ANTISEMITISMO
La C. non poche volte è stata l’occasione per quello che Jules Isaac nel 1962 definiva “l’insegnamento del disprezzo” (o piuttosto “al disprezzo”) verso il popolo ebraico, diventando in tal modo fonte, anche se incosciente, di odio e violenza.
Il tema dei rapporti con gli Ebrei è stato affrontato nella dichiarazione conciliare Nostra aetate (28 ott. 1965), e ripreso in molti altri documenti che l’hanno seguita. Fra essi sono di particolare importanza per il nostro argomento: l’intervento del card. Jan Willebrands al sinodo dei vescovi dedicato alla C., il 18 ott. 1977; il discorso di Giovanni Paolo II ai delegati delle conferenze episcopali per i rapporti con l’ebraismo: Una C. oggettiva sugli Ebrei e sull’ebraismo (6 marzo 1982). Il sussidio per una pastorale ecumenica della diocesi di Roma: Verso l’unità dei cristiani, sviluppa ancora l’argomento (Diocesi di Roma, genn. 1983).
Punto fondamentale per una C., che tenga nel giusto conto la presenza degli Ebrei nella storia, è il rapporto tra AT e NT, e la visione globale del piano divino che, raggiunto il vertice in Cristo, non è ancora compiuto, ma tende al suo completamento escatologico, che si realizzerà alla parusia.
Il cristiano si riconosce così come appartenente anch’egli a un popolo in cammino, e in tale cammino scopre l’ebreo come compagno di strada. Anche se da punti di vista diversi, cristiani ed ebrei si volgono insieme verso l’attesa escatologica del messia, che per gli ebrei deve ancora venire e per i cristiani è venuto, sta venendo e verrà nella gloria. “Il Messia atteso quindi non è solo un punto di divergenza, ma colui che già in qualche modo riunisce gli uni e gli altri nella comune attesa” (Verso l’unità dei cristiani, n. 140). Tale punto -— pur sempre presente nella tradizione cattolica — è scarsamente affiorato alla coscienza, e si è così arrivati alla teoria della “sostituzione”, per cui la Chiesa ha preso il posto di Israele, come popolo di Dio, cancellando dal piano divino quel popolo a proposito del quale san Paolo dice che “i doni di Dio sono senza pentimento” (Rm 11,29).
Altri punti da tenere presenti nella catechesi: l’ebraicità di Gesù, della Madre di Dio, degli apostoli, della Chiesa primitiva. L’insegnamento di Gesù è profondamente radicato nella tradizione ebraica, come dottrina e come metodo; egli inserisce nella liturgia ebraica due momenti fondamentali della sua vita terrena: la dichiarazione della sua messianicità, nel culto sabatico alla sinagoga di Nazaret (Lc 4,14ss); il dono di se stesso nella eucaristia, durante la celebrazione pasquale (Mt 26,26ss e par.).
La responsabilità della morte di Gesù ricade su ogni uomo in quanto peccatore; intorno alla sua croce — come già intorno alla sua culla a Betlemme — ci sono infatti insieme pagani ed ebrei, accomunati dalla stessa responsabilità e nella stessa salvezza. Da una lettura attenta dei Vangeli risulta che gli oppositori di Gesù erano un gruppo ristretto di sadducei e di capi dei sacerdoti; “ebrei” nel Vangelo di Giovanni indica “i capi degli ebrei” o “gli avversari di Gesù”. I farisei erano una corrente spirituale che potremmo definire integralista, nel senso che voleva che la Parola di Dio permeasse la vita dell’ebreo in ogni suo momento. “Il fariseismo”, nel senso deteriore che la parola ha assunto, è un fenomeno umano di tutti i tempi, e molti oggi possono sorprendere se stessi nell’atteggiamento del fariseo della parabola.
Cristiani ed ebrei hanno lo stesso modo di vivere la storia della salvezza nella liturgia, attualizzando nel presente (memoriale) la storia passata, e proiettandola nell’escatologia. In questo punto le affinità strutturali tra eucaristia e banchetto pasquale ebraico sono grandi e significative. Gli Ebrei non spariscono dalla storia con la distruzione del Tempio nel 70 d.C., ma continuano ad essere un elemento con cui confrontarci ogni giorno, nel rispetto della coscienza che essi hanno di se stessi “come popolo che si definisce in base ad elementi religiosi ed etnici” (Verso l’unità dei cristiani, n. 142a).
Bibliografia
A. Cagiati – G. Dani, Chi sono gli ebrei?, Torino, Marietti, 1981; A. Cagiati, Che cosa sappiamo della religione ebraica?, ivi, 1982; P. Démann, La catéchèse chrétienne et le peuple de la Bible, Paris, Cahiers Sioniens, 1952; J. Isaac, Verità e mito, il dramma ebraico al vaglio della storia, Roma, Carabba, 1965; L. Sestrieri – G. Cereti, Le Chiese Cristiane e l’Ebraismo, Torino, Marietti, 1983 (raccolta di documenti per le relazioni tra ebrei e cristiani dal 1947 al 1982).
Sofia Cavalletti