che l’azione dello Spirito di Dio non è legata a un unico sacramento e non è rinchiusa nell’ambito della Chiesa. Molte guide alla CF toccano il tema dello Spirito soltanto nella immediata preparazione alla ricezione della CF. Si servono soprattutto del racconto della Pentecoste ricavato dagli Atti degli apostoli. Al contrario, una autentica C. della CF parlerà ripetutamente e in modo svariato dello Spirito Santo.
Affinché questo discorso sullo Spirito Santo sia convincente, è indispensabile che venga collegato con situazioni in cui il cresimando riesce a immedesimarsi e a rappresentarsi. Infatti, se la rivelazione di Dio supera ogni esperienza umana, non può tuttavia essere percepita che nel contesto di esperienze umane. L’esperienza dello Spirito divino non è però mai un’esperienza diretta, sensibile, del medesimo Spirito, ma una interpretazione di eventi quotidiani o straordinari della vita umana.
Il catechista della CF attingerà di preferenza agli autori biblici per scoprire in che modo i grandi testimoni dell’AT e del NT hanno fatto l’esperienza dello Spirito, e come hanno cercato, generalmente per mezzo di immagini e di racconti, di parlare di queste esperienze. Il catechista sarà particolarmente sensibile ai diversi contesti di esperienza umana di cui la Bibbia si serve per parlare, in forma narrativa, dello Spirito Santo. Questi racconti biblici vengono in aiuto al catechista e permettono di riconoscere in modo appropriato l’azione dello Spirito Santo nell’attuale piccolo e grande mondo dei confermandi (cf in questo senso S. Leimgruber).
Possono essere presi in considerazione i seguenti testi dell’AT: i doni dello Spirito che nel libro di Isaia (cap. 11, e anche 42 e 61) vengono offerti all’annunciato Re (Messia); la divina saggezza di Salomone (1 Re 3); l’unzione regale di Davide che lo mette sotto l’azione dello Spirito di Iahvè (1 Sani 16); l’espulsione del cattivo spirito di Saul per opera di Davide, suonatore di cetra, di cui viene detto che lo Spirito di Iahvè era con lui (1 Sani 16); l’affascinante racconto del visionario Balaam con la sua asina: egli si abbandona totalmente alla spontaneità dello Spirito di Dio e pronuncia unicamente le parole che Dio gli mette in bocca (Nm 24); l’impressionante visione della risurrezione di Israele (Ez 37), in cui ricorre ben dieci volte la parola “spirito” (ruah)... L’AT fa vedere in modo penetrante dove l’azione dello Spirito di Dio si verifica. Gli autori biblici non dicono chi o che cosa è lo Spirito di Dio, ma fanno vedere dove Egli è all’opera. Un tale approccio corrisponde perfettamente al modo di pensare dei ragazzi.
Accanto alla narrazione della Pentecoste e di altri episodi degli Atti degli apostoli, in cui ripetutamente viene descritta l’azione dello Spirito Santo nella vita della giovane Chiesa, inerita particolare attenzione nella C. della CF il discorso di Paolo riguardo allo Spirito Santo in 1 Cor 12-14. Paolo scorge l’azione dello Spirito Santo soprattutto nelle attitudini quotidiane e normali che egli interpreta (linguaggio indiretto) come doni dello Spirito. Questi doni vengono dati ad ognuno, in vista della edificazione della communio nella comunità locale.
Nella vita di Gesù i doni e l’azione dello Spirito di Dio diventano accessibili all’esperienza umana nella loro pienezza. È probabile che Gesù stesso non abbia parlato molto dello Spirito Santo. La prima comunità cristiana, per bocca degli evangelisti, ha interpretato l’opera di Gesù come azione di Dio nella forza dello Spirito Santo. Per questo motivo la prassi di Gesù è una tematica eccellente per la C. della CF.
Diverse preghiere e canti, vecchi e nuovi, servono assai bene per la C. dello Spirito e della CF (per es. Veni Sancte Spiritus; Veni Creator Spiritus...). Essi traducono il concetto “Spirito Santo” in un linguaggio quotidiano, e per mezzo di immagini intuitive e accessibili, generalmente di provenienza biblica, lo ricollegano con le esperienze umane. L’aspetto più difficile, ma anche il più interessante, della missione del catechista della CF consiste nell’aiutare i dodicenni a scoprire nella loro vita quotidiana quella realtà portante e liberante che i cristiani interpretano come “Spirito Santo” o “grazia divina”. Nella scia di K. Rahner, S. Leimgruber sostiene che questi dodicenni che percorrono in modo positivo il passaggio dalla fanciullezza verso l’adolescenza, crescendo nel senso della libertà e nella responsabilità, aprendosi agli autentici valori della vita, impegnandosi ad affrontare e a superare con coraggio e speranza tutta la serie di “conflitti di passaggio”, con spirito di raccoglimento e di preghiera, possono affermare di aver fatto l’esperienza dello Spirito Santo o l’esperienza della grazia di Dio. Per realizzare questa attualizzazione dell’esperienza dello Spirito possono anche servire ottimamente racconti profondi, profani o religiosi, e testimonianze.
4. Preparazione e celebrazione della CF a livello parrocchiale. Nella maggior parte dei paesi non c’è soltanto l’IR scolastico, ma anche una ampia C. parrocchiale in preparazione alla CF. Essa ha la durata di uno o due anni, con incontri settimanali o mensili. In Belgio, per citare un esempio, da oltre quindici anni la C. della CF si è sviluppata come una forte e consistente forma di apostolato dei laici; nella sola parte fiamminga vi sono oltre 10.000 catechisti laici impegnati nella C. parrocchiale della CF. Essi ricevono regolarmente i confermandi a casa loro, a gruppetti da 6 a 10. Altre volte i confermandi si radunano tutti insieme nel centro parrocchiale, soprattutto per preparare le celebrazioni eucaristiche domenicali insieme con i loro genitori. In molte parrocchie si organizzano due o tre giornate di ritiro come immediata preparazione alla celebrazione della CF. I catechisti possono disporre di un’ampia gamma di guide per la preparazione alla CF. Negli ultimi anni si è dedicata molta cura alla formazione dei catechisti della CF, come pure ai contatti con i genitori dei confermandi.
Da alcuni anni ogni vescovo, che dopo il Concilio Vaticano II viene chiamato “minister originarius” (e non più “ordinarius”), può delegare nella sua diocesi alcuni sacerdoti per l’amministrazione della CF. In questo modo è possibile celebrare la CF nella propria parrocchia, durante una domenica o giornata festiva. Una volta la CF era amministrata solamente dal vescovo a molti ragazzi insieme, provenienti da molte parrocchie diverse, senza la presenza dei genitori, per lo più durante un giorno feriale.
La nuova disposizione pastorale permette di fare della CF un evento pienamente comunitario. La CF allora non significa soltanto l’approfondimento sacramentale della fede nella vita dei dodicenni: tutta la comunità parrocchiale, in modo particolare i genitori dei confermandi insieme con i catechisti della CF, ravvivano la propria fede nella CF. In questo modo il sacramento della CF aiuta la comunità ecclesiale locale a vivere più profondamente come popolo di Dio in cammino.
Da alcuni anni, in Belgio come altrove, si moltiplicano le iniziative del “post-confermazione” (post-cresima). Dopo la celebrazione della CF a 12 anni i ragazzi vengono invitati a continuare la loro formazione religiosa nella parrocchia, con l’aiuto di nuovi catechisti.
Bibliografia
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Jef Bulckens