CATECHISMO DI PIO X
1. Quando si parla del CM di Pio X si intende, di solito, riferirsi a quello pubblicato nel 1912. Ma esso era stato preceduto da un altro CM, edito nel 1905, e questo a sua volta costituiva il culmine di un lavoro di unificazione dei CM iniziato molti anni prima. Diverse delle 17 circoscrizioni o Conferenze episcopali regionali istituite in Italia nel 1889 inclusero tra le loro prime attività proprio questo impegno. Le prime ad accordarsi furono le Conferenze Piemontese e Lombarda che, tra il 1890 e il 1896, scelsero un testo unico comune, basato, con notevoli modifiche e aggiunte, sul CM edito a Mondovì nel 1765 dal milanese mons. Michele Casati. Esso constava di una breve “storia della religione”, di tre CM graduali e ciclici (contenenti rispettivamente 34, 257 e 714 formule; il 2° e il 3° erano divisi in 5 parti: simbolo, orazione, comandamenti, sacramenti, virtù), di un CM sulle feste (235 formule) e di un’appendice di preghiere. Nel 1897-1900 questo testo fu rielaborato dalla Coni. Ep. Emiliana (le formule sono ora 49, 294, 837 e 219 sulle feste, per un totale di 1399). I vescovi della Toscana, che erano già al lavoro, ripresero i primi due CM emiliani e li pubblicarono modificati nel 1903, rispettivamente con 46 e 276 formule.
Finalmente, nel 1905, il Papa stesso cura la pubblicazione di un CM diviso in tre parti: Prime nozioni, CAÍ breve, CAI maggiore (quest’ultimo riedito dall’Ares, a Milano, nel 1974), con 42, 313 e 993 formule, a cui se ne aggiungono 215 sulle feste, oltre ai 142 paragrafi della storia della religione. Si basa per le prime due parti sul CM toscano, e per la terza su quello emiliano (560 formule del tutto uguali e quasi 440 leggermente modificate). Circa 150 formule sono totalmente nuove, e sembrano non provenire da altri CM, ma essere frutto del movimento teologico neoscolastico del tempo, anche in seguito al Concilio Vaticano I. Diverse Conferenze italiane lo adottarono subito. Il testo ebbe una seconda edizione nel 1906, che fu la fonte immediata del CM del 1912. Quest’ultimo si rese necessario a motivo della eccessiva lunghezza del testo precedente.
2. Il CM del 1912. Nella commissione, nominata dal Papa nel 1910 e comprendente p. Pietro Benedetti (poi arcivescovo), dei Missionari del S. Cuore, p. Giuseppe d’Isengard, dei P. della Missione, mons. Giovanni Mercati (che deve aver dato presto le dimissioni), e come revisore linguistico Giulio Salvadori, si farà strada soprattutto il criterio di comporre un testo più breve, più snello, meno complesso, dotato per linguaggio e contenuto di tale dignità da poter essere accettato onorevolmente nella scuola. La commissione aveva facile accesso al Papa attraverso mons. Giovanni Bressan, cameriere segreto di S.S. Vennero fatte almeno otto stesure, di cui la terza fu inviata a 5 cardinali, 10 arcivescovi e 30 vescovi italiani; 43 di essi fecero pervenire osservazioni, che furono attentamente considerate. Nella quarta stesura comincia ad apparire una nuova successione delle parti, con i Comandamenti al secondo posto (secondo la trilogia dogma-morale-grazia che si andava sempre più imponendo in accordo con gli schemi di un certo numero di CM francesi del 1600 e del CM neoscolastico del → Deharbe). Nella sesta stesura appare per la prima volta la nuova struttura del testo: Fede (Credo); Morale (Comandamenti); Grazia. Il 18 ottobre 1912 Pio X approva la stesura definitiva e dà ordine che si stampi. Le formule sono 433. Seguono le Orazioni quotidiane, e tre appendici: Storia della Religione cristiana; Le feste cristiane; Avvertenze ai genitori e agli educatori.
La diffusione avvenne a partire dal dicembre 1912.
3. Difusione e valutazione. Il CM era obbligatorio per la regione conciliare romana ed era proposto alle diocesi italiane, che lo accettarono quasi tutte, in modo che esso fu praticamente per circa 60 anni il testo unitario per l’Italia. Ebbe vastissima diffusione anche attraverso traduzioni in altre lingue. Guardando indietro a tutta la storia dei CM dal ’500 in poi, appare sempre più chiaro che i CM detti di Pio X, e in particolare quello del 1912, sono stati non l’inizio di un’epoca nuova per gli strumenti cat., ma l’ultimo sforzo di un’epoca giunta al suo termine. Sono un culmine e non un inizio. Essi poi concludono una tradizione non rispettandola del tutto. Introducono infatti un nuovo tipo di CM più teologico, più esigente stilisticamente e dottrinalmente ma, nel tempo stesso, più legato a una particolare teologia, più “datato”, più lontano dalla vita, anche quella religiosa (Bibbia, liturgia, preghiera quotidiana) nonostante tutti i lodevoli sforzi fatti dai catechisti per avvicinarvelo, nel corso di mezzo secolo e più. Costituivano certo un progresso: si raggiungeva con essi un’unità cat. nazionale, uno strumento dignitoso presentabile anche nella scuola, una base comune stabile per successivi impegni e progressi didattici e pedagogici. Ma costituirono anche un mezzo di conservazione, di immobilismo, di imbrigliamento nello statu quo proprio in un momento di cambiamenti decisivi ai quali si sarebbe dovuto far fronte con maggiore mobilità e agilità. Sotto un certo aspetto, impedirono per lungo tempo che emergessero istanze nuove, che erano venute alla ribalta nella consultazione e nel dibattito, verso un’educazione e istruzione religiosa più affettiva, più basata sul Vangelo, più narrativa, più intrecciata alla storia.
Bibliografia
1. Testi (in edizione originale)
Compendio della dottrina cristiana prescritto da sua santità Papa Pio X alle diocesi della provincia di Roma, Roma, Tipografia Vaticana, 1905; ’Catechismo della dottrina cristiana pubblicato per ordine di sua santità Papa Pio X, Roma, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1912.
(In edizione recente)
Catechismo Maggiore promulgato da S. Pio X, Milano, Ares, 1974, pp. 350 (edizione fotostatica della parte principale del CM del 1905); Catechismo della Dottrina Cristiana pubblicato per ordine del Sommo Pontefice S. Pio X, Città del Vaticano, Libreria Ed. Vaticana 1959 (è il CM del 1912).
2. Studi
P. Benedetti, Intorno al Catechismo. Lettere ad un parroco. Note e schiarimenti sul nuovo testo pubblicato in Roma nel 1913 per ordine del sommo pontefice Pio X, Roma, Lib. Ed. Vaticana, 1916; O. Favaro, L’adozione del catechismo di mons. Casati nel testo unificato lombardo-piemontese del 1896, in “La Scuola Cattolica” 102 (1974) 245-282; U. Gianetto, Edizioni recenti dei catechismi di S. Pio X, in “Catechesi” 46 (1977) 1, 70-76; L. Nordera, Genesi storica del catechismo di Pio X (1896-1912), Roma, 1980 (tesi di prossima pubblicazione, difesa presso la Pont. Univ. Gregoriana).
Ubaldo Gianetto