AUDIOVISIVO
Mezzi audiovisivi e linguaggio audiovisivo. Il tema AV e C. può essere studiato da due punti di vista: parlando della C. che viene aiutata e stimolata dai mezzi AV, oppure parlando dei metodi, del linguaggio e dei processi cat. che vengono messi in causa e modificati dal linguaggio e dalla civiltà AV. Nel primo caso la C. tradizionale praticamente non viene toccata nei suoi processi e nelle sue formulazioni. Nel secondo caso si parte dall’uomo che vive oggi e che guarda la TV da due a cinque ore al giorno. Prendendo atto di questa situazione, si cerca di definire un complesso insieme di forme e di condizioni che permettano alla Parola di Dio di incarnarsi nel nostro tempo. Nel primo caso l’accento è messo sulle tecniche e sui mezzi AV. Nel secondo caso l’accento è messo sul linguaggio, sui processi, sugli orientamenti da dare al messaggio.
I. I MEZZI AV AL SERVIZIO DELLA C.
Valore dei mezzi AV. I catechisti, gli animatori religiosi provengono tutti dalla civiltà del libro, chiamata civiltà di Gutenberg. Comunicare la fede significa anzitutto farla comprendere, far apprendere e praticare il catechismo. In questa ipotesi non stupisce che l’AV sia considerato anzitutto come un mezzo al servizio del catechismo, oppure — se si preferisce — come un mezzo per facilitare la dottrina della fede rendendola più attraente, comprensibile, più facile da memorizzare.
L’esperienza con gli AV tra gli anni 1960-1980 ha messo in luce tre cose:
1) Non conviene che i catechisti saltino la tappa dei mezzi AV: per “gente del libro” questa tappa costituisce generalmente un passaggio obbligatorio prima di entrare nella tappa del linguaggio.
2) In questa tappa è essenziale che vi siano corsi di formazione in cui i catechisti possano comprendere la specificità del linguaggio AV, le sue caratteristiche e i processi che gli sono propri. Altrimenti l’AV diventa un aggeggio insignificante e — cosa più grave — non si passerà mai alla tappa del linguaggio e alla comprensione del nostro tempo.
3) L’AV, considerato come mezzo al servizio di un messaggio che deve essere trasmesso, conserva tutto il suo valore. Utilizzare le diapositive, la musica, la grafica, il video per far comprendere un messaggio intellettuale è una via efficace e gratificante. L’AV non è una persona né un linguaggio: è semplicemente il linguaggio delle persone. Perché dunque rifiutarlo come mezzo o rifiutare di adattarlo allo sviluppo delle persone?
Ecco una tabella che permette di comprendere e di valutare i mezzi AV in riferimento ai metodi più generalmente utilizzati in C.
I due versanti dei mezzi AV. Con mezzi AV s’intende un insieme di strumenti pedagogici che utilizzano l’immagine, il suono, o qualche combinazione di questi due elementi con la parola, al servizio di un messaggio o di un insegnamento da trasmettere. Come si è detto, i mezzi AV sono caratterizzati dal fatto che sono al servizio di una idea da trasmettere: il più delle volte quindi si situano tra due linguaggi, quello di Gutenberg e quello dell’AV. Da Gutenberg prendono la chiarezza, il carattere chiuso e definito della parola, che sono necessari per la trasmissione di un’idea. Dall’AV prendono la forza d’appello, il carattere suggestivo e attraente che sono propri dell’immagine e necessari perché l’idea abbia impatto. A seconda che si simpatizza per Gutenberg o per l’AV, ci saranno due tipi di mezzi AV: uno maggiormente didattico, e un altro più simbolico. Questa distinzione è capitale e relativamente indipendente dai mezzi che vengono adoperati, per es., in video si può avere un documentario didattico come pure un videoclip immaginario. Gli ingredienti di base sono gli stessi; però che differenza di sceneggiatura, di montaggio, di base sonora e di missaggio!
Senza dubbio, più si usa l’AV per un fine didattico, più si avrà un montaggio oggettivo, una logica lineare, un rigore nel significato delle immagini. Al contrario, nella misura in cui la C. vuol essere maggiormente missionaria — informazione e appello alla conversione — l’AV sarà più simbolico, suggestivo e globale. Nel primo caso, come per Gutenberg, si potrebbe dire che il messaggio è nel discorso. Nel secondo caso, secondo l’affermazione di McLuhan, si dovrà dire che “il messaggio è nell’effetto che viene prodotto”. Questi sono i due grandi versanti dell’AV: la didattica e il simbolo; versanti che non vanno contrapposti, ma utilizzati in maniera complementare.
Quali mezzi? I mezzi elettronici maggiormente utilizzati in C. sono: — immagini e diapositive; — cassette, dischi (musica, canti, interviste, prosa, ecc.); — filmina; — montaggio AV (missaggio di suono-parola e immagini, spesso sincronizzati per essere proiettati automaticamente sullo schermo: durata media da sette a venti minuti); — film lungometraggio (generalmente copia di grandi film) o film pedagogici (durata: da dieci a trenta minuti); — video: per ragioni di comodità l’insieme della produzione di film educativi e religiosi passa attualmente in videocassetta (1/2 pollice); — videotex (o teletex): su richiesta, presenta sullo schermo ordinario dell’apparecchio TV informazioni sotto forma di testi, grafici o immagini semplificate. Per es., Bertrand Quellet, addetto all’ufficio Comunicazioni sociali di Montreal, ha creato una C. del battesimo che gli abbonati alla TV via cavo possono richiedere a piacimento sul loro schermo. Il programma procede per mezzo di domande-risposte e testi chiave.
Il montaggio AV ha avuto la sua ondata di popolarità. Attualmente, a partire dal 1982, è in declino in molti paesi, a favore di mezzi più costosi, ma di più facile impiego, quali le videocassette.
Recentemente sono stati considerati mezzo AV, in un senso esteso, alcuni mezzi non elettronici, tradizionalmente impiegati per trasmettere un messaggio o accompagnare un’azione: le marionette, la danza o F → espressione corporale, le maschere, il mimo, il teatro, antichi strumenti musicali, ecc. Questa estensione al non elettronico mette in luce che i modi tradizionali del terzo mondo erano già fondamentalmente AV per mezzo del ritmo, la gesticolazione, il missaggio, l’accompagnamento sonoro, l’appello ai sensi, e soprattutto la sceneggiatura di tipo storico e drammatico. Ciò nonostante l’apparizione dell’elettronico modifica profondamente l’AV di base, facendolo passare dall’artigianato alla professionalità, dalla tradizione alla cultura di massa, dalla ripetizione viva alla standardizzazione. E oltretutto amplifica l’impatto emotivo e sensoriale.
Metodi. Si possono distinguere tre grandi metodi:
1) I metodi tradizionali: il documento AV è utilizzato in tre modi:
— per illustrare una lezione di catechismo: l’AV rinforza il testo, lo illustra, lo spiega, lo verifica, lo fa memorizzare;
— per motivare in anticipo la lezione di catechismo: con il loro impatto emotivo molte immagini AV svolgono il ruolo di “starter”; — per interiorizzare una lezione di C. Un canto, un pezzo di musica possono approfondire e personalizzare una C.
2) 1 metodi attivi (→ attivismo): invece di essere un prodotto che viene guardato, l’AV diventa qui un prodotto che viene creato in gruppo. Soprattutto per adolescenti e giovani il miglior modo per coinvolgerli nella C. è sovente la realizzazione di un montaggio, di un poster, eoe.: per es., montaggio sulle beatitudini, sulle parabole, sulla morte...
Questi metodi richiedono animatori con una ottima formazione AV e una grande disponibilità di tempo. Non è il caso di utilizzarli a scuola nello spazio tra una lezione e l’altra. Vantaggi di tali metodi sono: la scoperta personale del messaggio cristiano e la vita di gruppo legata alla fede.
3) → Metodi di gruppo. Nell’atto della sua creazione il Dipartimento AV della Coni, episc. spagnola ricevette il seguente mandato: la pastorale della Chiesa spagnola deve fare sì che i cristiani passino da un cristianesimo di massa a un cristianesimo di comunità basato sulla partecipazione personale: l’AV deve essere considerato come mezzo privilegiato per realizzare questo fine. Di conseguenza si è cercato di sfruttare tutte le possibilità dei mezzi AV per creare il gruppo, aiutarlo a esprimersi e a comunicare. Il termine mezzi di gruppo o group-media, nato attorno agli anni ’75-’8O, indica tutti i mezzi leggeri atti a catalizzare, sulla base delle loro qualità intrinseche (sceneggiatura, ecc.) e dei metodi adoperati, uno scambio o una ricerca di gruppo. In questa linea si può citare il fotolinguaggio, usato nelle più svariate culture dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia: ciò che conta non è tanto l’affermazione di una dottrina quanto il processo di gruppo per entrare nella verità. Manuel Olivera, uno dei leaders latino-americani dei mezzi di gruppo, ha sottolineato che una delle caratteristiche di questi mezzi (per es. montaggi AV) è l’aspetto ambiguo e suggestivo del messaggio: sotto lo choc di un montaggio il gruppo può reagire, mettersi in ricerca, discutere.
Importanza del catechista e della sua formazione. I mezzi AV, come si è potuto constatare, indicano nello stesso tempo prodotti e metodi, essendo inseparabili i due aspetti. A seconda delle culture, dei bisogni delle Chiese, dei gruppi e dei diversi tipi di educatori, prodotti e metodi possono variare all’infinito. In definitiva, il cardine di tutto è la personalità del → catechista e il tipo di formazione AV che ha ricevuto.
II. Il linguaggio AV per l’espressione della fede
Caratteristiche del linguaggio AV. Dal punto di vista materiale, come indica il nome, l’AV è un linguaggio caratterizzato dal missaggio unificato delle caratteristiche del suono, della parola e dell’immagine, grazie alle risorse dell’elettronica.
Chi dice → linguaggio dice anche cultura e civiltà. In un senso ampio e nobile, l’AV è assai più che una maniera di parlare: esso indica un modo particolare di accostarsi alla realtà, vale a dire nuovi modi di comprendere, di pregare, di fare politica, in una parola un nuovo stile di vita e di società. È in questo senso che pensatori e giornalisti parlano della “rivoluzione AV”, dell’”uomo AV”, della “civiltà AV”. L’AV inteso come linguaggio e civiltà determina un particolare tipo di comunicazione della fede, esattamente come nel passato l’invenzione della stampa ha determinato un tipo di C. particolarmente incentrato sul catechismo.
La questione del linguaggio AV è la seguente: in che modo la gente immersa nell’ambiente elettronico AV permanente — dalla pubblicità nelle strade alla TV, dalle macchine programmate al transistor incollato all’orecchio — è disposta a ricevere o a rifiutare la fede. Non si tratta di ampliare la forza della dottrina della fede ricorrendo ai media; si tratta invece di presentare la fede in funzione dei nuovi modi di percezione e di desiderio sentiti dai nostri contemporanei.
Le caratteristiche più rilevanti di questo linguaggio e delle nuove modalità di comprendere sono le seguenti:
— “La prima cosa è sentire”. Il linguaggio AV provoca un forte impatto sensoriale. È attraverso l’emozione che si passa all’idea, dice il realizzatore Claude Santelli.
— Eccitazione dell’immaginario: la violenza delle immagini e dei suoni determina una specie di scombussolamento dell’immaginario, il che permette agli archetipi e alle grandi immagini religiose e pagane, che dormono nello stato profondo dell’uomo, di emergere. — → Drammatizzazione. Saper scrivere un giornale significa saper drammatizzare, mettere in evidenza le realtà, opporle, renderle sensazionali, anzi anormali.
— L’istantaneità: è proprio del linguaggio AV distruggere ogni fedeltà lineare e sostituire la tradizione con la presenza istantanea. Basta analizzare le informazioni TV per rendersi conto che la logica letteraria e deduttiva è sostituita da una logica simbolica ed esperienziale: ciò che conta è catturare lo spettatore e metterlo “in”.
— La mescolanza interculturale. Riducendo le distanze del tempo e dello spazio, l’AV spezza le frontiere. Le onde elettromagnetiche saltano i muri: i satelliti coprono rapidamente la terra. Le tradizioni secolari sono scombussolate. Una volta erano proprio queste tradizioni che educavano e proteggevano le nostre culture.
Conseguenze per la C. Lentamente si sta elaborando una nuova civiltà. Quali conseguenze si possono prevedere per la C.? Nuovi modi di comprendere e di vivere la fede richiedono nuovi accenti nella ped. cristiana. Si possono segnalare tre orientamenti:
1) Riguardo al linguaggio. Al fanciullo che guarda da tre a cinque ore al giorno la TV non si può più parlare come si parlava nella scuola all’inizio del secolo. È indispensabile impregnarsi delle caratteristiche proprie del linguaggio AV: priorità al narrativo, al simbolico e allo stile drammatico. Basare l’esposizione sulla storia, sulle testimonianze, sulle esperienze, sulle parabole. È importante che i catechisti siano “attori” capaci di coinvolgere affettivamente gli uditori. San Giovanni ha dato una definizione della C. AV: essa comunica “ciò che abbiamo ascoltato, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che abbiamo palpato riguardante il Verbo di vita” (1 Gv 1,1). È una C. che ha la sua sorgente nella esperienza spirituale: questa esperienza può tradursi, senza menzogna, in immagini, colori e suoni.
2) Riguardo ai metodi e ai processi.
— Importanza della “via simbolica”. Giovanni Paolo II, parlando dei → “luoghi, momenti o riunioni che si devono valorizzare per la C.”, cita in primo luogo i pellegrinaggi (CT 47). Il → pellegrinaggio è senza dubbio il miglior esempio di C. AV, un processo che può essere chiamato “la via simbolica”. Essa si caratterizza per mezzo di un insegnamento che è strettamente dipendente da una esperienza simbolica e si espande nella comunicazione comunitaria e nell’espressione liturgica.
— Importanza dell’educazione del sentimento religioso. Eccitato dal turbine moderno di immagini e di suoni, il sentimento religioso naturale non può essere messo tra parentesi. Al contrario, lo si considera come un punto di partenza per la fede, però alla condizione assoluta di educarlo.
— Valorizzazione della vita spirituale come sorgente e dimensione permanente della C.: liturgia, tempi fotti di spiritualità, rituali familiari, ecc. Si ritrovano qui in qualche modo gli schemi del catecumenato antico.
3) Riguardo al messaggio. Noi entriamo nell’era dell’informazione: la sfida centrale di quest’era è la → comunicazione. È importante che il messaggio della fede, la dottrina e la morale siano presentati come espressione e condizioni di questa suprema comunicazione che è la → Alleanza. Entrare nella fede significa: ricevere il dono dell’Alleanza con Dio; essere messi in condizione di costruire l’Alleanza tra gli uomini.
La C. “stereo”. L’AV ci induce generalmente a privilegiare un versante della conoscenza, quello cioè legato alle caratteristiche dell’emisfero destro del cervello: la conoscenza intuitiva, globale, artistica; la conoscenza per mezzo dell’esperienza intima, la conoscenza per mezzo del sapore e del piacere, la conoscenza per mezzo della corrispondenza tra gli archetipi svegliati e la risposta dogmatica.
Sarebbe estremamente nocivo per l’uomo e per la Chiesa se la C. si riducesse al linguaggio AV. Abbandonare la precisione del linguaggio, il rigore e la concatenazione lineare delle parole; abbandonare l’analisi, lo spirito di astrazione e di sintesi significherebbe abbandonare una delle maggiori conquiste storiche dell’umanità. Perciò dobbiamo parlare di stereo: la fede deve essere comunicata attraverso due canali, vale a dire per mezzo di due linguaggi distinti, ciascuno dei quali ha le proprie esigenze, i propri processi, i propri luoghi e tempi. Il linguaggio didattico è non meno necessario che il linguaggio simbolico, quando si tratta di costruire l’unità della Chiesa e di formare un cristiano libero. In risposta però al nostro tempo, diamo una priorità al linguaggio simbolico e AV.
Bibliografia
P. Basin, L’audiovisivo e la fede, Leumann-Torino, LDC, 1971; In. – M. McLuhan, Uomo nuovo, cristiano nuovo nell’era elettronica, Roma, Ed. Paoline, 1979; Io. – M. F. Kouloumdjian, Les nouveaux modes de comprendre, Paris, Centurion, 1983; A. Bacquet, Médias et christianisme, Paris, Centurion, 1984; G. Graugnard – J. Hugo, L’audio-visuel pour tous, Lyon, Chronique sociale, 1983; A. Greeley, The religions imagination, New York, Sadlier, 1981; M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, Il Saggiatore, 1971; In., La galassia Gutenberg: nascita dell’uomo tipografico, Roma, Armando, 1976.
Pierre Babin
AUDIOVISIVO
Il termine a. è relativamente nuovo ed ha un significato molto ampio e fluido.
1. Precisazioni. Pur essendo alquanto discutibile da un punto di vista semantico, con tale termine si abbraccia un complesso di situazioni e di tecniche nuove che si riferiscono al suono, all’immagine fissa e in movimento vista in modo integrato o separato. Esso proviene dall’ambiente pedagogico americano degli anni 1930 / 40 e si è diffuso rapidamente nell’immediato dopoguerra in Europa e in diversi altri Paesi. Nella lingua francese esso appare per la prima volta nelle Raccomandazioni della X Conferenza Internazionale dell’Educazione del 1947 ed entra nel lessico scolastico nel 1959. Nel mondo scolastico italiano appare ufficialmente nel 1956 e all’incirca negli stessi anni in diversi altri Paesi europei. Per a. potremmo intendere «l’insieme di procedimenti elettrici ed elettronici di riproduzione e di diffusione delle immagini e del suono utilizzati nella comunicazione di massa per una ricezione collettiva o individuale organizzata» (Dieuzeide, 1976, 11). Oggi il termine indica sia apparecchiature (→ hardware) destinate a produrre o a trasmettere messaggi visivi e sonori, sia tutto ciò che viene utilizzato come supporto per riprodurre tali messaggi, → software, per visualizzare cioè immagini e trasmettere suoni. Esso viene usato in contesti ed ambienti assai diversi. Lo possiamo trovare nel settore produttivo, in quello formativo, nel settore dell’assistenza e del tempo libero e perfino in quello politico. L’a. nei processi formativi ha un ruolo che può variare in base alla sensibilità delle persone e all’uso che ne viene fatto, ma che fondamentalmente riguarda aspetti di supporto e di integrazione all’azione formativa in generale. Esso può potenziare notevolmente la capacità di espressione e di → comunicazione: sia per estendere i messaggi tradizionali, perfezionarli, renderli più intuitivi e facilmente ripetibili soprattutto per chi ha scarse capacità di astrazione; sia per dare un contributo innovativo all’intervento, coinvolgendo le persone in modo più diretto.
2. Utilizzazione. Gli a. sono apparecchiature che trattano immagini e suoni utilizzando il linguaggio orale e iconico. È chiaro dunque che per avere una resa ottimale quando si usano in modo sistematico, è necessario essere attenti ad una serie di problemi relativi alle modalità di comunicazione in generale, oltre che a quelle specifiche del linguaggio usato dell’a. considerato. In chi intende usarli si rende necessario acquisire una conoscenza delle possibilità comunicative di tali linguaggi, almeno negli aspetti fondamentali ed una capacità di utilizzarli concretamente in modo efficace. Normalmente un a. si presta bene per: trasmettere dei contenuti completando, ad es., un messaggio con immagini o commenti semplificati e legati in modo strumentale al particolare concetto da evidenziare; stimolare una discussione / creare interesse in modo da avviare un discorso che verrà poi approfondito con altri mezzi ed in altri momenti; dimostrare abilità da acquisire o atteggiamenti da modificare evidenziando situazioni legate all’oggetto o alla realtà che si vuole far vedere; approfondire particolari di discorsi, di situazioni o oggetti, enfatizzando, in questo caso, gli aspetti che si vogliono studiare per facilitarne la comprensione; documentare la realtà a scopo anche solo informativo. L’a. normalmente facilita molto la trasmissione di conoscenze e l’acquisizione di atteggiamenti desiderati, difficilmente però riesce ad esaurire una tematica complessa. Per completare l’informazione o anche solo per meglio interiorizzarla, si rende necessario aggiungere un apporto successivo attraverso un lavoro di ricerca personale e di gruppo, con interventi di esperti o semplicemente approfondimenti con letture personali. Normalmente l’a. contribuisce a problematizzare, presentare una parte o alcuni aspetti di un tema che verrà successivamente puntualizzato e completato per una sua comprensione completa. Solo con tematiche relativamente semplici e con software ben strutturati si riesce ad essere esaustivi attraverso l’a. Nell’apprendimento il momento di interiorizzazione di conoscenze ed abilità ha forme e ritmi molto personalizzati che difficilmente possono essere gestiti completamente e autonomamente da un a.
3. Prospetto. Oggi gli a. sono presenti in diversi ambienti e sono in continua evoluzione. Un elenco preciso è difficile da fare e rischierebbe di essere incompleto. Inoltre molto dipende da cosa si vuole sottolineare: aspetti storici in cui si evidenziano salti qualitativi o generazionali; aspetti di ordine percettivo o intellettivo; aspetti legati all’integrabilità dei processi formativi; o infine aspetti pratici o di convenienza didattica o commerciale. Il mercato oggi ne propone una certa varietà. Alcuni tipi si presentano principalmente come apparecchiature per un solo uso: lavagna luminosa, proiettore per diapositive e filmstrips, proiettore per microfiches, episcopio, registratore, radio, giradischi (sostituiti sempre più da compact disc), proiettore per film (super 8 oppure 16 / 32 mm), televisione (sia a circuito chiuso via cavo, sia via etere). Altri invece si presentano più come sistemi integrati con nomi legati alle funzioni o alle ditte costruttrici: diatape (registratore + proiettore diapositive), epidiascopio (episcopio + proiettore diapositive), diagraf (lavagna luminosa proiettore per diapositive), multivision (insieme di più proiettori opportunamente sincronizzati), videotop (super 8 con possibilità di variare velocità delle sequenze). Tra gli a. oggi si potrebbe annoverare anche il personal computer, nel senso che può gestire ed integrare suoni e immagini in funzione di una migliore comunicazione. Esso ha però caratteristiche e peculiarità che vanno oltre l’ambito di un a., essendo una apparecchiatura della nuova generazione più potente e versatile. In quest’ottica è quindi riduttivo vederlo come un semplice a.
Bibliografia
Dieuzeide H., Le tecniche audiovisive nell’insegnamento, Roma, Armando, 1976; Rivoltella P. C. (Ed.), L’a. e la formazione: metodi per l’analisi, Padova, CEDAM, 1998; Parmeggiani P., Dall’a. al multimediale: documentare per la didattica e la ricerca, Verona, Forum, 2000; Chiocci F. et al., La grana dell’audio: la dimensione sonora della televisione, Roma, RAI / ERI, 2002.
N. Zanni