ADOLESCENTI (Catechesi degli)

Molti problemi di carattere generale, specie a livello socio-culturale, per lo più attribuiti alla giovinezza, toccano almeno nelle loro iniziali manifestazioni ed emergenze anche l’adolescenza. Tuttavia restano meglio identificati ed espressi nella giovinezza, cui rimandiamo (→ giovani).

1.​​ Una condizione di transizione

2.​​ L’adolescenza resta momento fondamentale dell’età evolutiva. I termini di età possono essere fluttuanti fino a comprendere l’intero passaggio dall’infanzia all’età adulta. Tuttavia ci si riferisce di solito all’adolescenza come al momento più esuberante della maturazione fisica, mentale ed emotiva: orientativamente, dai 15 ai 17 anni.

Si può accettare che il presupposto da cui parte l’educazione religiosa sia la convinzione spontanea nell’adolescente che la vita merita di essere vissuta e che lo sforzo di decifrarne il significato è decisivo.

3.​​ L’adolescenza offre del resto caratterizzazioni ricorrenti e tipiche, specialmente sul versante della maturazione interiore, anche religiosa, che si possono raccogliere attorno all’esigenza di ristrutturazione della personalità.

L’A. è alla ricerca di valori fortemente coinvolgenti, capaci di appassionarlo e di polarizzare le sue energie. La dimensione religiosa può giocarvi un ruolo importante; spiega il fenomeno delle crisi e degli abbandoni, ma anche delle conversioni adolescenziali, con tutta la carica emotiva, appassionante e precaria ad un tempo, che comportano.

La stessa tendenza alla radicalizzazione rende l’A. inquieto, per lo più insoddisfatto anche della propria esperienza di fede. O la riscopre in esperienze coinvolgenti o è portato ad abbandonarla per provocazioni alternative, spesso sentimentali, man mano anche politiche e professionali.

Resta ad ogni modo un periodo critico, con manifestazioni di forte abbassamento della pratica religiosa, di revisione della fede, di resistenze sorde e clamorose nei riguardi della Chiesa come istituzione e dei suoi rappresentanti.

È però anche momento di ricerca, magari convulsa, ma viva e sofferta. Perciò l’esperienza religiosa resta riferimento importante: la stessa Chiesa può essere guardata come luogo perfino privilegiato di confronto e di definizione della propria identità.

II. Le condizioni educative

1.​​ Il principio organizzatore della C. adolescenziale.​​ Ci sono tentativi di interpretare in maniera unitaria e organica l’educazione alla fede dell’A. Sempre illuminante il richiamo di → J. Colomb alla funzione strutturante che la fede offre alla formazione della personalità. “Una qualunque verità non ha possibilità di venir accolta, e cioè integrata nella vita personale, se non è in rapporto con lo slancio vitale che stimola l’A. alla costruzione della propria personalità”. Interessanti anche gli sforzi per caratterizzare la fede adolescenziale. Lo stesso Colomb tenta uno schema interpretativo globale (cf​​ Al servizio della fede,​​ vol. II, 338ss).

Comunque l’importanza di una C. solidale con il processo di identificazione personale nell’A. è chiara. Si tratta di strutturare la personalità al richiamo di sollecitazioni interiori formulate dalla fede; e, di conseguenza, di radicare i lineamenti portanti della persona sull’asse della fede.

La fede si legittima e si impone inizialmente all’attenzione dell’A. per l’apporto che egli vi presagisce alla propria crescita e identità.

2.​​ I processi di maturazione alla fede.​​ Sono studiati con l’apporto, spesso illuminante, delle scienze antropologiche. Risulta importante:

— La riappropriazione del senso religioso: s’impone quindi un problema di sensibilizzazione all’esperienza religiosa che susciti risonanza e possa far presa sull’animo dell’A. Si tratta di far breccia sulla tranquilla sicurezza “laica” dell’A. attuale, di renderlo almeno attento al dato religioso e al significato che sottende per la sua vita. Il che comporta una fede capace di parlare in maniera efficace e stimolante alla sua esperienza, e in grado di dischiudervi orizzonti e prospettive degne di considerazione.

— La maturazione all’interiorizzazione: l’apporto decisivo all’educazione religiosa è situato nel cuore stesso dell’A. Si tratta di operare il passaggio da una fede ricevuta a una fede scelta, da un comportamento religioso a un atteggiamento che permei e fermenti religiosamente l’esistenza.

— Valorizzare la tendenza all’assolutizzazione: in ambito razionale la fede si afferma come ricerca di senso ultimo, di motivazione unificante e definitiva. A livello adolescenziale si configura come elaborazione di identità personale, imperniata attorno ad un valore assoluto, assunto spesso con radicalità totalizzante.

3.​​ Le aree educative.​​ C’è in sintesi una maturazione interiore alla fede da assecondare. E ci sono condizioni concrete da predisporre per conseguirla. Indicativamente si può affermare che l’A. è alla ricerca di condizioni e di luoghi di confronto anche per verificare e definire la propria identità credente.

Per lo più si distanzia dalla famiglia. La scuola gli offre un primo e fondamentale contesto in cui può trovare amicizia e stabilire contatti svariati. L’ → IR apre esplicitamente il confronto anche sull’ → esperienza religiosa.

Più complesso e provocante si delinea il rapporto con la comunità credente. Per lo più vi risulta sollecitato da aggregazioni o gruppi spontanei che vi trovano sostegno ed alimento; al cui confronto l’A. opera già una scelta importante, dandovi o meno la propria adesione.

Talora l’occasione del sacramento della → confermazione comporta l’adesione a gruppi specificamente strutturati e la sollecitazione di un certo itinerario di fede. Recentemente si tende a spostare in avanti l’età della confermazione e ci si preoccupa di darvi continuità nella risonanza educativa. I gruppi postcresima rappresentano gruppi di appartenenza, abbastanza legati alla personalità dell’animatore che li suscita e li segue.

I vari movimenti giovanili tendono a introdurre l’adolescente alla loro esperienza. Offrono quindi un iter di formazione umana e religiosa specifico e sufficientemente elaborato. La proposta risulta notevolmente differenziata all’interno di ciascun movimento.

4.​​ Le indicazioni del magistero.​​ Perlopiù non distinguono fra A. e giovani. Il Sinodo del 1977 preferisce il termine generico “giovani generazioni” (→ giovani). Raramente fa riferimento agli A.​​ Catechesi tradendae​​ vi dedica esemplarmente un paragrafo (n. 38) con esplicite indicazioni educative.

In Italia è recente la pubblicazione del Catechismo degli A.​​ Io ho scelto voi.​​ Vi si delinea una tipologia attentamente elaborata (cf presentazione). Interessanti risultano le tematiche proposte: soprattutto merita considerazione la struttura data ad ogni capitolo “che si può riassumere sotto la categoria del confronto e dell’incontro: la vita, con le sue domande e attese esigenti, si confronta dapprima con il popolo di Dio dell’AT in un cammino comune di ricerca verso una luce piena; si incontra poi con Gesù Cristo sia nelle testimonianze storiche del NT che nei segni vivi della comunità ecclesiale. L’itinerario sfocia in una sintesi cat. che apre sulla formulazione di fede e la preghiera” (Presentazione).

La struttura del Catechismo offre così un itinerario esemplare.

III.​​ L’esito della maturazione alla fede nell’A.

1.​​ La dimensione critico-razionale.​​ La dimensione razionale della propria fede rappresenta un momento delicato e irrinunciabile. La fede ha un suo linguaggio e una sua ragionevolezza. Il linguaggio di cui si avvale, specie a quest’età, è più allusivo-simbolico che logico-discorsivo: è quindi in tanta parte alternativo a quello della scienza e della stessa filosofia.

La ragionevolezza si caratterizza più per la sua credibilità esistenziale che per il rigore deduttivo. È tuttavia importante che l’A. intraprenda una più personale interpretazione della fede, che può giungere anche a una rifondazione.

2.​​ La valenza emotiva.​​ Il risveglio critico è un fatto qualificante, ma l’A. gioca la propria carta a livello emotivo. Il carattere esaltante dell’adolescenza sta appunto in una capacità singolare e non più ripetibile nelle età successive di lievitare ogni esperienza d’intensa carica emotiva: fatti, situazioni, proposte possono entusiasmarlo e appassionarlo.

Senza nascondersi i pericoli concomitanti. Se interpretiamo l’affettività come convalida di un atto in funzione della sua riuscita o del suo fallimento, i gesti dell’A. sono affettivamente carichi perché perlopiù egli vi presagisce la propria riuscita o il proprio fallimento. Il momento educativo tende a trasformare l’esperienza affettiva in pienezza emotiva, stimolando l’elaborazione di talune o di una fondamentale prospettiva di vita in grado di polarizzare i fermenti interiori.

3.​​ L’impegno morale.​​ Importante risulta anche l’impegno effettivo morale. Per quanto il riferimento privilegiato non sia la realizzazione operativa delle prospettive che si aprono all’adolescenza. Si può accettare che egli giochi con l’azione, che egli vi si eserciti.

L’obiettivo resta la identificazione di talune prospettive di vita; l’impegno morale punta fondamentalmente a interiorizzarle; quindi a percepire l’altezza della dignità umana, esaltata e celebrata dal dono di Dio in Cristo.

4.​​ L’apertura comunitaria.​​ L’esigenza di aggregazione, molto sentita nella prima adolescenza, va progressivamente risolvendosi in una fondamentale istanza di confronto e di elaborazione degli ideali di vita.

In questo senso il gruppo di appartenenza, di riferimento, offre stimoli e condizioni ambite dall’A. La comunità ecclesiale, anche nelle più recenti analisi, si fa luogo privilegiato di ricerca di identità personale.

La maturazione dell’A. passa per l’interiorizzazione e la personalizzazione dei valori: tende quindi a elaborare un progetto con motivazioni proprie, a cui tuttavia è indispensabile una certa convalida offerta dal gruppo. Bisognerebbe inoltre rendersi conto meglio dell’importanza che assume per il gruppo stesso il fatto di sapersi parte viva di una più vasta esperienza comunitaria. A. e giovani possono presagirvi prospettive di respiro universale.

Vi si apre insomma lo spazio a trasferire le prime intuizioni e le più vive emozioni adolescenziali sullo sfondo di una responsabilità e di una solidarietà umana piena.

IV.​​ I problemi aperti

I problemi molteplici e aperti circa la C. degli A. si possono raggruppare attorno alle aree richiamate.

— C’è un inserimento responsabile in ambito comunitario da sollecitare, assecondando il progressivo spostamento d’interesse dell’A. dall’ambito familiare a quello sociale.

— Contemporaneamente è indispensabile educare a una graduale maturità di fede, secondandone i processi interiori: resta stimolante e problematica la corretta valorizzazione delle scienze antropologiche.

— Sono state anche richiamate le piste su cui far camminare la maturazione religiosa dell’A. Si può così facilmente intuire la difficoltà di proporzionare in maniera corretta ed equilibrata la complessa molteplicità dei fattori in gioco.

In questo senso l’A. costituisce un termine privilegiato di confronto e di verifica per tutta la C. ecclesiale.

Bibliografia

Il Catechismo dei ragazzi​​ 2:​​ “Io ho scelto voi”,​​ Roma,​​ CEI,​​ 1982; J. Audinet,​​ Catechesi degli adolescenti,​​ Roma, Ed. Paoline, 1966; P. Braido (ed.),​​ Educare,​​ vol. III,​​ Zürich,​​ Pas-Verlag, 1964;​​ J. Colomb,​​ Al servizio della fede,​​ Leumann-Torino, LDC, 1970;​​ G.​​ Duperray,​​ Dieu​​ et​​ l’adolescent,​​ Lyon, Chalet, 1963; T.​​ García Regidor,​​ Objetivos básicos para una catcquesis​​ de​​ adolescentes,​​ in “Sinite” 23 (1982) 71, 349-61;​​ Educare gli adolescenti,​​ in “Note di pastorale giovanile” 11 (1977) 7, 6-72;​​ Giovani e preghiera,​​ ibid. 16 (1982) 3, 445;​​ Jeunes​​ 1979;​​ une foi sans repères,​​ in “Documents service adolescence» 14 (1979) 27, 13-20; M. Le Saux,​​ L’educazione​​ alla​​ preghiera nella catechesi,​​ in “Concilium” 18 (1982) 9, 94-107; E.​​ Rodríguez,​​ Adolescentes: experiencia humana y mensaje cristiano,​​ Salamanca, Sígueme, 1971;​​ R.​​ Tonelli,​​ Pastorale​​ giovanile oggi,​​ Roma, LAS,​​ 1984; Z. Trenti,​​ Giovani e proposta cristiana,​​ Leumann-Torino, LDC, 1985.

Zelindo Trenti

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