CONFRATERNITA DELLA DOTTRINA CRISTIANA
1. Le origini. Le prime scuole (= S) di catechismo vennero fondate da laici e sacerdoti milanesi: Albertino Bellarati (“Scuola d’Albertino”) nel 1481 e il B. Angelo Porro (“Scuola del Paradiso”) nel 1491. Più tardi san Girolamo Miani fondò a Venezia S. con lo scopo specifico di promuovere l’insegnamento religioso dei suoi orfani (1530). Le S. domenicali di catechismo vennero iniziate a Milano nel 1536 da Castellino da Castello, sacerdote di Como, che fondò subito dopo la Compagnia dei Servi dei Puttini in Charità, proprio per animare le S. stesse, con delle Regole di cui esiste un esemplare manoscritto nell’Archivio di Stato di Milano: Questa è la Regola de la Compagnia dei Servi di Puttini in Charità, che insegna le feste a puttini e puttine, leggere, scrivere, et li bono costumi christiani gratis et amore Dei, principiata in Milano l’anno 1536; e con un testo di catechismo radatto da Castellino nel 1537 col titolo: L’interrogatorio del Maestro al Discipulo per instruere li fanciulli e quelli che non sanno nella via di Dio.
Iniziative analoghe sorgono in varie parti d’Italia, ma le S. di Castellino si impongono per la loro migliore organizzazione e si diffondono rapidamente a Genova, Torino, Vigevano, Verona, Piacenza, Parma, Lodi, Cremona già verso la metà del ’500, e poi anche a Roma, dove sorge, il 10-8-1560, la Compagnia della Dottrina Cristiana, che sarà approvata da Pio V nel 1571 e riconosciuta ufficialmente da Paolo V col Breve apostolico Ex credito nobis del 6-10-1607 come Arciconfraternita della Basilica di S. Pietro in Vaticano. La sede della Confraternita verrà stabilita poi nella chiesa romana della B. V. Maria del Pianto da Benedetto XIV, con una Bolla del 9-3-1746.
2. Sviluppi e consolidamento. Le S. e la Compagnia della Dottrina Cristiana (= DC) ricevettero un particolare impulso a Milano da san Carlo Borromeo. Egli prescrisse la fondazione della “Sodalitas” della DC in ogni parrocchia fin dal 1569-1570. Diede quindi figura giuridica alla Compagnia, composta di sacerdoti e laici, impegnandosi personalmente a stenderne le Regole, entrate in vigore dal 1579, anche se pubblicate solo dopo la morte del santo, nel gennaio 1585, e poi accresciute e riedite dal successore, Federico Borromeo, nel 1610 (dove la “Compagnia” prende già il nome di “Congregazione”). San Carlo non è quindi il fondatore, ma il riorganizzatore delle S. e della Compagnia, che da lui vengono vigorosamente promosse e inserite nel cuore della pastorale parrocchiale. È lui che pone il parroco come Assistente della Compagnia e delle S. fin dal 1569, che fa ripubblicare L’interrogatorio di Castellino nel 1567 con aggiunte sulla conduzione delle S., e fonda gli “Oblati del S. Sepolcro” per la cura e l’animazione della DC. Secondo il suo biografo Pietro Giussano (1610) le S., con tutto il loro organigramma comprendente i vari uffici particolari: Sacerdote, Priore, Discreti, Sottopriore, Avisatore, Cancelliere, Pacificatori, Sopramaestri, Maestri, Silenzieri, Infermieri, Portiere, Pescatori, verso la fine dell’episcopato di san Carlo erano in numero di 740 nella Diocesi di Milano, con circa 50 mila iscritti, compresi i maestri e i dirigenti.
Il governo delle S. e della Compagnia era centralizzato a livello diocesano. Nelle “Costituzioni” si dice che “tutte le S., tanto della città quanto della Diocesi, devono essere una sola Compagnia della DC, et dependere da un solo capo et da un solo governo” sotto l’autorità del Vescovo che erige la Compagnia, approva i testi di catechismo (san Carlo non ne impose mai uno solo per tutti), e vigila sulla uniformità del metodo pur tenendo conto delle diverse situazioni (per es. consigliando che si usi il canto soprattutto nelle campagne, dato che i contadini lo riprendono mentre lavorano nei campi). Particolarmente intensa è l’insistenza sulla conversione e sulla pietà personale del maestro catechista e di tutti i membri della Compagnia e sul loro spirito comunitario. Quanto al metodo, san Carlo vuole che le classi siano piccole: da 4 a 6 fanciulli/e. La separazione dei sessi è di rigore. Il tempo è la domenica pomeriggio. Si usano premi piccoli e grandi, e severi castighi per i renitenti. Grande importanza assume la disputa-gara (non a scopo didattico, ma dimostrativo e selettivo), che assume particolare solennità a Roma, dove viene celebrata in S. Pietro dal 1597.
3. Le vicende successive. Le S. e la Compagnia conoscono, nei secoli seguenti, momenti di decadenza e di rifioritura. Per es., risorgono sotto Benedetto XIV (1740-1758) e all’epoca della restaurazione post-napoleonica. Un altro rilancio si ha dopo il Concilio Vaticano I, ma spesso si limita, purtroppo, a una riedizione delle Regole di san Carlo, ridotte a poche pagine, senza la creatività e il rinnovamento necessari. Un colpo fatale doveva loro infliggere, del tutto involontariamente, il papa Pio X, prescrivendo neU’enc. Acerbo nimis del 1905 che la Confraternita (= CF) della DC fosse eretta in ogni parrocchia, ma escludendola nello stesso tempo dalla direzione del catechismo a livello diocesano e quindi frammentandola a morte in tante micro-unità incapaci di sostenersi da sole. Il rilancio è più innovativo in Francia, dove V Oeuvre des catécbismes viene aggregata alla CF romana nel 1893, con decine di migliaia di catechisti iscritti.
Un caso del tutto singolare è quello degli → Stati Uniti, dove la CF compare a New York nel 1902 per opera dell’arciv. mons. M. Corrigan (che con tutta probabilità ne desunse l’idea dalle realizzazioni di mons. Scalabrini a Piacenza). Mentre si estingue nel resto del mondo, la CCD (come viene qui chiamata: → Confraternity of Christian Doctrine) conosce uno sviluppo grandioso, soprattutto dagli anni ’30, sotto la spinta di mons. O’Hara, occupandosi dell’istruzione religiosa dei milioni di ragazzi che non frequentano la scuola cattolica. Era dotata di mezzi finanziari imponenti e di forte organizzazione centrale, a livello diocesano e nazionale (centro nazionale dal 1935). Ciò durerà fino alla riorganizzazione seguita al Concilio Vaticano IL Dagli USA, a sua volta, la CCD si è diffusa in altri paesi, come nelle Filippine e in Australia.
Sembra invece che le rinnovate ingiunzioni di fondare in ogni parrocchia la CF della DC, presenti nel CJC del 1917 (can. 711, § 2) e nel decreto Provido sane del 1935 (ma non più nel DCG del 1971 e nel CJC del 1983), non abbiano avuto effetti apprezzabili.
4. Valutazione. La CF e le S. della DC, soprattutto nella forma loro data da san Carlo, divennero per secoli in molti paesi, sia pure con alterne vicende, la struttura organizzativa di base dell’istruzione cat. per i fanciulli e spesso per i ragazzi e i giovani. Dal ’600 all”800 gli scritti cat. aggiungono, a → S. Agostino e a → Gersone, una terza parte sulle disposizioni legislative e organizzative di san Carlo. Ci si possono porre, come fa P. Braido, diverse domande sulla CF della DC, che esigono ulteriori ricerche: 1) l’autorizzazione esclusiva a stampare i catechismi del Bellarmino (concessa a Roma dal 1598 in poi) fornì i mezzi finanziari per la CF e promosse l’uniformità dei contenuti e dei metodi, ma non creò ostacoli al progresso e alle innovazioni nei sussidi e nei processi di insegnamento?; 2) il modello romano di CF della DC, quale influsso ebbe per il sorgere di iniziative simili in altre località?; 3) in che misura la sostanza dello spirito e delle intraprese organizzative delle Compagnie e CF si è trasmesso con scopi analoghi e in clima mutato nelle “opere giovanili” del sec. XIX (per es. di Timon-David, Kolping, ecc.) e nel “nuovo Oratorio” giovanile e opere annesse di tanti educatori dell”800 (L. Pavoni, G. → Bosco, L. Murialdo)? E un’ultima domanda sull’attuale organizzazione cat.: gli → Uff. Cat. Diocesani creati dal 1929 e 1935 in poi non sono venuti troppo tardi a sostituire la direzione diocesana delle CF della DC? E l’hanno fatto in modo efficace, tenuto conto, per es., del prevalente apporto laicale nella CF della DC, in contrasto con la supremazia del clero dell’attuale organizzazione? Come equilibrare e dare slancio oggi all’organizzazione della C.?
Bibliografia
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Ubaldo Gianetto